Viterbo Chiesa di santa Maria Nuova nel 1910 (Archivio Mauro Galeotti)

CHIESA DI S. MARIA NUOVA1 (PIAZZA S. MARIA NUOVA) (PARROCCHIA DI S. MARIA NUOVA – S. LORENZO)

Elisa Angelone per il Centro diocesano di documentazione

Storia

La chiesa sorge ad est del castello di Viterbo sull’antica via Romana, oggi Piazza S. Maria Nuova2.

È menzionata per la prima volta nel 1080 in un documento che la attesta di proprietà della famiglia del prete Biterbo3 e la descrive dotata di rendite considerevoli e di un ospedale per i pellegrini e per gli orfani.


La Chiesa di santa Maria Nuova negli anni '40 (Archivio Mauro Galeotti)

I proprietari, in quello stesso anno, ne affidano la cura al clero viterbese4 il quale riceve dei privilegi da Giselberto, allora vescovo di Tuscania5 e, circa un secolo dopo, la facoltà - concessa da papa Alessandro III - di vivere secondo la regola di S. Agostino6.

Già dall’epoca della sua fondazione la storia della chiesa è legata a quella della città; per circa trent’anni tra il 1238 ed il 1263, vi si delibera intorno alle contingenze amministrative e politiche; vi si chiamano a raccolta gli uomini del popolo, i notabili e i popolani delle vicine parrocchie di San Lorenzo, San Sisto, San Pietro e San Matteo per scegliere i “consiliari” e il priore della città; vi si seppelliscono i “Capitani del popolo”; vi trovano asilo ed assistenza gli infermi; nella piazza si tiene il mercato7.

La vita politica, sociale, civile, economica e giuridica di Viterbo si svolge entro e intorno alle mura di Santa Maria Nuova.

L’importanza della chiesa ne rende necessario un restauro che sul finire del XV secolo viene realizzato sotto la direzione del “maestro Danese”8.

Pochi anni dopo alla chiesa vengono unite le parrocchie di San Silvestro, San Pietro dell’Olmo e San Vito tra le quali è diviso un abitato di poche centinaia di case9, ma lo stesso intento di riorganizzazione del ristretto circuito territoriale porterà, nel 1567, alla soppressione della parrocchia di S. Maria Nuova e all’istituzione di un arcidiaconato con lo stesso titolo nella cattedrale10.

Da questo momento in avanti, le informazioni contenute negli studi sulla chiesa riguardano principalmente i numerosi interventi di restauro che l’hanno interessata11 ai quali si aggiungono i cambiamenti voluti dal Priore della chiesa, dall’Arte dei bifolchi, dal Comune e dalle principali famiglie della parrocchia12 che si protrarranno fino al 1884 quando ne verrà riconosciuto l’alto valore artistico e sarà dato l’avvio all’opera della “Società per la Conservazione dei Monumenti” che nel 1906 inizierà un restauro volto a riportare Santa Maria Nuova all’antico splendore13.

Oggi la chiesa è nuovamente parrocchia unita a S. Lorenzo.

1 Scheda realizzata a cura di Elisa Angelone per il Centro diocesano di documentazione.
2 D. Sansoni, La chiesa di S. Maria Nuova in Viterbo, Viterbo, Agnesotti, 1914, p. 12.
3 T. Egidi, La chiesa di S. Maria Nuova in Viterbo, In: “La Rosa, Strenna viterbese”, 1885, p. 54.
4 D. Sansoni, La chiesa ..., op. cit., 1914, p. 15.
5 Per informazioni sulla cessione della chiesa al clero viterbese si veda G. Signorelli, Viterbo nella storia della Chiesa, Vol. I, Viterbo, Cionfi, 1907, pp. 97, 113.
6 Mentre persistevano le ultime resistenze ghibelline nel Patrimonio della Tuscia, Alessandro III riunì, nel 1179, un Concilio per ristabilire l’unità e l’ordine nella Chiesa e riaffermare la suprema autorità pontificia. Con questo intento, nel 1181, il pontefice metteva piede a Viterbo, concedeva ai canonici di Santa Maria Nuova la facoltà di vivere secondo la regola di sant’ Agostino e attribuiva alla chiesa di San Lorenzo la terza parte di tutti i diritti che nella città percepiva il vescovo; G. Signorelli,Viterbo, op. cit. Vol. I, 1907, p. 136.
7 D. Sansoni, La chiesa ..., op. cit., 1914, pp. 21, 249.
8 Nel 1492 i canonici, seguendo l’esempio di altre chiese, deliberano di formare la massa comune dei proventi. Con siffatti provvedimenti, la chiesa di Santa Maria Nuova potrà essere restaurata; D. Sansoni, La chiesa ..., op. cit., 1914, pp. 21, 249.
9 L’unione avvenne nel 1558 ad opera del Vescovo Gualterio; G. Signorelli, Viterbo ..., op. cit. Vol. II. Parte II, Viterbo, Unione, 1940, p. 277.
10 G. Signorelli, Viterbo ..., op. cit. Vol. II. Parte II, Viterbo, Unione, 1940, p. 277.
11 Il trasferimento dell’immagine del Salvatore dalla sua cappella all’altare maggiore (1614), il restauro della stessa cappella e la ricostruzione dell’altare a spese dell’Arte dei bifolchi (1663), la muratura della cappella laterale e la distruzione del tabernacolo là presente (indorato nel 1555), la demolizione dell’abside destra per costruirvi la cappella dei santi Giuseppe e Donato (1676 ca.), la sostituzione delle cappelle laterali con grandi altari in stucco, la sostituzione delle finestre con delle nuove, ed una serie di interventi che cambiano drasticamente l’aspetto del tempio; D. Sansoni, La chiesa ..., op. cit., 1914, p. 37. A causa dei tanti cambiamenti effettuati nella chiesa, alla fine del 1700, delle numerose cappelle originarie resta, soltanto quella di San Girolamo della quale in seguito non si troverà più memoria.
12 Viene chiuso il campo del soffitto con una volta a zoccoloni, costruite volticine laterali, aperto un occhio sulla facciata con due lunettoni, chiusa la porta laterale ed aperte due porticine minori accanto alla porta centrale; la decorazione della chiesa prosegue con nuovi quadri, voti, corone d’argento e coralli; Ibidem. p 38
13 Ibidem, pp. 39, 45 e segg.

Architettura

Il tempio si presenta sullo stile cosiddetto “basilicale”. La struttura, ampia e corretta, vede combinate le forme romaniche e lombarde14, mentre la maggior parte dei capitelli riproduce motivi classicheggianti15.
All’esterno la facciata è in peperino dalle linee semplici con tre monofore ed un portale di stile romanico16.

Più in basso due lunettoni sovrastano le due piccole porte laterali. Le riseghe che disegnano all’esterno le due navate minori seguono il pendio del tetto, mentre la parte superiore della navata centrale termina con un timpano semplicissimo17.

All’interno si presenta una sala divisa in tre navate da una doppia fila di sei colonne; un’abside quasi semicircolare chiude il fondo della navata maggiore occupato per i 2/3 da un altare neoclassico.

Ai lati cappelle del ‘600 o ‘700 che portano il loro fondo più indietro di quello dell’abside18. Copre la navata una volta a pieno centro molto bassa, le navatelle sono coperte da volticelle a crociera.

Nelle pareti laterali, sulle volte e sul fondo non ci sono finestre, sulla parete in “cornu evangelii” giunge soltanto la luce proveniente dall’occhio e dai lunettoni della facciata.19

Arte

L’immagine principale conservata all’interno della chiesa è quella del SS.mo Salvatore, che fu ritrovata da alcuni bifolchi in contrada “Chirichera” entro un sarcofago di pietra nel marzo del 1283.

E’ un trittico bizantino, una tavola coronata nella parte superiore da un timpano triangolare alla quale, per mezzo di anelli, sono aggiunti due sportelli che si ribattono su di essa.

Nella tavola centrale è rappresentato il Salvatore20, sul lato interno dello sportello, alla sua destra la Madonna, su quello alla sinistra s. Giovanni; sul lato esterno degli sportelli s. Pietro e s. Paolo, a tergo della tavola s. Michele21. Notevole anche il tabernacolo che contiene il trittico, realizzato in pietra, finemente intagliato a cuspidi laterali e sorretto da colonnine, indorato e policromato è posto in fondo alla chiesa a sinistra in un altare con un arco di pietra a tutto sesto ornato riccamente a larghi fogliami ripiegati22.

Devozione

La devozione principale è ovviamente quella dedicata al Salvatore; anticamente, la sera del 14 agosto, la campana della chiesa suonava per chiamare i priori, i consoli e gli ufficiali del popolo, preceduti dai banditori e seguiti dai familiari e dagli “Otto del popolo” i quali si recavano alla chiesa di Santa Maria Nuova dove attendevano le Arti e i fedeli per formare un corteo che percorreva le vie di Viterbo.

La processione, che si svolgeva ogni anno per la città, si protrasse fino al 1872. Da quell’anno fino al 1901 venne fatta internamente alla chiesa23 per poi riprendere all’esterno sino ad oggi24.

14 Per la descrizione della chiesa si veda D. Sansoni, La chiesa ..., op. cit., 1914, p. 19.
15 D. Sansoni, La chiesa ..., op. cit., 1914, p. 19.
16 Lo stile romanico del portale è svelato dalle due colonne coronate dal loro capitello; T. Egidi, La chiesa ..., op. cit., p. 51. Carosi riporta la descrizione del portale sormontato da una testa marmorea che si ritiene raffigurante Giove; Le chiese di Viterbo, a cura di Attilio Carosi, Viterbo, Tip. Agnesotti, 1995, scheda sulla Chiesa di Santa Maria Nuova.
17 T. Egidi, La chiesa ..., op. cit., p. 51. Per la descrizione architettonica della chiesa si veda A. Carosi, Le chiese ..., op. cit., e, diffusamente, T. Egidi, La chiesa ..., op. cit., pp. 54 e segg.
18 T. Egidi, La chiesa ..., op. cit., p. 51.
19 Ibidem, p. 52. Sulla attribuzione della costruzione del tempio, Sansoni cita Francesco Orioli, secondo il quale l’architetto di Santa Maria Nuova potrebbe essere un “Magister Andreas, maistru muratore doctissimu”, citato in una carta conservata nell’archivio di San Sisto e datata 1088; D. Sansoni, La chiesa ..., op. cit., p. 18, cfr. A. Carosi, Le chiese ..., op. cit.
20 T. Egidi, La chiesa ..., op. cit., p 64.
21 T. Egidi ritiene accettabile la stima che fa risalire il dipinto intorno al IV – V secolo; Ibidem, p. 65.
22 A. Carosi, Le chiese ..., op. cit.
23 D. Sansoni, La chiesa ..., op. cit., p. 29.
24 Nel corso della storia la chiesa ha avuto fino a sei chiese filiali con le relative confraternite: la chiesa della Arciconfraternita di San Giovanni Battista detta del Gonfalone, la chiesa del Gesù e Sant’Anna (annessa nel 1558) e la chiesa di Sant’Orsola con le relative confraternite, le chiese di San Biagio con l’arte dei calzolai, di Santa Caterina con l’arte dei Sarti e la chiesa di San Vito con l’arte degli ortolani. Per le confraternite e le arti citate si cantava l’ufficio a Maria Santissima tutte le domeniche e nella festa della Beata Maria Vergine, si celebravano funzioni speciali nella Settimana Santa, si onoravano uffici particolari in occasione delle feste dei santi patroni delle chiese che vedevano coinvolti tutti gli abitanti della parrocchia; CEDIDO, Serie visite episcopali, Visita Pianetti, 1827, Vol. II, pp. 157 – 158.

L’archivio parrocchiale di S. Maria Nuova

Della documentazione d’Archivio della chiesa di S. Maria Nuova si ha una prima notizia nel 1612 quando il vescovo Tiberio Muti, visitando la chiesa, descrive un vero e proprio “Archivium scripturarum, et *...+ Ad.m Re.m D.ns Hieronimus Florentiolus ad p.ms Archidiaconus Cathedralis Ecc.lae *...+ Sancti Laurentij, ut scripture, que pertinent ad Capitulum dicta Cathed.lis deferantur ad Archivium ip.l R.di. Cap.li”; in tale occasione il vescovo ordina che vengano accomodati gli istrumenti in occasione della convocazione del popolo per gli uffici divini della Settimana Santa25.

A metà del XVII secolo la sacrestia della chiesa conserva già sufficienti istrumenti dei beni di sua proprietà, ogni cappellano è in grado di esibire, davanti alla cancelleria episcopale, la notizia dei propri introiti, mentre sulla chiesa non è conservata alcuna memoria.

I libri parrocchiali sono realizzati nella forma del Rituale Romano26.

Nel 1702 il vescovo Andrea Santacroce “Vidit Libros Par.les, et ex quo deficiunt plures partite matrimoniorum, m.t per D. Priorem in futuro Pascate notificare Populo tempus, quo deficiunt ad effectum esaminandi Testes, et providendi indemnitati et interim per D. Priorem m.t registrari schedulas inventas cum assertione, hac factum fuisse *...+vigore huius decreti”27.

Nel 1827 si parla ancora di libri antichi della parrocchia, conservati nella sacrestia della chiesa, tra i quali un libro di notizie che incomincia dal 1823 ed alcune pergamene intelligibili28.

In data a noi sconosciuta, la documentazione dell’archivio di S. Maria Nuova è stato trasferito al Centro diocesano di documentazione dove si trova tuttora.

Oggi l’archivio parrocchiale di S. Maria Nuova contiene le serie: Liber Baptizatorum (3 registri, 1870-1894); Liber Confirmatorum (2 registri, 1742-1909); Liber Matrimoniorum (11 registri, 1567- 1908);

Liber Mortuorum (11 registri, 1568-1908), Status Animarum (3 registri, 1783-1927) e Liber Missarum (22 registri, 1659-1936) ai quali si aggiunge una serie denominata Amministrazione (12 pezzi, 1524-1951) che probabilmente un tempo costituiva l’Archivio capitolare della chiesa.

Nella maggior parte dei casi le serie ricoprono un arco cronologico pressoché completo, non ci sono buchi nella consistenza cronologica dei documenti anche se la documentazione più antica appartiene soltanto alle serie Libri di matrimoni e libri di morti.

Le carte relative all’amministrazione possono essere divise in tre sezioni: una sezione puramente amministrativa dove le carte presentano una datazione più antica e riguardano Inventari dei beni della chiesa (1524-1575, 1782) e Libri delle congregazioni (1560-1656, 1839-1862, 1936-1939) che si protraggono fin quasi ai giorni nostri ma che presentano una consistenza cronologica abbastanza lacunosa. Una sezione amministrativo-contabile che comprende Registri di locazioni e affitti (1654-1715);

Attuari (1716-1727); Introiti derivati da lasciti testamentari (1821-1894); Cabrei (1845-1899); Libri di amministrazione contabile (1915-1950).

Una sezione relativa alla beneficienza che vede la chiesa di S. Maria Nuova coinvolta, a partire dalla seconda metà del XVIII secolo in iniziative quali l’Opera pia Crivellari (1774-1951), il Comitato aiuti materiali e Morali agli indigenti (1897-1902);

il Circolo parrocchiale, l’Opera Congressi Circolo di S. Rosa (1898-1903), e il Cimitero Campi Soldati tedeschi (1945-1951).

25 Cedido, Serie: Visite pastorali, Visita Tiberio Muti 1612-1622, c. 40v.
26 Cedido, Serie: Visite pastorali, Visita Francesco Maria Brancaccio 1659, cc. 42v-43. 27 Cedido, Serie: Visite pastorali, Visita Andrea Santacroce 1702, Vol. I, c. 412v.
28 Cedido, Serie: Visite pastorali, Visita Gaetano Pianetti 1827, Vol. II, c. 157 e segg.

 

 

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