RICORDI DEL CAFFE' SCHENARDI
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Domenico Meschini col furgone, tra l'altro mio amico e infaticabile collega in biblioteca a Viterbo (m.g.)

Domenico Meschini
Fine anni sessanta inizio degli anni settanta con gli Iavarone ho avuto la fortuna di lavorarci sei anni circa, bella esperienza per la mia età, quello in foto era il furgoncino con il quale specie a Natale e a Pasqua, consegnavo pacchi e pacchetti a “mezza Viterbo”.

Manoscritto del XV secolo del De remediis utriusque fortunae di Francesco Petrarca

 

Micaela Merlino, giornalista, archeologa STORIA

Le epidemie hanno segnato nel corso dei secoli la storia dell’Italia e dell’Europa, è stato fondamentale tramandarne la memoria per costruire un sapere condiviso, fondamento culturale necessario per affrontare anche nel presente questa emergenza con maggiore consapevolezza.

 

Personale del Gran Caffè Schenardi nel 1957 circa

 

Viterbo STORIA
Mauro Galeotti

La foto qui sopra ritrae il personale del Gran Caffè Schenardi nella metà degli anni '50 del secolo scorso.
Tra loro è Matteo, il terzo da sinistra, che ricordo con grande affetto perché abitava in Via san Bonaventura, nel portone accanto alla bottega di frutta di mia nonna Maria Ceccarelli in Matteacci.

Viterbo Viale Trieste nel 1907 di fronte al passaggio a livello, a sinistra è Viale Baracca (Archivio Mauro Galeotti)

Viterbo STORIA
Mauro Galeotti

La storia di Viale Trieste

Di Viale Trieste, che collega Viterbo con La Quercia, tanto da essere ancora oggi chiamato familiarmente Strada della Quercia, ma che fino ai primi del 1900 era detto Viale della Madonna della Quercia, leggo una memoria, del 16 Settembre 1536 di Giacomo Sacchi, nei Ricordi di casa Sacchi per la venuta di Paolo III, «Supplicai [il papa] ancora si facesse una strata da Viterbo alla Madonna [della Quercia], dritta e bene ordinata; et anco che si  riserrasse il campo della Fiera, et si murassero altre botteghe. Et così Sua Santità il tutto ne concedé».

 

Fontana in Viale Trieste voluta nel 1541 da papa Paolo III, foto Collinet-Guerin del 1910 (Archivio Mauro Galeotti)
(Vedi anche http://www.madonnadellaquercia.it) 

 Viterbo CRONACA STORICA da "PIZZERIA IL MONASTERO VITERBO"
Nicolò Maria Torelli

Pontefici Romani divoti della Madonna della Quercia, vengono a visitarla, ricevono grazie, e concedono privilegi

(Leggi l'inizio delle visite, le trovi qui sotto, appresso alla pubblicità del Monastero)

Paolo III Farnese non inferiore ad alcuno de' suoi Predecessori nella divozione verso questa Santa Imagine, quasi ogn'anno del suo lungo Ponteficato venne con gran consolazione del suo spirito a riverirla, e più volte celebrò la Messa al suo Altare.

 

Cura di Vetralla contadini nel 1930 c. (Archivio Mauro Galeotti)

Viterbo STORIA
Mauro Galeoti dal libro L'illustrissima Città di Viterbo, Viterbo, 2002

Vignaroli

I Vignaroli avevano un loro Statuto redatto sotto papa Adriano VI (1522 - 1523) e approvato per la prima volta nel 1524. Pietro Savignoni data lo Statuto al 1522 ed è conservato nell’Archivio storico del Comune di Viterbo, depositato nella Biblioteca degli Ardenti di Viterbo.

Il Palazzo Gatti in Via card. La Fontaine negli anni '50 del 1900, a destra è un'edicola
(Archivio Mauro Galeotti)

Viterbo STORIA
Mauro Galeotti dal libro L'illustrissima Città di Viterbo, Viterbo, 2002

Palazzo del capitano del popolo, detto Palazzo Gatti e la Fontana di san Moccichello

In Via cardinal La Fontaine nn. 104 - 110 è il Palazzo del capitano del popolo, costruito nel 1275 dalla Comunità di Viterbo a ridosso della Chiesa di san Pietro dell’Olmo.

Prato Giardino nel 1910, Il Bosco (Archivio Mauro Galeotti)

Viterbo STORIA
Mauro Galeotti dal libro L'illustrissima Città di Viterbo, Viterbo, 2002

Prato Giardino

Nella Pianta di Viterbo di Tarquinio Ligustri, 1596, l’area occupata oggi da Prato Giardino viene denominata Campo Giardino, Prato del Giardino, questo appezzamento di terreno ebbe il nome Giardino sin dal XIV secolo.

Friigello, possibile maschera viterbese

Viterbo STORIA
Mauro Galeotti

La prima testimonianza che ho trovato del Carnevale a Viterbo è dell’11 Febbraio 1198, infatti, Francesco Orioli nel suo libro “Florilegio viterbese ossia notizie diverse intorno a Viterbo e alle sue adiacenze” Roma 1855, riporta a pagina 60 il testo di una pergamena con quella data, conservata nell’Archivio Comunale di Viterbo, presso la Biblioteca degli Ardenti, in cui il podestà Ranerius Peponis, Raniero di Pepone, a nome dell’Università viterbese e dei rettori della città, stipulò con i quattro condomini di Valentano di fare guerra o pace secondo quanto ordinava il Comune di Viterbo «[...] e di pagare in carnevale ogni anno X libre di buoni senesi [...]», « “[...] et reddere faciemus singulis annis in carnisprivio X libras bonorum senensium [...]».

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 I libri

di Mauro Galeotti

 

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