Viterbo CRONACA L'altare Botonti ritrova la sua Pietà

La Pietà di Sebastiano del Piombo

Leggi la storia dell'altare

Ricordando Padre Giovanni Auda. Programma di oggi sabato 13 Dicembre 2014
Ore 17 -  Solenne concelebrazione presieduta da monsignor Lino Fumagalli, vescovo di Viterbo
Seguirà: Illustrazione storico-artistica della Basilica (prof. dr. Alessandro Marcoaldi)

Padre Giovanni Auda, un grande francescano, un testimone di un grande Amore(padre Vittorio Trani, Ministro Provinciale OFM Conventuali)

Inaugurazione della riproduzione della pala d’altare “La Pietà” di Sebastiano del Piombo che, per l’occasione, torna definitivamente nella sua sede originaria all’interno della Basilica di San Francesco. Evento realizzato dal quotidiano on-line Tusciaweb in collaborazione con Associazione culturale Take Off, Sodalizio Facchini di Santa Rosa e Tipografia Grazini & Mecarini (presentazione di Carlo Galeotti)

Esecuzione in anteprima dell’Inno a santa Rosa di Padre Tarcisio Auda 

(voce solista Luisa Stella, al pianoforte il M° Fabrizio Viti e Ensemble vocale “Il contrappunto” diretta da Fabrizio Bastianini che ha anche trascritto l’inno per coro polifonico) a cura delle associazioni “Orizzonte degli eventi”, “Take Off” e Sodalizio Facchini di Santa Rosa (saluti dei presidenti Fabrizio Viti, Silvio Cappelli e Massimo Mecarini)

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L'Altare della famiglia Botonti in san Francesco
di Mauro Galeotti

Nella Basilica di san Francesco alla Rocca è l’Altare della famiglia Botonti fatto erigere, nel 1516, da Giovanni di quella famiglia, membro della Camera apostolica, da scultori provenienti da Carrara. Fino al 1839 sull’altare era il quadro La pietà, opera eseguita, tra il 1515 e il 1516, da Sebastiano Luciani detto Sebastiano del Piombo (Venezia 1485 c.-Roma 1547).

Cesare Pinzi, nell’opuscolo Roma - Viterbo ricordo 29 Aprile 1894, scrive:
«un tal pittore Montessius, ottenuto il permesso di ritrarla [la Pietà] in tela, si attentò a spalmarla d’olio per rendere più visibile la pittura. Accortisene i Frati che custodivano la Chiesa, sollevarono un gran scalpore, sequestrarono la tela e per poco non provocarono l’arresto dell’indiscreto straniero. Intervennero le autorità, e poiché il quadro era rimasto danneggiato soprattutto nella figura del Salvatore e nel panneggiamento della Vergine, il Cardinal Giustiniani allora Camerlengo papale di ello a restaurare al barone Vincenzo Camuccini delle pitture pubbliche, che lo riparò “colla sua consueta maestria”».

Fu poi ricollocato, con una grande cornice dorata, donata dal Camuccini, a grande altezza sulla parete di ripetto all’altare Botonti «per preservarlo - scrive Pinzi - dalle irriverenze dei nuovi copiatori». 
Nel 1870 fu trasferito nella vecchia sede del Museo al Palazzo dei priori. Egerton R. Williams Jr. nella sua opera Hill Towns of Italy del 1903 così descrive il museo nel Palazzo dei priori:
«All’interno dell’edificio c’è un piccolo museo comunale in cui non si trova niente di particolare interesse, ad eccezione di una Pietà di Sebastiano del Piombo, una delle sue opere più mirabili con un effetto, molto ben riuscito, di luce lunare. Questo dipinto è interessante anche perché il disegno viene attribuito a Michelangelo».

Invece Dan Fellows Platt nella sua opera Through Italy with Car and Camera del 1908 scrive in merito al quadro: «Con la Pietà di Sebastiano del Piombo, Viterbo possiede una delle più grandi pitture del mondo. Si trova nel Palazzo comunale.

Sebastiano ci trasmette in questa opera il respiro ampio e possente che gli derivò dall’apprendistato presso Michelangelo. Due sono le figure che danno vita al dipinto. Il Cristo giace dinanzi a noi, mentre la Vergine, le mani giunte in atto di muta supplica, gli siede accanto in una penombra fiocamente illuminata dalla luna».
Nel 1950 la tela fu restaurata dall’Istituto Nazionale del Restauro per mano di Luigi Pigazzini che ha asportato le ridipinture del Camuccini.

Oggi La Pietà si trova custodita nella pinacoteca del Museo civico in Piazza Crispi. Il Vasari afferma che il disegno del cartone di quel quadro si deve a Michelangelo. Ora sull’altare è la statua della Madonna Immacolata ed una targa che riporta la scritta Regina provinciae / solemniter proclamata / XIX oct. MCMLVIII, infatti, nel 1958 davanti a questa immagine, la Provincia Romana dei frati minori conventuali si è consacrata. Sotto vi sono scolpite le parole:
Ioannes Botontus Camerae / Apost(olice) clericus singulari / erga domum suam charitate. 

Ossia: Giovanni Botonti, chierico della Camera apostolica, per una speciale pietà della sua casa, dedica.

Ai lati dell’altare sono gli stemmi del Comune di Viterbo sulla sinistra e della famiglia edificatrice sulla destra, stemma formato da una palma sradicata soprastante uno scaglione rovesciato.
Giovanni Botonti dispose nel testamento, del 6 Settembre 1528, che il suo corpo essiccato fosse seppellito nella chiesa.

Mauro Galeotti

dal libro "L'illustrissima Città di Viterbo", Viterbo, 2002

 

 

 

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