Villa san Giovanni in Tuscia STORIA
Micaela Merlino

Una volta al mese dal 13 Maggio al 13 Ottobre 1917 presso la località Cova da Iria, non molto distante dalla città di Fatima in Portogallo, Santa Maria si manifestò a tre poveri pastorinhos (pastorelli) Lucia Dos Santos di 10 anni, Francisco e Giacinta Marto, fratello e sorella rispettivamente di 9 e 7 anni.

Il 13 Maggio i tre bambini videro la figura di una “bianca Signora” che teneva in mano un rosario, oggetto devozionale che essi conoscevano in quanto erano soliti recitarlo con assiduità, e nel corso delle seguenti apparizioni gli furono rivelati anche eventi futuri: l’imminente fine della Prima Guerra Mondiale, il grave pericolo che correva l’umanità a causa di un’altra guerra se i miscredenti non si fossero convertiti, la minaccia del dilagante ateismo.

Mentre Francesco e Giacinta morirono in tenera età, rispettivamente nel 1919 e nel 1920, Lucia sopravvisse rimanendo quale unica testimone dei miracolosi eventi, e l’intensa esperienza mistica vissuta la portò a consacrare tutta la sua vita a Cristo, divenendo monaca carmelitana scalza. Secondo quanto ella stessa raccontò, e poi scrisse nelle sue “Memorie”, il 13 Luglio 1917 nel corso della terza apparizione, la “bianca Signora” affidò a lei e a Giacinta un Segreto, che avrebbero potuto rivelare soltanto a Francisco.

Solo a distanza di molti anni, e precisamente nel 1941, Suor Lucia lo svelò, spiegando che in realtà si trattava di un Segreto suddiviso in tre parti: la prima è la terrificante visione dell’Inferno manifestata ai tre bambini, la seconda la devozione al Cuore Immacolato di Maria, la terza la persecuzione della Chiesa da parte dei miscredenti e l’attentato al Papa (poi realmente accaduto il 13 Maggio 1981).

La terza parte di questo Segreto fu scritta da Suor Lucia a Tuy il 3 Gennaio 1944: sul lato sinistro di Nostra Signora e un po’ più in alto i tre bambini videro un Angelo che reggeva nella mano sinistra una spada di fuoco che emettendo fiamme “sembrava dovessero incendiare il mondo, ma si spegnevano al contatto dello splendore che nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: l’Angelo indicando la terra con la mano destra con voce forte disse -Penitenza, Penitenza, Penitenza!-”.

Poi essi videro “in una luce immensa che è Dio (…) un Vescovo vestito di bianco”, che per presentimento identificarono con il Papa, il quale insieme a Vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose saliva “una montagna ripida, in cima alla quale c’era una grande Croce di tronchi grezzi (…) il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso tempo morirono gli uni dopo gli altri i Vescovi, i sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della Croce c’erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nel quale raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio”.

La rivelazione pubblica ed ufficiale del Segreto di Fatima fu fatta per volontà di S. Giovanni Paolo II il 13 Maggio del 2000, durante il Grande Giubileo della Chiesa Cattolica e in occasione della beatificazione dei due pastorelli Giacinta e Francesco.

Il testo integrale del Segreto fu svelato e pubblicato poco più di un mese dopo, il 26 Giugno, dall’allora Cardinale Joseph Ratzinger, il quale nell’interpretarlo così scrisse: “L’Angelo con la spada di fuoco a sinistra della Madre di Dio ricorda analoghe immagini dell’Apocalisse. Esso rappresenta la minaccia del giudizio, che incombe sul mondo. La prospettiva che il mondo potrebbe essere incenerito in un mare di fiamme, oggi non appare assolutamente più come pura fantasia: l’uomo stesso ha preparato con le sue invenzioni la spada di fuoco. La visione mostra poi la forza che si contrappone al potere della distruzione, lo splendore della Madre di Dio e, proveniente in un certo modo da questo, l’appello alla penitenza”.

Nell’economia della Salvezza è dunque importante la libertà dell’essere umano: “Il futuro non è affatto determinato in modo immutabile, e l’immagine che i bambini videro non è affatto un film anticipato del futuro del quale nulla può essere cambiato”, sottolineò Ratzinger. Al contrario la visione è avvenuta “per richiamare sullo scenario la libertà e per volgerla in una direzione positiva. Il senso della visione non è mostrare un film sul futuro irrimediabilmente fissato. Il suo senso è esattamente il contrario, quello di mobilitare le forze del cambiamento in bene”.

Dio creando l’uomo e la donna a sua immagine e somiglianza li ha dotati del libero arbitrio, dunque le sorti dell’umanità e del mondo intero dipendono anche dalle loro scelte. Mi viene allora spontaneo pensare che già nel “Salmo 1” dell’Antico Testamento è espressa la consapevolezza che fin dalla nascita l’essere umano si trova di fronte ad un bivio: seguire la via del Bene o quella del Male? “Beato è l’uomo che non segue il consiglio degli empi, non indugia nella via dei peccatori, (…) ma si compiace della legge del Signore” perché “il Signore veglia sul cammino dei giusti, ma la via degli empi andrà in rovina”. La Rivelazione definitiva di Dio ha indicato qual è la strada: Cristo stesso è vera Via Verità e Vita che conduce l’essere umano all’incontro con il Padre.

Dunque nell’ottica di Dio la libertà umana non è un “tragico destino” come per gli Esistenzialisti (Jean Paul Sartre per primo), per i quali l’uomo essendo libertà assoluta non trova fuori di sé alcun segno di orientamento, naufragando perciò nel mare dell’incertezza, dell’incoerenza, della contraddizione, delle paure e dei dubbi. Al contrario, la libertà umana è seguire la via indicata da Cristo, una via di rinascita, di affrancamento dal Male, di santificazione. In realtà ogni giorno l’essere umano è chiamato a fare una scelta.

Negli eventi importanti come in quelli quotidiani, nei periodi di gioia e in quelli di dolore, la domanda pressante è sempre la stessa: che via scelgo? A Fatima Santa Maria ha ribadito che la via dei peccatori sfocia nella dannazione, mentre la via della salvezza, che parte dalla conversione, conduce alla comunione con Dio. Se vuole evitare l’autodistruzione e la distruzione del mondo, l’uomo deve scegliere quest’ultima via. L’appello fu fatto nel pieno della Prima Guerra Mondiale, un conflitto terribile che insanguinò l’Europa, quando l’urgenza della conversione era davvero pressante. Tuttavia esso è valido per ogni epoca della storia umana, sempre segnata da catastrofi, guerre e sofferenze, frutti del Male.

E’ perciò un invito rivolto anche a noi uomini e donne dell’età postmoderna, che nonostante i grandi progressi della scienza e della tecnica viviamo il rischio di “disumanizzarci”, di asservirci alle nostre pulsioni di morte, di confondere la libertà con l’arbitrio, di scivolare nell’abisso del nichilismo.

Nella cultura del “pensiero debole”, dove tutto è relativo, nella stagione della “società liquida” dove i punti di riferimento cambiano velocemente, credere è diventato una sfida, e il dubbio tende la sua trappola: e se davvero non c’è la terraferma della verità, né il porto sicuro dei valori, e cadendo nell’abisso del presente (e in quello futuro della morte) incontreremo il nulla? A Cova da Iria la “bianca Signora” ha testimoniato la realtà e la verità del Mistero della Trinità operante nell’oggi delle generazioni umane, il piano di salvezza di Dio per noi, e la parte importante che ha in questo progetto la creatura umana con la sua libertà, quando sceglie il Bene.

Micaela Merlino

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