Viterbo POLITICA Basta dare un’occhiata ai collaboratori di Primato
di Giuseppe Bracchi

 

Leonilde Jotti

Forse non tutti conoscono (e ci mancherebbe altro, in questa italietta delle mezze seghe che si diletta a leggere le cretinate della Lintizzetto, altra mezza sega dello spettacolo e degna spalla di quell’altro strapagato dalla Rai e cioè da noi, forse perché il loro cervello non riesce ad assimilare nulla di più impegnativo e dei giornalisti guardoni o innamorati delle note a piè di pagina) il prezioso libro di Mirella Serri, I Redenti, ovvero gli intellettuali che vissero due volte: 1938 – 1948.

Mirella Serri, docente di Letteratura italiana moderna e contemporanea presso l’Università di Roma, con quest’opera ci ha trasmesso uno spaccato culturale che qualcuno (anzi, troppi!) sul fronte degli intellettuali italiani, vorrebbe rappresentato (e sottolineo vorrebbe) come una netta censura dal regime, dal dopoguerra ad oggi, dopo la caduta del fascismo, ma che invece la docente e studiosa mostra e dimostra, documenti alla mano, come “quasi tutti gli scrittori, giornalisti e gli studiosi che avevano collaborato ai quotidiani ed alle riviste del regime, passarono dolcemente dal fascismo all’antifascismo. (…).

Basta dare un’occhiata ai collaboratori di Primato, la rivista fondata e diretta da Giuseppe Bottai, per comprendere che non è possibile dare una sola risposta per Sibilla Aleramo e Corrado Alvaro, Arrigo Benedetti e Vitaliano Brancati, Dino Buzzati e Mario Luzi, Dino del Bo e Leo Longanesi, Guido Piovene e Vasco Pratolini, Giaime Pintor e Salvatore Quasimodo, Renato Guttuso e Marcello Piacentini, Giulio Carlo Argan e Indro Montanelli, Giorgio Spini e Luigi Salvatorelli….”.

Alla lunga lista di nomi sopracitati e comprendenti scrittori, giornalisti ed intellettuali, manca però anche qualche politico nostrano, appartenente alla primissima Repubblica e per anni fedele compagna, in tutti i sensi, di Palmiro Togliatti. Ovvero, nientepopodimenoché, Leonilde Jotti, detta Nilde, laureata presso l’Università Cattolica di Milano e per anni convivente con Palmiro Togliatti, già coniugato con Rita Montagnani e padre di un figlio, Aldo, dal padre sempre negletto.

Il “sorprendente scoop” ci è arrivato dalla Stampa Reggiana diretta dal collega Ercole Spallanzani, il quale non solo di recente ha pubblicato una foto risalente agli anni 1942 – 43 e che ritrae la detta Leonilde, futuro Presidente della Camera democratica ed antifascista, mentre in camicia nera è impegnata in una parata scolastica di Regime, ma lo stesso Spallanzani ora ci ha tramandato una bella tessera, con tanto di bollo di Lire 6, recante la seguente dicitura: “PARTITO NAZIONALE FASCISTA – FEDERAZIONE DEI FASCI FEMMINILI DI REGGIO EMILIA: Certifico che la camerata Nilde Jotti, fu Egidio, è iscritta al Partito Nazionale Fascista dal 5 ottobre 1942, proveniente dalla G.I.L. con la XVI Leva Fascista…”.

Il tutto naturalmente firmato dall’allora fiduciaria provinciale, tal Nevina Beccari, nonché controfirmato dal Segretario federale, tal G.P. Pisnigiani.

Meravigliati?

Per quel che mi riguarda assolutamente no. Anche perché a rigore storico, il suo compagno Palmiro Togliatti, detto il Migliore, mentre nel dopoguerra ed in fase di Assemblea costituente era a capo del Ministero di Grazia e Giustizia, impegnato a plasmare un Ordine (oggi Potere) giudiziario a sua immagine rossiccia, ildiana, bocassiniana somiglianza (in parte come ci mostra oggi la storia anche riuscendoci), graziò non pochi elementi appartenuti al passato regime fascista, facendoli transitare dalle sue parti (fra questi anche un ex magistrato fascista, ovvero il padre del futuro segretario del PCI, Enrico Berlinguer).

Ecco questo, però, è uno di quei casi di … nemesi storica in cui il Diavolo fa le pentole, ma non i coperchi. 

Giuseppe Bracchi

 

 

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