Viterbo STORIA
Alessandro Gatti

Domenico De Masi

Domenico De Masi, sociologo e docente presso l’Università degli studi La Sapienza di Roma, traccia una “Mappa Mundi” per interpretare il mondo di oggi attraverso il filtro dell’analisi.

Un’analisi che è di scenario e di contesto, fra mutamento e trasformazione. Un’analisi che spazia dalla sociologia, alla scienza, alla tecnologia, alla storia, alla politica; ma il minimo comun denominatore tra i vari mondi è uno e uno soltanto, l’adattamento.

Comprendere come l’individuo si adatti al mutamento significa comprendere la crisi di oggi e le sue conseguenze, per poter trovare una cura efficace che sani la società di oggi. La chiave di lettura del mutamento della società postmoderna è la complessità. Se fino all’era moderna i grossi cambiamenti arrivavano gradualmente, tanto che spesso ci si accorgeva di essi quando questi erano già maturi, oggi anticipano addirittura quegli individui che ne dovrebbero essere gli artefici.

Gli storici della Columbia University John Garraty e Peter Gay descrivono la Rivoluzione industriale come una prassi, dell’età moderna, per trovare una soluzione pratica a problemi concreti. Questa non venne percepita per chi la viveva come una Rivoluzione. Quando si comprese la portanza delle innovazioni che il carbone, il vapore e l’industrializzazione avevano determinato, si era già ampliamente nel pieno dei benefici di questa e il processo era orami maturo.

Se è vero che la storia, come disse Hegel, è come la nottola di Minerva, che giunge sul far della sera, per spiegare gli eventi quando è ormai troppo tardi, è altrettanto vero che la postmodernità impone un approccio da geni. Per dirla alla Mario Monicelli occorre “fantasia, colpo d’occhio, intuizione e velocità d’esecuzione”, ma nell’era della post modernità è praticamente impossibile. La rapidità delle trasformazioni, la velocità con cui circolano le informazioni, la digitalizzazione del sapere umano e l’esplosività del cambiamento creano quello smarrimento che Michael Maffesoli riconduce alla causa principale e fondante del “Socialismo estremo”.

L’esplodere delle violenze, il trionfo dei nazionalismi e il razzismo sono manifestazioni bestiali di una collettività che crea simulacri identitari per riconoscersi in qualcosa che le dia un senso.

De Masi destruttura la complessità attraverso l’analisi che, a differenza delle comprensione, non pretende di raggiungere la verità, ma si limita ad osservarne la sua inafferrabilità. Zygmunt Bauman ha parlato di “società liquide” che sfuggono alla comprensione di chi le vive e si ritrasformano in qualcosa di nuovo che finisce per lasciarsi vivere inconsapevolmente. De Masi parla delle molteplici forme di vita e di come esse siano ben catalogate nell’universo scientifico, ma chi cataloga le forme culturali? Quanti modelli di vita esistono? Soprattutto quanti ne esistono in una società che cambia e si trasforma senza dare tempo a chi la vive di poterla comprendere e assimilare?

Gli interrogativi di De Masi partono dall’assunto che per vincere la crisi occorra vincere il conflitto delle coscienze, occorra ritrovare quell’Io universale che conferisca senso all’esistenza umana e che si scopre solo attraverso la consapevolezza. La consapevolezza può arrivare a fare il miracolo di fornirci quegli strumenti adatti ad anticipare il cambiamento fino a riuscire ad avere maggior controllo su noi stessi perché in fondo si sa che, dopotutto, la storia è ciclica e tenderà a ripetersi.

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