Blera, già Bieda negli anni '50 (Archivio Mauro Galeotti)

Vincenzo Ceniti

Dopo la seconda guerra mondiale assistiamo nel Viterbese a vari cambiamenti nella titolazione di alcuni comuni.

Nel 1964 Bassano di Sutri diventa Bassano Romano, Bieda verrà chiamata dal 1952 Blera, San Giovanni di Bieda sarà dal 1961 Villa San Giovanni in Tuscia e Bassanello muterà nel 1949 in Vasanello. Ci fu però un cambiamento precedente, quello del 1922 quando la città di Corneto prese il di Tarquinia. 

Le ragioni di queste “novità” sono in parte intuibili.  Il termine “Bassano” poteva apparire riduttivo. Bassano di Sutri  sotto Sutri? Non sia detto mai, specialmente se pensiamo alla nobiltà del palazzo Giustiniani. Bassanello rendeva il paese più mini di quanto non lo fosse.  Vuoi mettere Vasanello che nella radice richiama le terrecotte e le ceramiche prodotte un tempo nei forni di castello Orsini dove hanno soggiornato Lucrezia Borgia e Giulia Farnese? Quello di Bieda, poi, era troppo legato al modo dialettale di indicare un vegetale.  Meglio rispolverare il vecchio nome medioevale di Blera, che a sua volta si rifaceva all’etrusco Phlera. 

Tarquinia Piazza Nazionale anni '40 (Archivio Mauro Galeotti)

Più complesse le ragioni del mutamento di Corneto in Tarquinia. Il riferimento alle corna era troppo evidente e malgrado il toponimo pendesse più dalla parte del corniolo (il legno con cui si ricava la “mazzarella” dei butteri), la radice era sfacciatamente rivolta ai cornuti. E poi sul nome Tarquinia non si è mai discusso, tanto nobili sono i riferimenti. 

Corneto nel 1896 Porta Castello La Ripa (Archivio Mauro Gasleotti)

Poco male se Dante cita Corneto  un paio di volte nella Commedia e se Boccaccio accenna al brigante Rinieri da Corneto.  E c’è anche un’altra storia che va raccontata . Nel 1837 il giovane musicista Francesco Capocci fu spesato dal Comune di Corneto per un soggiorno di studio a Napoli presso il Conservatorio Reale al fine di acquisire titoli in vista della sua nomina a Maestro di Cappella del Duomo e di direttore musicale della nuova Accademia Fisarmonica. 

A Napoli Capocci fu allievo di Gaetano Donizetti che lo prese a benvolere per simpatia ed attitudine ed anche per il nome singolare e curioso del paese di provenienza: Corneto. Rimase così impresso al compositore bergamasco, così “buffo”, da meritarsi un’opera. E ciò accadde col Don Pasquale qualche anno dopo nel 1842. Nello spartito viene scritto e musicato “L’ho detto e lo ripeto, io Don Pasquale da Corneto possidente, presente in carne e ossa”. 

Il cambiamento del nome trovò in disaccordo alcuni santoni del posto tra cui Vincenzo Cardarelli, ben consapevole della sua notorietà in campo letterario. “Per  avere un bel paio di corna – ebbe a dire – non è necessario essere nato a Corneto”. No, ma aiuta. A bocce ferme e col senno di poi, conveniamo che il nome Tarquinia stia meglio ad inquadrare la sua immagine turistica.                                                                                                                  

 

 

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