Santa Rosa Venerini

Suor Mariangela Pietrangeli, Maestra pia Venerini

Da una ricerca di archivio ho trovato il motivo che indusse il dottor Venerini a mettere il nome di Rosa alla sua creatura.

Nel 1656 a Viterbo scoppiò un tremenda pestilenza e tutta la città fece voto a Santa Rosa da Viterbo perché soccorresse il popolo.

Promise di fare digiuno ogni anno il 3 di settembre. Il dottore Goffredo Venerini contribuì a curare gli appestati e dedicò la sua bambina, nata in quei giorni, alla grande Santa. La chiamò col nome di ROSA.

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Rosa Venerini nacque il 9 febbraio 1656 a Viterbo da Goffredo, stimato medico di origine marchigiana, nato nel 1612 a Castelleone di Suasa, che offrì il suo aiuto ai viterbesi nel 1657, durante la peste, e Marzia Zampichetti, discendente di una delle famiglie più importanti dell'Alto Lazio, già precedentemente sposata e vedova.

Oltre a lei, in famiglia vi erano Domenico, morto giovane, Maria Maddalena e Orazio. La piccola Rosa ricevette sin dall'infanzia un'ottima educazione religiosa dalla madre Marzia, donna attenta ai bisogni dei propri figli, e grazie alla zia materna Anna Cecilia, madre superiora nel convento di Santa Caterina a Viterbo.

Figlia spirituale dei gesuiti, nel 1685 a Viterbo aprì, insieme con Porzia Baci e Girolama Coluzzelli, una "scuola pia" destinata all'istruzione e all'educazione religiosa delle giovani più povere, da cui ebbe origine la sua congregazione: grazie all'appoggio del cardinale Marcantonio Barbarigo, l'opera si estese presto anche ad altre città del Lazio e a Roma, dove la Venerini affidò le sue scuole a Lucia Filippini.

Naturalmente, le scuole causarono grande scompiglio nella società: era inconcepibile che delle sole donne insegnassero alle fanciulle il catechismo; questo, in particolare, era riservato strettamente ai sacerdoti. Nonostante ciò, l'opera della Venerini si estese, grazie alla benevolenza degli ecclesiastici, come papa Clemente XI, in tutto il Lazio (Corneto, Bagnoregio, Montefiascone, ecc.), fino a Roma, dove aprì due importanti scuole; infatti, qui, le Maestre furono subito ben accette e amate; a Roma restò a dirigere le scuole come madre generale Lucia Filippini, che stette vicino alla madre superiora fino alla morte, avvenuta nel maggio 1728 a Roma per tumore al seno.

Rosa Venerini venne tumulata nella Chiesa del Gesù, nella stessa città. La lapide recita, in latino: HIC GIACES ROSA VENERINI MAGISTER PUELLARUM (Qui giace Rosa Venerini maestra delle fanciulle). Tuttavia, a causa di un'alluvione del Tevere nel 1752, la tomba fu inondata e il corpo intatto della Maestra venne riposto in un'urna di vetro e argento nella cappella della casa generalizia di Roma, in via Belli. Alla Santa succedette nel ruolo di madre generale Chiara Candelari, una maestra di origine anconetana che seguiva Rosa da ventotto anni, sin dalla sua giovinezza.

Oggi le Maestre pie Venerini sono diffuse in tutta l'Italia, negli Stati Uniti d'America, in Africa, Romania, Argentina e Brasile.

Culto

Rosa Venerini fu beatificata da papa Pio XII il 4 maggio 1952 e canonizzata da papa Benedetto XVI il 15 ottobre 2006. La sua memoria liturgica cade il 7 maggio, giorno della sua morte.

Il miracolo che permise la canonizzazione fu la guarigione da gonfiore toracico inspiegabile di un bambino africano nel 2005. Il bambino andava a scuola in una scuola delle suore della Venerini, in Uganda, e per lui furono rivolte molte preghiere dalle Maestre pie e dalla comunità del luogo alla fondatrice.

A lei sono attribuiti altri due miracoli per fatti avvenuti nel 1952: il primo riguarda una Maestra guarita inspiegabilmente da un gravissimo glaucoma infiammatorio, che avrebbe portato la donna alla cecità in breve tempo, dopo diverse invocazioni alla Venerini; il secondo, avvenuto in un paesino dell'Abruzzo, coinvolge una Maestra malata di una forma aggressiva di tubercolosi, ritornata nel suo luogo natio per l'aria salubre.

Il fratello, prete del paese, chiese ai concittadini di pregare la Madonna per la sorella; ma fu la stessa suora a invocare, in preda a un sonno comatoso, santa Rosa: il giorno dopo, nonostante gli avvertimenti dei medici, si alzò dal letto guarita inspiegabilmente.

Inoltre, la santa è ora patrona di Viterbo, sua città natale, insieme all'omonima santa Rosa, vissuta nel Medioevo, e antica protettrice dei Viterbesi durante la peste, nel XIII secolo.

Il Comune di Viterbo le ha dedicato un largo e quello di Ronciglione una via in suo onore.

 

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