Francesco Mattioli, sociologo
 
Paolo D’Arpini racconta la bella favola indiana sulle montagne e il vento, ma così ingolosisce l’eolico.
Condanna eolico e fotovoltaico perché stuprano il paesaggio e consiglia di passare all’idroelettrico. Peccato che l’idroelettrico presuppone le dighe, quanto di peggio nello stuprare il paesaggio, visto che pareggia valli e valloni, campanili compresi. 

Poi, forse dilaniato nella coscienza, invita a consumare meno elettricità. E ritira fuori la storia del consumismo, roba da tromboni veteromarxisti anni ‘40 o da luddisti: lo spreco è una cosa, la decrescita (sempre infelice) è un’altra cosa.
 
Se vogliamo decarbonizzare la produzione energetica, se vogliamo evitare il petrolio, sarà inevitabile affidarsi massicciamente a eolico e fotovoltaico.
 
Perché di energia pulita elettrica ne avremo molto bisogno: vogliamo evitare che circolino milioni di automobili a carburanti fossili?
 
Occorrerà far circolare milioni di automobili elettriche. Vogliamo fabbriche pulite?
 
Dovremo ricorrere all’elettrico e al biogas.  E se vogliamo continuare a comunicare, avremo sempre bisogno di pc, smartphone, che esigono elettricità. 

E si badi bene: con la tecnologia siamo ancora indietro, sarà necessario correre per rispettare il 2030 europeo...

Se si vuole rinunciare all’eolico e al fotovoltaico, si profila un’altra fonte di energia pulita... il nucleare... che non stupra il paesaggio, ma occorre pregare qualche dio perché non avvenga un guasto... e comunque esige depositi di scorie in continuo aumento.
 
Botte piena e partner ubriaco non sono compatibili. A meno di non tornare indietro di duecento anni almeno, quando si moriva di raffreddore...
 
 

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