Viterbo STORIA Dal settimanale viterbese “Il Bulicame” Anno III, n.23, del 8 giugno 1946
di Emanuela Dei

 

Un manifesto della Repubblica romana (Archivio Mauro Galeotti)

Nel 1798 Viterbo diventava repubblicana. Già, perché prima eravamo sotto il governo papale. Il 22 febbraio di quell'anno, Pio VI benediva  per l'ultima volta i viterbesi dalla loggia del convento della Trinità e poi partiva definitivamente verso l'esilio.

Lo stesso giorno la Guardia Civica ribattezzava piazza del Comune, piazza della Repubblica e innalzava una nuova bandiera dai tre colori, bianco, rosso e nero. Da quel momento si gettarono le basi per l'organizzazione di una nuova città.

Ma quali furono i cambiamenti? Innanzi tutto le principali piazze cambiarono nome, piazza dell'Uguaglianza (pizza delle Erbe), piazza della Libertà (piazza della Rocca) poi, anche le contrade e i rioni furono chiamati con i nomi delle più antiche tradizioni e leggende viterbesi. Ercole, Vetulonia, Longula, Sepali, Sonza, Arbano Fano, Galiana furono le nuove denominazioni in modo da cancellare le tracce della dominazione del papato.

Nella città si organizzò un sistema di pubblica illuminazione.  Si ordinò che ogni proprietario dei primi piani delle case ponesse in ciascuna finestra un lume ad olio. Questa soluzione, benché fosse l'ideale per scoraggiare qualsiasi malintenzionato ad operare furti e  rapine durante la notte, fu presto modificata per venire in contro alle spese che i proprietari sopportavano. Un lume ogni due finestre, poi ogni tre, alla fine, per far cessare liti e controversie, si stabilì di acquistare, mediante sottoscrizioni volontarie, appositi lampioni.

Per l'igiene e la nettezza urbana si obbligò i proprietari a scopare, la mattina di ogni martedì e sabato, il tratto di strada davanti alle proprie abitazioni e botteghe. Inoltre, fu vietato che i maiali e altre bestie domestiche circolassero per le vie della città. Pare però, che le disposizioni per i maiali non furono rispettate, poiché più volte fu necessario rinnovare il bando.

Si dispose che i pubblici orologi segnassero l'ora secondo l'orario astronomico e fu adottato il nuovo calendario repubblicano.

Un febbrile eccitamento invase la popolazione e anche i più restii presero a chiamarsi, con piacere, cittadini.

Dal settimanale viterbese “Il Bulicame” Anno III, n.23, del 8 giugno 1946, che aveva come direttore responsabile Corrado Buzzi, apprendiamo questo curioso racconto. Un settimanale che si avvaleva di un solo foglio stampato fronte/retro e che al costo di lire 5 forniva notizie e argute riflessioni.

Emanuela Dei

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