Le Muse di Ferento e una “Zitella” in processione

Vincenzo Ceniti

Tuscia in pillole
Sollazzo degli Dei

Otto le Signore del Teatro romano di Ferento esposte a Viterbo nel Museo Archeologico Nazionale della Rocca Albornoz. Sono le Muse marmoree (metà del II sec. d.C.)  che ornavano  le nicchie dell’ordine inferiore della scena.

I nomi: Melpemone (tragedia), con maschera tragica e clava (acefala), Talia (commedia) con maschera comica e pedum (acefala), Erato (poesia lirica) con la cetra (acefala), Euterpe (danza e cori tragici) con la doppia tibia, Clio (storia) con il dittico e lo stilo (mancante), Tersicore (poesia conviviale) con la lira (acefala), Urania (astronomia) con la sfera nella mano sinistra, conservata ma non ricomponibile, e radius (mancante) (acefala), Calliope (poesia elegiaca) di cui rimane solo un avambraccio con il rotolo. Ci sarebbe stata una nona statua, Polimnia (pantomina), ma manca poiché dispersa; aveva la figura  femminile con cintura chiusa da due fibbie a forma di mani destre strette di diversa fattura e marmo rispetto alle altre. 

Poiché sono otto le nicchie del primo ordine, Polimnia sarebbe da collocare secondo gli esperti sul fianco del frontescena o ai lati della porta regia. Nella mitologia greca le Muse, figlie di Zeus e di Mnemosine (dea della memoria) sono le divinità del canto e della danza che  allietano il banchetto degli dei nell’Olimpo, come anche descritto da Omero nell’Iliade. 

Le Muse per molti anni vennero conservate al Museo Archeologico di Firenze. Il loro rientro a Viterbo, nella Rocca Albornoz, nel frattempo adibita a Museo Archeologico Nazionale, risale al 1984. 

Va ricordato che nell’Ottocento la cavea del Teatro era completamente interrata. Nei primi anni del Novecento vennero effettuate da Luigi Rossi Danielli le prime indagini sistematiche che riportarono in luce la parte inferiore del fronte scena, la fossa scenica, il piano dell’orchestra e una parte della cavea. Tutti i reperti rinvenuti furono portati al Museo Archeologico di Firenze da cui dipendeva allora il Viterbese.  Oggi l’intero complesso è fruibile grazie ai volontari dell’ArcheoTuscia che vigilano  e tengono in ordine.  

Alzataccia dell’Immacolata alle 5

Signore anche a Gallese, protagoniste in due occasioni. La mattina dell’8 agosto, in occasione della processione di San Famiano, fanno da madrine ad alcune giovani “zitelle” del posto  Queste  ragazze povere venivano assistite nei secoli andati da benefattori e confraternite che concedevano loro sussidi e doti per trovare marito e formare una famiglia. Per ambire alla dote dovevano essere nubili, native di Gallese,  aver compiuto 15 anni ed essere povere ed oneste. Se ne occupava la Compagnia del SS. Rosario che estraeva a sorte ogni anno da un “bussolo” il nome della fortunata ragazza cui veniva assegnata la dote. 

Da alcuni secoli le zitelle, insieme alle Signore madrine, sono accolte nella processione del patrono San Famiano con un abito spartano composto di un solo telo di stoffa bianca, velo in testa e cero nella mano destra. L’altra è appoggiata a quella della madrina. 

Dal momento che siete a Gallese, vi consigliamo di restare a pranzo per degustare in una delle trattorie del posto alcune specialità della cucina locale come  il  “Pane mollo co’ l’ovo” che in ogni caso va in sagra per le “Giornate del Vino e dell’Olio” il terzo weekend di Novembre. 

Le Signore si fanno sentire anche l’8 Dicembre, in pieno inverno, alla 5 del mattino. La banda musicale “Città di Gallese” al ritmo di una marcetta tradizionale, il cui spartito viene tramandato oralmente da padre in figlio, sfila a quell’ora insolita per le vie del paese fino alla chiesa di Sant’Agostino, seguita da un nutrito gruppo di festaiole guidate dalla Priora con tanto di stendardo. E’ la tradizionale “Sveglia dell’Immacolata”, organizzata da tempo immemorabile da un comitato di sole donne che al termine della sfilata offrono a tutti una colazione calda (ce n’é bisogno) nei locali dell’ex convento di Sant’Agostino adiacente alla chiesa. La festa prosegue durante la giornata  con altre manifestazioni popolari in omaggio alla Madonna. . 

Le Signore di Gallese scendono in piazza anche per la processione del Venerdì Santo,  quando  s’accollano sulle spalle per antica tradizione la statua  dell’Addolorata. 

 

 

 

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