Viterbo STORIA Fausto Cavalloro entrò nell’Ept giovanissimo come “fattorino” agli inizi degli anni Cinquanta

 

Vincenzo Ceniti e Fausto Cavalloro

Se ne andato a 78 anni uno degli ultimi superstiti dell’Ente Provinciale per il Turismo di Viterbo, tanto per intenderci l’Ufficio che si affacciava fino al 1996 su piazza dei Caduti accanto al tempietto di Santa Maria della Peste.

Dal 2010 si trovava a Villa Immacolata in seguito ad un ictus.

Fausto Cavalloro entrò nell’Ept giovanissimo come “fattorino” agli inizi degli anni Cinquanta. In quei tempi non c’erano computer, fax o cellulari, per cui le “missive” urgenti all’interno della città dovevano essere consegnate a mano e velocemente. Pensiamo ai comunicati stampa, o alle convocazioni  a breve tempo di incontri o riunioni.

In seguito curò alcuni settori vitali, soprattutto archivio e magazzino

All’Ept di allora tutto si faceva in casa, a cominciare dalla spedizione di quintali di carta (depliant, brochure, riviste ed altro) non solo in Italia ma in molti altri paesi europei, per finire all’allestimento delle strutture per spettacoli di vario genere Macchina di Santa Rosa, Concorsi Ippici a Prato Giardino, spettacoli teatrali a Ferento, Estate Musicale Viterbese in vari centri della provincia, Festival Barocco, tornei di sbandieratori, fiaccola etrusca (il suo braccio con la fiaccola posò per il manifesto ufficiale), convegni, rassegne gastronomiche (“Il lansagnolo d’oro”) ecc., cui Cavalloro sovrintendeva “con l’occhio del padrone”.

Quando gestiva l’allestimento delle tribune in piazza del Plebiscito per il trasporto della Macchina di Santa Rosa (erano i primi anni Settanta) era un piacere vederlo guidare il lavoro degli operai nelle varie fasi del  montaggio.

Grande soddisfazione anche quando negli anni Ottanta,  gestì la sistemazione di una tomba etrusca negli studi della Rai TV per una  diretta con Enrica Bonaccorti e Piero Badaloni.

La tomba (riproduzione di Rolando Di Gaetani, a giustezza naturale, della tomba Cardarelli di Tarquinia) era già stata montata in molte fiere turistiche in Italia e in Europa.

Il magazzino era un salotto con ogni ben di Dio: tribune, pedane, sedie, palanche, transenne, cantinelle, riflettori, tazze, piatti, bicchieri (per le manifestazione gastronomiche), pannelli per manifesti, cordami, teloni per stand, microfoni, casse audio, perfino un jukebox e un organo positivo.

Fu lui ad organizzare con un camion e due operai il trasferimento-lampo  della “Pietà” di Sebastiano del Piombo dall’Istituto Centrale del Restauro a Roma (dove stava da diversi anni) al Palazzo dei Papi per l’inaugurazione di una delle tante Mostre di Antiquariato. Oggi quell’operazione sarebbe stata impensabile. La tavola fu poi sistemata nella cappella palatina di palazzo dei Priori.

Ricordo i primi restauri dei locali adiacenti alla chiesa di San Carlo a Pianoscarano per un museo delle Tradizioni Popolari, quelli per l’utilizzazione della Chiesa degli Almadiani per le mostre di prodotti tipici della Tuscia, l’allestimento del ristorante “La Zaffera”, i lavori alla Loggia di San Tommaso per la creazione di uno shopping turistico e del museo delle Confraternite, l’allestimento di una trattoria campestre nel Casale dell’Osteria presso l’area archeologica di Vulci ed altro ancora.

Cavalloro interloquiva con gli operai, li controllava, provvedeva all’approvvigionamento dei materiali, a segnalare disfunzioni ecc, sempre nell’esclusivo interesse dell’ente.

Questo è il particolare che va rimarcato.

Cavalloro svolgeva le mansioni, a volte insostituibili, per il buon esito di una manifestazione o di una qualsiasi iniziativa  con la stessa cura con cui avrebbe affrontato un lavoro di casa. E non era cosa da poco.

Vincenzo Ceniti
già dirigente dell’Ept di Viterbo

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