Mario Olimpieri

Buona giornata Mauro, ecco altri tre paesi che hanno avuto la presenza dei Farnese: Vasanello, Vignanello e Vallerano. Un saluto. Mario

Vasanello negli anni '20 (Archivio Mauro Galeotti)

VASANELLO

Il castello così come lo vediamo è ben più tardo. Infatti, la sua costruzione, sfruttando appunto una fortificazione preesistente, viene fatta risalire ad Orso Orsini, condottiero di ventura morto a Viterbo nel 1478, che lo tenne però per soli quattro anni. Il castello rimase comunque nell’orbita dei possedimenti della casata, probabilmente con le alterne vicende che caratterizzavano in quei secoli le lotte tra le grandi famiglie romane,  per essere poi assegnato a Ludovico Orsini ed a sua moglie Adriana de Mila, spagnola e cugina del cardinale Rodrigo Borgia ovvero papa Alessandro VI.

I due ebbero un figlio, Orsino Orsini (1473-1500), di aspetto non particolarmente avvenente e cieco da un occhio tanto da essere soprannominato monoculus Orsinus. Ciò nonostante, il 9 maggio 1490 prese in moglie Giulia Farnese (1475-1524) passata alla storia per la sua bellezza e per essere poi stata amante di Alessandro VI Borgia e personaggio importante per la successiva ascesa al soglio papale della sua famiglia.

Orsino e Giulia Farnese

Orsino e Giulia vissero effettivamente nel castello tanto che ne sono state individuate le stanze da letto e la bella sala da bagno affrescata di Giulia. Per la verità, proprio a causa della sua stanza da letto (i due dormivano in stanze separate) il povero Orsino trovò la morte a soli 27 anni: infatti, una notte il solaio cedette ed Orsino perì nel crollo della stanza stessa.

Giulia aveva comunque fatto in tempo a dare alla luce una figlia, Laura, che nel 1505 sposò Nicola della Rovere. Per la figlia, Giulia Farnese fece predisporre il secondo piano del castello e sono i due matrimoni fin qui narrati a spiegare gli stemmi presenti nel Castello di Vasanello.

Infatti, alla Rosa degli Orsini si possono vedere accostati il giglio dei Farnese e la quercia dei Della Rovere nonché l’unicorno, simbolo di purezza, utilizzato da Giulia. Peraltro, Giulia Farnese, dal 1506 prenderà possesso come feudataria di Carbognano che governerà fino alla morte eleggendolo a sua residenza fino al 1522 quando si trasferì a Roma.

Particolare delle due opere (a sinistra la Madonna sull'edicola della Chiesa di Santa Maria delle Grazie a Vasanello, a destra la Madonna dei raccomandati) . Questi due volti sarebbero il ritratto, secondo Loppi, di Giulia Farnese.

Vignanello negli anni '40  (Archivio Mauro Galeotti)

VIGNANELLO

Castello Ruspoli di Vignanello

Il caso del Castello Ruspoli di Vignanello testimonia l’influenza che i Farnese esercitarono in tutta la Tuscia, anche nei territori in cui non avrebbero potuto formalmente svolgere un ruolo di dominio diretto.

Il feudo fu assegnato nel 1531 da papa Clemente VII Medici a Beatrice dei Farnese di Latera. Alla morte del papa, nel 1536 il possesso del feudo fu confermato a Beatrice dal suo successore, Paolo III. Nel relativo documento il pontefice fa esplicito riferimento anche a suo marito Sforza Vicino Marescotti e alla figlia Ortensia Farnese, che in modo eccezionale e significativo viene menzionata con il cognome della madre.

Il primato dei Farnese su Vignanello sarà garantito dalla stessa Ortensia, organizzatrice delle nozze tra suo nipote Marcantonio Marescotti e Ottavia, figlia di Giulia Farnese. Il matrimonio sarà celebrato nel 1574, ma già nel 1579 i Marescotti verranno imprigionati a Roma, nel carcere di Tor di Nona, e la gestione del castello di Vignanello sarà affidata alle cure di Ortensia e Ottavia.

È a quest’ultima che dobbiamo la costruzione del celebre giardino in cui volle lasciare il segno del casato paterno: le siepi sono infatti composte in modo tale da disegnare, in sigle ed emblemi, la rosa simbolo degli Orsini e le iniziali dei suoi due figli maschi: Sforza Vicino e Galeazzo. Ancora oggi possiamo apprezzare il contrasto, potente e suggestivo, tra la dimensione intima del giardino di Ottavia e i possenti bastioni angolari circondati da un fossato dal sapore medievale.

Vallerano nel 1910 circa (Archivio Mauro Galeotti)

VALLERANO

Le Botteghe dei Farnese si collocano sull’ampio piazzale Manfredo Manfredi dove, con la Chiesa della Madonna del Ruscello, creano un unicum architettonico, sebbene siano unità distinte.

Le Botteghe risalgono al XVII secolo e vennero costruite per soddisfare le esigenze dei mercanti in ricorrenza delle fiere che si tenevano presso il Santuario ma anche per sopperire alle necessità allocative dei numerosi pellegrini.

Lo stile architettonico dei fabbricati rimanda alla tipologia locale dell’architettura popolare dei fienili. La loro storia è strettamente legata a quella del Santuario della Madonna del Ruscello situato fuori del borgo (contenente tra l’altro un organo che risale agli inizi del secolo XVII).

La chiesa è posta all'ingresso della cittadina, con antistante un piazzale sul quale affacciano due filari di botteghe e stalle, del XVII secolo, che una volte venivano usate come ricovero per i pellegrini. 

L'edificio risale a i primi del Novecento, come si evince dalla lapide posta in facciata (appena sopra la statua della Madonna posta sopra al portale centrale) ed è stato realizzato su progetto del Vignola. L'imponente facciata, realizzata in peperino grigio e mattoni di terra cotta, è scandita da lesene dai capitelli corinzi ed è suddivisa in due ordini; nel primo ordine si apre il portale sormontato da timpano spezzato dentro il quale si trova l'edicola con la statua del XV secolo 'Vergine col bambino'; nel secondo ordina, anch'esso scandito da lesene, si apre un grande finestrone ai lati del quale vi sono quattro stemmi, tra i quali lo stemma dei Farnese ed uno di San Vittore a cavallo, patrono del paese.

Al suo interno, che presenta navata unica con le pareti scandite da lesene dai capitelli ionici, decorati con festoni di frutta e fiori, e nelle quali si aprono due Cappelle per lato, impreziosite da eleganti stucchi bianchi e dorati, sono conservate varie opere, tra le quali il monumentale organo del 1644, ''L'Estasi di San Carlo Borromeo'' del Pomarancio ed il frammento di affresco, del XV secolo della Scuola Laziale, ''Madonna del ruscello'' che fu il protagonista del miracolo che rese possibile la costruzione della Chiesa originaria.

La tradizione vuole che, nel 1604, mentre il pittore Stefano Menucci si trovava a restaurare un quadro con l'immagine della Vergine, improvvisamente, passando un po' di cera sulle labbra della Sacra immagine, da queste iniziò a uscire del sangue...subito si sparse la voce dell'accaduto ed in suo ricordo, sul luogo del miracolo, venne edificata la Chiesa.

 

         

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