Ingresso all'esposizione canina a Prato Giardino negli anni '60 (Archivio Mauro Galeotti)

Vincenzo Ceniti
Le foto all'interno dell'articolo sono dell'archivio di Vincenzo Ceniti

Cani randagi o di classe? I primi preda degli accalappiacani. I secondi abituati a sfilate in passerella, profumati e imbellettati, per un asterisco nel pedigree. Con chi state?

Oggi si tende a tifare  per i randagi, ma nel Cinquanta-Sessanta, anni cui si riferiscono questi flash, faceva trend parteggiare  per i secondi.
Tanto che l’allora Ente provinciale per il Turismo, in collaborazione con l’Enci e il Gruppo Cinofilo Viterbese,  iniziò ad organizzare a scopo promozionale dalla metà degli anni Cinquanta le mostre canine frequentate da appassionati dell’high society: attori di cinema, signore altolocate, nobili decaduti, qualche testa coronata, artisti in cerca di notorietà.  

Voleva dire arrivi da ogni parte d’Italia, camere d’albergo occupate, ristoranti affollati e provvidenziali apprezzamenti per monumenti, paesaggi e specialità culinarie.

Lo scenario era quello di Prato Giardino di cui si ritorna a parlare in questi giorni per alcuni lavori di restyling ad alberi, siepi, vasche e viali.

Posto l’ideale per accogliere gabbie, stand, ring, spazi per il pubblico, passerelle, bancarelle di souvenir e servizi vari. Possedere un cane di razza non era da tutti,  stanti i costi che pochi si potevano permettere. I fortunati padroni avrebbero venduto l’anima per una valutazione stellata dei loro “gioielli”. 

Ricordo i malumori se la giuria non dava le valutazioni attese o pretese.  In quei giorni di mostra i viali del parco, frequentati abitualmente da bambini e anziani, erano un via vai di  pastori tedeschi, barboncini, labrador, golden retriever, chihuahua, bassotti, brabantini, alani, husky e via dicendo.

E ricordo il viso compiaciuto di Francesco Mulè, attore caratterista di quegli anni - ben noto per una serie  televisiva a Carosello - mentre ostentava il suo schnauzer.

 

Mostra Canina (Anni Cinquanta) - L’attore Francesco Mulè con il suo schnauzer

Alcune foto in bianco e nero del tempo segnalano la presenza del prefetto Alberto Novello (a Viterbo dal 1958 al 1963), del presidente dell’Ept Giuseppe Benigni, di Giorgio Barili allora giovanissimo speaker della premiazione, di Lucio Calandrelli veterinario ufficiale della manifestazione negli anni iniziali ed altri.

 

Mostra Canina (Anni Cinquanta) - Tavolo delle premiazioni con il giovane speaker Giorgio Barili, il presidente dell’Ept Giuseppe Benigni e il prefetto Alberto Novello

Le immagini ci dicono anche che l’impianto di amplificazione veniva allestito da Stefano Minelli che aveva il negozio-laboratorio in via Marconi.

Le mostre canine continuarono ancora per molti anni fino ai nostri giorni grazie all’impegno di  nuovi organizzatori come l’Azienda Autonoma CST di Viterbo presieduta da Licinio Marcoaldi, negli anni Settanta, ed il Gruppo Cinofilo Viterbese che fin dalla sua fondazione nel 1956, ha sempre fornito il proprio sostegno. 

 

Concorsi Ippici (anni Sessanta) - Un momento della premiazione. Con il presidente dell’Ept Giuseppe Benigni

Prato Giardino si prestava anche come “pista” di sport equestri con i concorsi ippici che alla fine del Quaranta (1947, 1948, 1949) si svolgevano al campo sportivo per poi trasferirsi nel Cinquanta in uno spazio più idoneo, sempre su iniziativa del’Ente del Turismo d’intesa con la Fise.

Ecco allora che il piazzale centrale diventò (anche in notturna) la pista per il salto ad ostacoli con cavalli  puro sangue allevati e custoditi soprattutto  nelle le scuderie dei vari corpi militari. 

 

Concorsi Ippici (anni Sessanta) - Il piazzale di Prato Giardino trasformato in pista di equitazione

Le tribune per il pubblico accoglievano gli ospiti di riguardo tra cui Alberto Dalla Chiesa (presente in una edizione agli inizi del Sessanta), la stampa,  i cavalieri.

 

Concorsi Ippici (anni Sessanta) - Una tribuna per il pubblico

Venivano allestite tende per il riparo dei cavalli, le mangiatoie, la giuria, i cronometristi, l’infermeria ed altro. Prato Giardino ambiva ad essere paragonato ad una piccola piazza di Siena. Viterbo si affacciava così, in quegli anni di ripresa dopo i disastri della guerra, alla platea turistica nazionale che cominciò ad apprezzarne  tesori e valori. 

Per i viterbesi i concorsi ippici furono una novità assoluta, gradita ed apprezzata ed un’ occasione per conoscere meglio lo sport equestre. Nei giorni delle gare arrivava in città il fior fiore dell’equitazione nazionale con big come Raimondo e Piero d’Inzeo,  medaglie d’oro e d’argento nell’individuale alle Olimpiadi di Roma del 1960, Antonio e Salvatore Oppes, medaglia d’argento ai Giochi Olimpici di Stoccolma del 1956, Graziano Mancinelli oro individuale agli Europei del 1963 e molti altri campioni.

In quegli anni la città ospitava un presidio militare di prestigio comandato dal generale Francesco Muscarà che dette ampio sostegno alla manifestazione mettendo a disposizione attrezzature e competenze. 

 

Concorsi Ippici (anni Sessanta) - Francesco Muscarà comandante del presidio militare con Alberto Dalla Chiesa e il prefetto Alberto Novello

 

 

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