La Chiesa di san Giovanni degli Almadiani nel 1950 con l'abside posticcia (Archivio Mauro Galeotti)

Dal Ce.Di.Do.

La Chiesa di S. Giovanni sorge nel 1513 per iniziativa del prelato viterbese Giovanni Battista Almadiani, protonotario apostolico e prefetto dei bollatori1.

Aperta al culto nel 1515 non tardò ad ottenere indulgenze e privilegi da parte di Leone X, tra cui quello del Fonte battesimale2. L’istituzione nella chiesa del Fonte battesimale viene accordata nella considerazione che, a Viterbo, ne esistevano soltanto due: in S. Lorenzo e in S. Sisto, siti nei due angoli della città che aveva un circuito di tre miglia3.

La chiesa e all’annesso convento - costruiti per l’ordine religioso dei Carmelitani della Congregazione di Mantova – ricevono dall’Almadiani beni siti in Roma e in Viterbo e che, alla sua morte, sarebbero passati in eredità agli eredi del donatore e, in assenza di essi, alla sacrestia di S. Giovanni4. In attesa della fine della discendenza, i frati ricevono sostegno dal Comune che, tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo, concede loro sussidi per l’organo, il coro, il pulpito, etc.5

Dal 1603 sono concessi sussidi ai frati di S. Giovanni anche per l’insegnamento della Dottrina cristiana6 oltre che per riparazioni da apportare sulla chiesa, realizzazione di suppellettili e oggetti sacri, lavori da svolgere nell’edificio7. La disputa sulla eredità lasciata dall’Almadiani si protrarrà fino al 17498. Chiusa al culto nel 1870, sarà adibita ai più svariati usi, mentre l’annesso convento verrà occupato dall’Istituto musicale Giuseppe Verdi per divenire, nel 1924, sede del Fascio Viterbese che vi organizzava incontri musicali9.

Tra il 1929 ed il 1931 sarà restaurata e riconsolidata per divenire sede, pochi anni dopo, dell’Istituto Nazionale di cultura fascista. Nuovamente restaurata nel 1984, oggi è sede di un ufficio turistico, vi si svolgono attività culturali, convegni e mostre10.

L’archivio della chiesa parrocchiale di S. Giovanni Battista. L’Archivio di S. Giovanni rispecchia perfettamente l’importanza che la chiesa ha rivestito per la Città.

E’ costituito esclusivamente dai Libri di Battesimo (11 volumi datati 1703-1871). I registri del 1731 - 1744 e del 1757 - 1766 hanno un indice a parte; gli altri hanno un indice posto nella parte finale del volume.

La registrazione degli atti di battesimo avviene in maniera abbastanza costante fino al 1784 in volumi che contengono registrazioni per circa 10 anni ciascuno. Dal 1785 al 1825 non ci sono più volumi, per gli anni compresi tra il 1825 ed il 1855 esiste soltanto un indice dei battezzati, poi la registrazione riprendere con l’ultimo volume datato 1855-1871.

1 G. Signorelli, Viterbo nella storia della chiesa, Vol. II, parte II, Viterbo, Unione, 1940, p. 386.
2 Ivi, cfr. A. Scriattoli, p. 474; “la Rosa”, 1878, pp. 118-119; E. Gentili, La chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini (?) in Viterbo, in “Arch. Stor. Dell’Arte”, III, pp. 409 e segg.; Mazzarono, La chiesa e le case degli Almadiani, in “Bollettino Municipale”, febbraio 1932.
3 G. Signorelli, Viterbo nella ..., Vol. II, parte II, cit., p. 387.
4 Ibidem, p. 388.
5 Ivi.
6 G. Signorelli, Le chiese di Viterbo, Ms. s.d., p. 56v.
7 Ivi.
8 G. Signorelli, Viterbo nella ..., vol. II, Parte II, cit., p. 388.
9 M. Galeotti, L’illustrissima città di Viterbo, Viterbo, 2002, p. 358.
10 Ibidem, p. 359.

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da http://www.gentedituscia.it/almadiani-giovanni-battista/

Almadiani Giovanni Battista – Prelato (Viter­bo, ca. 1440 – ivi, 1522)

Figlio dello speziale Petruccio (m. 1468) e di Taddea di Tommaso di ser Girolamo, studiò diritto civile e canonico, otte­nendo nel 1472 la dignità di protonotario aposto­lico e cinque anni dopo quella di canonico della collegiata viterbese di S. Angelo in Spatha. Visse poi a Roma presso la Curia pontificia, dove fu scrittore apostolico (tale figurava nel 1493 quan­do al seguito di papa Alessandro VI tornò in visita a Viterbo). Al tempo del conclave del 1503 era al servizio del cardinal Oliviero Carafa; fu poi pre­fetto dei bollatori delle bolle pontificie, quindi prelato domestico di Leone X. Secondo Mario Si­gnorelli, fu anche membro di una missione diplo­matica in Germania (forse al seguito del Cardinal Castellesi, durante il pontificato di Giulio II), nel corso della quale raccolse il voto di un cavaliere di Mantova che desiderava fondare una nuova chie­sa per i frati carmelitani.

Con i fondi lasciatigli dal cavaliere e con donazione di suoi propri beni di Viterbo e di Roma, promosse l’erezione in Viter­bo di un convento carmelitano, per il quale fece venire i frati da Mantova. Sorsero così, tra il 1510 (anno in cui fu fatta una statua del Battista in abi­ti prelatizi, con le fattezze di A., poi posta vicino all’altar maggiore) e il 1515, la chiesa e il con­vento di S. Giovanni Battista, siti dietro il palaz­zo comunale, in località all’epoca detta Ponte Tre­moli, dove egli stesso abitava. I lavori furono af­fidati ai capomastri viterbesi Bernardino di Gio­vanni e Giovanni Battista di Pietro (1513); la fac­ciata e il cornicione furono opera dello scalpelli­no Pier Francesco Ricciarelli (1515). Per la deco­razione dell’interno, chiamò da Roma il pittore Giovanni Mandula. Da Leone X ottenne varie in­dulgenze per la nuova chiesa. Sempre nel 1515, i Carmelitani gli posero un’iscrizione gratulatoria per aver ottenuto dal papa il fonte battesimale, po­sto nella cappella detta della Madonna della Pe­ste.

Dopo lunghi anni vissuti a Roma presso il papa, il 13 giugno 1521 fece testamento per gli atti del notaio romano Sabba Vannucci. In esso nomi­nava suo erede il cugino Agostino e i di lui di­scendenti legittimi, con fedecommesso di sostitu­zione in favore della chiesa da lui fondata in caso di discendenza illegittima. Tornato poi a Viterbo, vi morì l’anno dopo e fu sepolto nella medesima chiesa di S. Giovanni Battista avanti l’altare del Crocifisso. Nel Museo Civico resta un bel busto di A., opera di Andrea della Robbia.

BIBL. — Angeli 2003, pp. 27, 28, 602. Inoltre: Marocco, XIV, pp. 86-87; Amayden, I, p. 101; Signorelli 1926; Signorelli 1968, pp. 109-110; Italo Faldi, Viterbo a pezzi. S. Giovanni Battista degli Almadiani, «Biblioteca e Società», XXX, 1-4, dic. 1996, pp. 3-5; Rhodes 1998.

[Scheda di Orietta Sartori – Ibimus]

 

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