Il ristorante Spacca negli anni '60 in Via della Pace a Viterbo (Foto Bruti - Archivio Mauro Galeotti)

Via della Pace

Mauro Galeotti

Via della Pace, detta già Via La Pace e Via Principe Amedeo alla fine dell’800, nel 1838, trovo lastricata con lastre di peperino collocate a spina.

Al n° 3 è, sull’architrave della porta, uno stemma con una testa di moro rivolta a sinistra, sull’architrave al n° 5 è D.R.F.E., l’ultima lettera è pressoché irriconoscibile; di fronte sulla facciata al n° 4, a colori con dominanza del celeste, è IHS con i tre chiodi della passione, graffito sulla parete.

Al n° 9 era il famoso Ristorante Spacca, locale tipico, il numero di telefono era 2650.

Sugli architravi delle finestre, al 1° piano del n° civico 16, è Antonius et eius fra.; De Martoriatis, sull’arco dell’ingresso al n° 16 sono le lettere S M L, assai corrose. Anche Pio Semeria scrive che ivi era l’abitazione di Antonio de Martoriati, «La casa sta sotto quella di Ruspoli, vicino a S. Giacomo». 

Al 24 è il Palazzo Ruspoli - Capizucchi con ingresso bugnato e stemma in peperino: 
partito, al 1° di azzurro al monte di sei colli all'italiana di oro, con due tralci di vite bianca e rossa al naturale decussati e ridecussati, nodriti sulle vette dei colli inferiori laterali, cadenti verso la punta con pampini e grappolo; al 2° alla banda. 

Il palazzo appartenne già a Girolamo Pamphili, il quale in precedenza dimorava nella Casa Longhi, posta di fronte al Monastero della Pace.

Vi ha sede la Caserma dei Carabinieri intitolata al brigadiere «Sebastiano Preta», quest’ultimo fu ucciso il 3 Giugno 1891 in uno scontro a fuoco con i briganti Damiano Menichetti e Fortunato Ansuini.

Il 10 Marzo 1927 il palazzo ha ospitato gli uffici della Prefettura e della Questura, liberando quelli della ex Sottoprefettura in Piazza del Plebiscito. Successivamente, il 16 Marzo, il palazzo, di proprietà della Banca Cooperativa Popolare di Viterbo con sede in Via san Lorenzo n° 8, fu acquistato dall’Amministrazione provinciale. 

Poi, il 10 Maggio, terminati i lavori di restauro nel palazzo stesso, vi hanno preso alloggio gli Ufficiali dei Reali Carabinieri, già residenti nel Palazzo Galeotti, in Via Saffi. 

Il trasferimento è stato portato a termine nei primi giorni di Settembre del 1927. Nel contempo la Prefettura prese sede nell’attuale palazzo alla fine di Agosto del medesimo anno. Sulla facciata è murato il noto tondo con l’IHS di san Bernardino.

Al n° 19 è un antico ingresso con stemma scalpellato. Al 27 è una terrazza in muratura, il palazzo seguente è stato ricostruito sul Palazzo Michelucci distrutto dai bombardamenti dell’ultima guerra. Al n° 38 sull’architrave dell’ingresso è scolpito: Virtute praevia.

Sulla facciata del 42 è IHS con AM, (ave Maria) i chiodi della passione, in un ovale di marmo, e la scritta Lauda - bile - nomen - Domini. Al n° 44 lo stemma, sull’ingresso bugnato, è stato abraso. 

Al numero civico 81, è un locale che, seppur di pochi metri quadrati, ha per me un grande valore affettivo, perché ivi mio nonno, Giuseppe Matteacci, svolse, con amore e capacità, l’attività di calzolaio dal dopoguerra fino 25 Agosto 1976, giorno del suo volo in cielo.
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Frate Annio

Frate Giovanni Nanni, detto Annio da Viterbo

Annio nacque il 5 Gennaio 1432 e morì il 13 Novembre 1502). 
Nacque sul colle chiamato di san Simone e di san Nicola nell’ultima casa a sinistra di chi sale Via dell’Orologio vecchio quando si immette in Via della Pace. Sulle sue Antiquitates (1498) Annio dichiara di essere nato nel 1437, ma secondo Robert Weiss si tratta di un errore di stampa, ritenendo più veritiero l’anno 1432. 

A proposito Pio Semeria scrive intorno al 1825: «La casa del P. Annio si vede all’estremità della strada dell’orologio vecchio, sulla sinistra; e vi si vede lo stemma sulla parete, come lo descrive lo stesso Annio alla casa apparteneva la vicina torre».

Annio appartenne all’Ordine Domenicano ed entrò nel Convento di santa Maria in Gradi verso il 1448. 
Il 1° Febbraio 1499 fu nominato da papa Alessandro VI, Maestro del Sacro Palazzo apostolico, ossia il consulente teologico del pontefice, con l’appannaggio di dieci ducati mensili. Uomo di grande intelletto, riuscì a far credere fantasticherie da lui create concretamente o inventate, circa le origini di Viterbo. 

Fu un insigne umanista, scrittore, teologo, storico, astrologo e godette della stima e fiducia dei papi Sisto IV ed Alessandro VI. In un atto è chiamato celebre professore di teologia, infatti si era distinto in quella dottrina per la profondità del suo pensiero.

Per l’elevatezza raggiunta nello studio delle lingue greca, ebraica, siriaca e per la particolare conoscenza del mondo antico, può considerarsi il fondatore dell’attuale etruscologia. 

Di lui restano vari manoscritti, ma in particolare destò notevoli diatribe nel Rinascimento la pubblicazione del 1498 Antiquitatum variarum volumina XVII. Sono note le sue falsificazioni, la più conosciuta è il Decreto di re Desiderio, che lo elevarono a famoso antiquario. Con queste forzature Annio voleva raggiungere lo scopo di elevare Viterbo ad un importante centro di civiltà.

Fu sepolto a Roma nella Chiesa di santa Maria sopra Minerva. 
Nell’Archivio Storico del Comune di Viterbo è un «disegno della pietra tombale di Annio da Viterbo» eseguito da un anonimo con indicati i settant’anni di età vissuta.