Viterbo SPORT STORIA Viterbese e Serie C, un lungo sguardo all'indietro
Luigi Torquati



La Viterbese, squadra del campionato 1970/71 con Rambone e Rocchi
(Archivio Luigi Torquati)

Partiamo dalla Serie C appena conquistata, quella cioè che faremo nel campionato 2016/2017. Onore e merito a Piero Camilli che, unita la sua Castrense alla fallita Viterbese, nella stagione 2013/2014 vince il campionato di Eccellenza, sfiora in quella 2014/2015 il passaggio in serie C e quest’anno è riuscito comodamente a vincere il campionato grazie anche alla bravura degli atleti e all’ottima competenza tecnica dell’allenatore Nofri.

Se non vado errato, la Viterbese dalla sua nascita ha disputato la Serie C già per venti stagioni (1) e, quindi, per la ventunesima volta figurerà tra i professionisti del calcio nazionale. Forse i puristi diranno che tra le venti volte della serie C, per 7 stagioni era la C2 e perciò non il vero professionismo; ma queste sono quisquilie di poca importanza; si trattava, in effetti, di una diversa organizzazione calcistica territoriale, era comunque la Serie C, con partite memorabili contro squadre di prima grandezza come Spal, Ascoli, Catania, ecc.

Il 7 maggio scorso, come ci ha anche ricordato Mario Cipolloni nel suo articolo “Sempre Campioni”, alla Camera di Commercio si è svolto un incontro con alcuni giocatori che disputarono la serie C nella stagione 76/77, sotto la guida dell’allenatore Persenda e la presidenza di Angelo Natali. L’iniziativa di Massimiliano Mascolo ha riscosso un ottimo successo; un "amarcord” riuscitissimo, come affermato da Cipolloni.

Personalmente, pur ricordando benissimo quella serie C (facevo ancora presenza fissa allo stadio) e i vari giocatori da Scala a Scicolone, a Scapecchi, a Fabri, a Tarantelli, a Cuccuini, a Vuerich, ecc., ho tanta nostalgia delle stagioni 70/71, 71/72, 72,73. Nostalgia che nasce dal paragone che mi sorge spontaneo tra Piero Camilli e Enrico Rocchi. Entrambi con una passione vera per il calcio, con tanta caparbietà nel volere la serie C, con un carattere forte da veri comandanti.

Ricordo ancora il “Quadro Sociale” dell’Unione Sportiva Viterbese del settembre 1970: Presidente Enrico Rocchi; Vice Presidenti Alfiero Catoni – Benito Gori – Mario Zarghetta; Consiglieri Salvatore Arena – Mario Cipolloni – Roberto De Carolis – Alfredo Fortini – Antonio Mecarini – Gastone Sileoni – Luigi Torquati; Segretario Aldo Baiocchini; Direttore Sportivo Ivano Aidala.

Nello stesso periodo, ebbi l’idea di fare un giornale, ne parlai con Alfredo Fortini e Ivano Aidala e nacque così il “Corriere Gialloblù”. Dopo due “numeri unici” ci mettemmo d’accordo con Gianvincenzo Lucchesi e il giornale diventò supplemento sportivo de “Il Bulicame”, con regolare registrazione al Tribunale di Viterbo. Direttore Responsabile Ivano Aidala, con la redazione formata da me, da Alfredo Fortini e poi con lo stesso Lucchesi e Umberto Rossi. Per la cronaca, o meglio curiosità, fu nell’aprile 71 che nacque la mia rubrica “Sassate in piccionaia” e il mio pseudonimo “Lutor”.

Nella stagione 71/72 Direttore Responsabile diventò Michele Bonatesta, dando il cambio a Aidala; io assunsi il ruolo ufficiale di Direttore e nella redazione si aggiunse mio padre Antonio, con il compito di presentare la città della squadra che veniva a giocare a Viterbo. La novità più importante, comunque, fu la collaborazione del grande Peppe Mascolo che, fin dal secondo numero, si assunse il compito dell’articolo di fondo. Nella stagione successiva iniziò a scrivere per il Corriere Gialloblù l’amico Mario Cipolloni.

Nel febbraio del 1973 ci fu la fine del “Corriere Gialloblù”. Divergenze insanabili con il Bulicame ci portarono alla decisione di troncare ogni rapporto e fu così che demmo vita ad un nuovo giornale: “La voce dello Stadio”, con Giuseppe Mascolo Direttore Responsabile e regolare autorizzazione del Tribunale. Stessa impostazione, stesse rubriche, stessi “faticatori”, solo il rincrescimento di aver dato lustro a persone che non meritavano di averlo.

Purtroppo anche il nuovo giornale finì con la retrocessione della Viterbese. Avevo detto fin dall’inizio che avrei fatto un giornale per la Viterbese in serie C e che se finiva l’avventura tra i professionisti il giornale avrebbe chiuso. E così, ripeto purtroppo, è stato.

Forse mi sono dilungato troppo con i ricordi e con il giornale, ma come si fa a non avere rimpianti per una propria creatura? Difficilmente ci si può dimenticare dei momenti sia brutti che belli passati in quegli anni ed ora c’è la speranza per i tifosi di oggi di vivere anche loro episodi simili a quelli che ho vissuto io, di vedere partite di livello superiore, di appassionarsi, tifare, piangere, possibilmente di gioia, per i colori gialloblù. Viterbo merita la serie C, anche se continua ad avere elementi deleteri, disgraziatamente, tra chi dovrebbe amministrare, che sostengono che il calcio non produce turismo; questo forse perché noi viterbesi abbiamo una mentalità diversa: solo in pochi seguono la squadra in trasferta mentre i tifosi delle altre squadre, specialmente quelli delle squadre professioniste, la pensano diversamente e organizzano anche pullman.

Ma ero partito con uno scopo, quello dell’abbinamento promozione in C con Camilli e promozione in C con Rocchi. Abbiamo vissuto la festa che c’è stata al campo e in città l’8 maggio di quest’anno; voglio salutarvi facendovi rivivere, per chi c’era e per conoscenza dei più giovani, la promozione del maggio 1970, ma non con le mie povere parole, bensì con quelle del più grande giornalista sportivo di Viterbo:

Dal libro “Dall’Artiglio (2) al Vestuti (3)” di Giuseppe Mascolo

Una figura pesante, quasi goffa, imbocca, il corridoio antistante le tribune. Lo percorre per intero. Trafelato, sconvolto in viso, quasi irriconoscibile, è Sergio Barili, Costantini gli ha appena telefonato quattro parole "II Velletri ha segnato.....” Trasmette i! messaggio al fratello Giorgio che diffonde la notizia con l'altoparlante.

Lo stadio della Palazzina s'incendia. Mortaretti, grida, agitar dì bandiere: un autentico uragano. La Viterbese sta vincendo contro il Tempio, il Frosinone perde……

Dunque è fatta. La Viterbese è in serie C.

Sotto gli occhi attoniti, sbigottiti dell’arbitro Mario Iseppi, da San Dona del Piave, i giocatori giallo-blu si abbracciano. Per la gioia abbozzano buffi passi di danza. Iseppi fischia subito la fine. Scoppiano spari, ancora mortaretti. Osanna e urli e squilli di tromba. Lo stadio è una bolgia. Dai distinti I primi invasori raggiungono il terreno di gioco agitando vessilli giallo-blu; alcuni sono fasciati con i colori di Viterbo.

I giocatori indugiano nella calca. Mille persone si contendono tredici maglie fradice di sudore, baciano tredici visi rigati di lacrime. Rocchi, sollevato, sballottato, baciato, stretto nella morsa, perde i sensi, mentre Merlin e dodici torsi indecorosamente nudi raggiungono a fatica gli spogliatoi.

L’ansia che aveva accentuato i sintomi della mia distonia per almeno una settimana, scompare. Non ci sono ormai più motivi di tensione. Mi ritrovo seduto in una panca dello spogliatoio. Stanco, esausto per le emozioni. Ma felice, come tutto l’ambiente che mi circonda. Attendo qualcosa. Ma non ricordo.

Mi richiama alla realtà Franco Beccaccioli il quale accompagna con un lungo abbraccio quel "qualcosa" che aspettavo: la sua maglia. Una vecchia promessa mantenuta.

Non ho mai nascosto ad alcuno la mia profonda stima per Franco Beccaccioli. Come uomo e come calciatore. Ha avuto sempre la mia comprensione come uomo, forse perché la nostra vita è corsa su due binari paralleli; l'alta considerazione per il calciatore scaturisce dalle doti di Franco, unanimamente riconosciute ed ammirate.

Ho anch'io, dunque, il mio trofeo. Da tanti Invidiato.

Con quella maglia gialla e azzurra strettamente difesa, tra una fitta e l’altra per via di abbracci e strette di mano troppo vigorosi, mi raggiro, senza una precisa destinazione, nel sottotribuna.

Nella mia testa c’è posto per un solo pensiero: la Viterbese è in serie C. La lotta ad oltranza con il MAR (Marocco, Aidala, Rambone) è alfine vinta.

Mi pare di riconoscere Enrico Rocchi seduto in un corridoio assistito da due medici.

Stento a credere sia lo stesso che pochi mesi prima, improvvisando nell'intervallo di una partita un estemporaneo discorso con la caratteristica cadenza dell' "uomo di Predappio" aveva spinto più di uno spettatore ad un istintivo saluto romano. Accanto a Rocchi c'è anche il Presidente del S.E.F. Tempio, il cav. Gianni Monteduro.

Accigliato, è il ritratto dell’amarezza più profonda. La Viterbese battendo la sua squadra, l'ha costretta alla retrocessione. Monteduro è amico di Rocchi. Hanno in comune il carattere schietto, la passionaccia per il calcio ed il gusto per gli ottimi vini di Sardegna. Prima della partila Monteduro aveva detto apertamente. "Comunque andrà ne soffrirò". E, purtroppo per lui e per II Tempio, era andata nel modo peggiore: Lorenzetti piegalo due volle da PescosoIido, il "cannoniere'' Montenegro, toccato duro da Giordani, e costretto ad abbandonare il campo. Viterbese impietosa……

Ma pur nell’amarezza del momento, Monteduro trova le parole per felicitarsi con Rocchi, sperticandosi in elogi per la squadra, per il tecnico, per il pubblico e per il Commissario della Viterbese, il suo amico Enrico Rocchi.

E, sulla scia di Monteduro, Forchiassin, Giordo, Fois e tutti gli altri giocatori tempiesi, pur masticando bile, compiono il rituale imposto dal protocollo.

Dallo stadio, intanto, l'entusiasmo si spande per la città. Colonne dì auto, garrire di vessilli, clacson spiegati, trombe assordanti.

Viterbo è in preda ad una sorta di raptus calcistico. In Corso Italia si stappano bottiglie di spumante; in Piazza del Comune, Rocchi, ormai ripresosi, inscena -sollecitato da centinaia di sportivi- una specie di comizio. 

Frasi fatte: "Siamo forti! Abbiamo battuto tutto e tutti….. Viterbese....." Un gruppo di tifosi invade la sede sociale e fa incetta di gagliardetti, distintivi ed altri trofei. Io il mio trofeo ce l'ho: la maglia regalatami da Franco Beccaccioli.

La metto bene in viste sul balcone di casa mia: tutta la città è tappezzata di giallo e blu. E non posso non partecipare alla festa. La stendo perciò con cura sul balcone. La dolce brezza di questa splendida serata di mezzo maggio l'accarezza. Asciugandola.

E mentre a notte inoltrata, al banchetto ufficiale, seduto da "Checcarello" stanco, sfinito, senza ormai alcun interesse, ascolto Adriano Zecca, che mi propina la trama del film "II Presidente del Borgorosso F.C.” di cui ha curato la sceneggiatura, tra le battute di Toto Mattioli, le stornellate di Mario Lanza, la lettura dei telegrammi di felicitazione, ripenso a quella figura, a quel volto, a quel "messaggero" della vittoria. E non mi sembra più né goffa, né pesante la figura; né trafelato, né sconvolto il viso.

Il volto della vittoria è sempre bello; la sua figura è esile, eterea quasi. Anche se appartiene, come nel nostro caso, ad un uomo. E di buona stazza.

 Luigi Torquati

(1) Stagioni in serie C della Viterbese: 45/46 – 46/47 – 47/48 – 70/71 – 71/72 – 72/73 – 76/77 – 95/96 – 96/97 – 97/98 – 98/99 – 99/2000 – 2000/2001 - 2001/2002 – 2002/2003 -2003/2004 – 2004/2005 – 2005/2006 – 2006/2007- 2007/2008

(2) Stadio Artiglio/Roma

(3) Stadio Donato Vestuti/Salerno

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