Paolo D’Arpini

Mentre da un lato l’agroindustria preme per l’introduzione di immissioni OGM (anche nel mercato del biologico), alcuni settori della società civile stanno spingendo per rinforzare la piccola produzione agricola organica e per incentivare la ripopolazione di aree rurali non soggette a coltivazioni estensive.

Anche in Italia il ritorno alla campagna e il tentativo di autoproduzione ed autonomia alimentare portata avanti da diversi gruppi di carattere bioregionale (vedi gli esperimenti in corso presso i membri della Rete Bioregionale Italiana, degli Ecovillaggi e dei movimenti vegetariani e naturisti) trova il favore di vari ambiti ecologisti in università e pensatoi d’Europa.

Il fatto è che per soddisfare la richiesta di cibo biologico, sempre più in crescita, è necessario che le tecniche organiche innovative, riconosciute come valide dalla Comunità Europea, siano adottate anche nei settori agricoli tradizionali ed in estensioni agricole facilitate ad una alta produzione. Il che significa che ampie aree attualmente utilizzate per l’agricoltura industriale dovrebbero pian piano essere riconvertite e recuperate per la produzione organico biologica.

Ovviamente questa spinta verso il biologico è anche incentivata dal numero sempre più alto di vegetariani naturisti che chiedono maggiore disponibilità sul mercato di prodotti biologici. Vegetarismo e diete naturali vanno infatti di pari passo.

Il movimento vegetariano, ecologista e bioregionale in tal modo forse è riuscito ad influenzare gli indirizzi comunitari (od almeno si spera).

 

Fonte: https://circolovegetarianotreia.wordpress.com/2021/11/26/biologico-e-vegetariano-si-danno-la-mano-%ef%bf%bc/

 

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