Viterbo CRONACA STORICA da "PIZZERIA IL MONASTERO VITERBO"
Nicolò Maria Torelli

 

                                          La Quercia, il Santuario nel 1742dalla Storia di Viterbo di Feliciano Bussi

La maledizione data alle Donne di dovere con pena, e dolore partorire i figlioli, riesce in alcune, che in quell'occasione o le priva di vita, o l'espone ad evidente pericolo della medesima.

E però sogliono le poverelle disporsi a quel passo con ricorrere all'intercessione in particolare della gran Madre di Dio, e con modo speciale per mezzo di questa sua imagine, essendo poche quelle quà vicine, che nella loro gravidanza non venghino a visitarla, anche per sette o nove Sabati.

Sono poi sì frequenti le grazie che compatisce in tal bisogno, che è impossibile tener conto di tutte quelle Donne, che giornalmente mandano voti, o vengono a ringraziarla per aver provato la di lei speciale assistenza ne' loro parti; solo di poche faremo noi menzione in questo Capitolo.

L'anno 1519. la signora Alberta Busseja, maritata nella nobile famiglia de Sprechi [Spreca] di Viterbo, stette per otto giorni continui con acerbissimi dolori di parto senza trovarsi rimedio, per molti adoprati, che li giovasse a far fuori la creatura; per il che giudicando li Medici, e periti esere quella già morta, e attraversata nell'utero, davano anche per spedita la madre.

In tale Stato fu portata alla povera Signora un poca d'acqua con del legno della Madonna SSma della Quercia, quale ricevuta con molta devozione, e appena bevuta, con ammirazione di tutti, e sua somma consolazione partorì senz'altro pericolo un bel figlio maschio vivo, e schietto, restando anch'ella senz'altro pericolo sana; ed in memoria di grazia sì segnalata, fece fare la sua Statua, che si vede alla prima colonna nell'entrare in Chiesa.

L'anno 1607. Francesca moglie di Gio[vanni] Domenico Altieri da Sutri per molti giorni stentò, e patì fierissimi dolori senza poter partorire venuto il tempo.

Conoscendo i periti ciò procedere dall'essere la creatura attraversata, nè per più prove fatte riuscitogli farla venir fuori, risolverno venire al taglio, e aprire il ventre della Madre, acciò almeno il figlio potesse campare.

A sì dura sentenza puol ogn'un imaginarsi come restasse la povera Francesca: pure conformandosi al divino volere, e aggiustate le cose dell'anima, si soggettò assì crudo martirio.

Prima però vuole raccomandarsi con quella maggior divozione, che li suggeriva un tal bisogno alla Madonna Santissima della Quercia: con il di cui ajuto stette intrepida al taglio, che riuscì felicemente; sopravvisse il figlio; ed in breve perfettamente risanata, venne con quello a rendere le dovute grazie.

Frate Nicolò Maria Torelli: Miracoli della Madonna della Quercia di Viterbo, in Viterbo 1793, pag. 160-162) 

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