Antonio Gramsci
 
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
 
Il 27 aprile 1937 cessava di vivere Antonio Gramsci.
Sa poco di questo paese, e del nostro tempo, e di tanta parte del cuore degli esseri umani e del mondo, chi non ha letto i suoi scritti, ed almeno le lettere dal carcere e del carcere i quaderni.
Per me e per chi fu giovane con me soprattutto la lettura dei Quaderni (dapprima nell'edizione "tematica" curata da Felice Platone in sei volumi, poi di nuovo anni dopo in quella critica curata da Valentino Gerratana) fu una di quelle esperienze che ci rivelo' a noi stessi.
Nel secondo Novecento la sinistra italiana - quella degna di questo nome - fu tutta gramsciana; e tutta la cultura di questo paese, di qualsivoglia orientamento, nel lascito gramsciano trovo' ragioni profonde e feconde di riflessione ed esame, e ineludibile un appello all'impegno intellettuale, morale, civile, all'impegno contro la menzogna e contro l'ingiustizia, contro la violenza e la vilta', contro l'indifferenza e la rassegnazione.

Da molti errori la lettura di Gramsci ci mise al riparo negli anni in cui anche tra i giovani piu' generosi molto si presumeva e molto si delirava. E chi scrive queste righe anche leggendo Gramsci (e Rosa Luxemburg e Simone Weil e Hannah Arendt e Virginia Woolf) colse la necessita' che il movimento delle oppresse e degli oppressi in lotta per la liberazione del'umanita' doveva fare una scelta necessaria affinche' la sua lotta potesse vincere: la scelta della nonviolenza; la scelta della nonviolenza, che implica anche la coerenza tra i mezzi e i fini, la continuita' tra personale e politico, l'impegno a seguire gli antichi e attuali brocardi "Neminem laede, immo omnes quantum potes juva" e "In dubio contra projectum", il principio responsabilita' di Jonas collegato dialetticamente al principio speranza di Bloch e al principio disperazione di Anders, alla vita activa di Hannah Arendt. In anni di fosca militarizzazione del pensiero e di ebbra - e stolta e tracotante e orribile - dissipazione delle esistenze la lettura di Gramsci e l'esempio del femminismo ci fornirono decisive chiavi d'interpretazione del disordine costituito ed efficaci guide alla prassi necessaria ad inverare la dignita' umana di tutti gli esseri umani; ci persuasero della necessita' della nonviolenza.

Per quel poco che seguo gli svolgimenti della fortuna e della critica dell'opera gramsciana mi avvedo che anche la sorte del lascito intellettuale, morale e civile del pensatore e militante che il fascismo' assassino' riflette le alterne vicende di quest'ultimo mezzo secolo; Gramsci e' ormai un classico e subisce il destino di tutti i classici: un distanziamento, una percezione e una ricezione assai diversa da quella che ha lasciato in me la sua impronta. I Quaderni sono adesso disponibili anche nella rete telematica, ma non so se vengano letti piu' o meno di quando ci si passava di mano in mano gli stropicciati volumi einaudiani o degli Editori Riuniti.
Quel che so e' che per me Gramsci e' ancora un appello alla lotta.

Alla lotta contro il fascismo, contro tutte le ingiustizie, contro tutte le violenze.
Alla lotta per far cessare lo spietato insostenibile sfruttamento, la spietata insostenibile rapina, che schiavizza gli esseri umani e desertifica il mondo vivente.
Alla lotta per i diritti umani di tutti gli esseri umani, per la liberazione dell'umanita' intera, per la condivisione fra tutte e tutti di tutto il bene e di tutti i beni.
In questo giorno anniversario in cui l'epidemia rende impossibili le commemorazioni pubbliche, almeno queste parole volevo dire a me stesso, e alle donne e agli uomini di volonta' buona che condividono il medesimo sentire, lo stesso impegno.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la liberazione comune dell'umanita' intera, per la difesa di quest'unico mondo vivente casa comune dell'umanita', quest'unico mondo vivente di cui siamo insieme parte e custodi.
Salvare le vite e' il primo dovere.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
 
 
 
 
Mittente: "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile ricevere gratuitamente abbonandosi attraverso il sito www.peacelink.it

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