31 foto di Ezio Cardinali alla fine dell'articolo

Mauro Galeotti e Ezio Cardinali, fotografo

Alla scoperta dei particolari artistici nelle nostre chiese di Viterbo, questa volta ho rivolto i miei occhi, anzi le scarpe, in terra, grazie alle stuzzicanti foto del mio amico fotografo Ezio Cardinali.

Mi riferisco al meraviglioso pavimento cosmatesco che arricchisce il Duomo di san Lorenzo a Viterbo, una miriade di pietre e pietruzze dai colori più vari, dalla forme prestigiose, dagli incastri quasi imbarazzanti che fanno invidia ad un laborioso diadema.

Mi piange il cuore poggiare le consumate suole delle mie scarpe su quei marmi multicolori, preziosi come le gemme, con intagli magistrali che si incastrano in precise posizioni che danno speciali sensazioni agli occhi e li caricano di stupore che ti segue fino all'uscita del Duomo.

Del pavimento cosmatesco si hanno notizie di rifacimenti nel 1466. 

Nella navata centrale è inserito il meglio del meraviglioso pavimento cosmatesco, il quale, deterioratosi col passare del tempo, fu terminato di restaurare nel 1878.

Nelle navate laterali il pavimento è formato da quadri e triangoli di marmo e di bardiglio. 

L’esecutore dell’opera fu il marmista e scultore Agostino Guidi, che ebbe tempo dieci mesi per rifare le parti mancanti, fu coadiuvato per i mosaici da Tito Scagnoli. 

Il viterbese Giuseppe Zei, ripulì il peperino degli archi, delle colonne, dei basamenti ed il pittore Pietro Vanni diresse i lavori di ritocco delle pitture poste sulle pareti.

Giuseppe Zei col fratello Gaetano avevano, alla fine dell’800, un laboratorio di marmi e altre pietre in Via Cavour, per gli ornati si avvalevano della fibra entusiata e gagliarda dello scultore Costantino Zei.

In merito al pavimento della navata destra della chiesa si ha notizia nel 1465 che fu eseguito in mattonelle invetriate come quelle della navata sinistra.

Il pavimento della Chiesa di san Lorenzo è stato terminato il 1° Giugno 1952, eseguito dalla Ditta Paccosi, mentre il pavimento cosmatesco, restaurato nel 1880 da Silvestro Zei, è stato restaurato completamente.

(da Mauro Galeotti: L'illustrissima Città di Viterbo, Viterbo, 2002)

I Cosmati erano marmorari romani che formarono varie botteghe, di cui si ricordano sette membri, appartenuti a quattro diverse generazioni vissute tra il XII e il XIII secolo, famosi per i loro lavori architettonici, per le loro sculture, ma soprattutto per i loro mosaici e le loro decorazioni realizzate prevalentemente in luoghi ecclesiastici.

La famiglia di marmorari romani più importante, che ebbe il privilegio di ricevere le più grandi committenze da parte del papato, fu quella di Tebaldo Marmorario (1100-1150), e soprattutto il figlio Lorenzo di Tebaldo e i successori Iacopo di Lorenzo, Cosma e i figli di quest'ultimo Luca e Iacopo alter. A rigore, quindi, si dovrebbe parlare di opere cosmatesche solo relativamente a quelle realizzate da questa famiglia. La loro fama e maestria nel campo dei mosaici sono state tali che oggi si parla di "stile cosmatesco" per indicare lo stile e le tecniche utilizzate da questi maestri e dai loro imitatori.

Del capostipite Tebaldo Marmorario, vissuto a cavallo tra l'XI e il XII secolo, si hanno pochissimi riferimenti. Il figlio Lorenzo, detto appunto "di Tebaldo", è attestato in diversi lavori. Segue il figlio Iacopo "di Lorenzo" e il figlio di quest'ultimo Cosma "di Iacopo" o Cosma I; quest'ultimo, con i suoi due figli "carissimi" Luca e Iacopo II, o "alter" come spesso viene denominato dagli studiosi per distinguerlo dal nonno Iacopo I, sono gli ultimi della generazione della famiglia della bottega cosiddetta "di Lorenzo". I maggiori lavori cosmateschi conosciuti a Roma e nel Lazio, di cui molti firmati dagli stessi artisti, sono riferiti a Lorenzo, Iacopo, Cosma e i figli Luca e Iacopo II.

Quasi tutti i pavimenti musivi delle basiliche e chiese di Roma dovrebbero essere stati realizzati nel periodo compreso tra il papato di Pasquale II (1099-1118) e Onorio III, fino a circa il 1250, dalla bottega marmoraria di Tebaldo, Lorenzo, Iacopo e Cosma, i quali lasciarono scritte a grandi lettere le loro firme. Luca, figlio di Cosma I, è menzionato nel 1255 tra i membri della schola addestratorum mappulariorum et cubiculariorum, che era una carica insignita dal papa alla famiglia di questi marmorari, quindi certamente ereditata dai suoi avi, che dimostrava quanto essi godessero di una elevata condizione sociale grazie ad un rapporto diretto e di grande prestigio con la curia pontificia.

Il loro modello ornamentale, in base al quale decorarono chiostri, pavimenti, altari e amboni, si fondava sulla lavorazione di tasselli di pietre dure, di marmo, di pasta vitrea e di oro, collocati in modo da formare temi astratti. Il loro stile derivò in parte dall'arte bizantina e in parte dal gusto classico[1].

Di seguito sono indicati i nomi di questi artisti:

  • Lorenzo di Tebaldo (lavori databili 1162-1190)
  • Jacopo di Lorenzo (lavori databili 1185 e 1210)
  • Cosma di Iacopo (1210-1231)
  • Luca di Cosma (1234-1255)
  • Jacopo alter o di Cosma (1231)

Dell'altra famiglia, originata da Cosma di Pietro Mellini, si ricordano i figli di Cosma:

  • Deodato di Cosma (1290-1332)
  • Giovanni di Cosma (1293 e 1299)

La più importante famiglia di marmorari romani, quindi, fu quella formata da Lorenzo, dal figlio Jacopo e dal nipote Cosma con i figli Luca e Jacopo II, che si occuparono, tra gli altri lavori, della porta del Sacro Speco a Subiaco e del chiostro del monastero di Santa Scolastica e della facciata del duomo di Civita Castellana.

Esempi di lavori cosmateschi a Roma si possono vedere anche nelle seguenti chiese:

  • Basilica di Santa Maria Maggiore
  • Santa Maria in Cosmedin
  • Basilica di San Clemente
  • Chiesa di San Benedetto in Piscinula
  • Basilica di San Crisogono
  • Basilica di Santa Croce in Gerusalemme
  • Basilica dei Santi Quattro Coronati
  • Basilica di Santa Maria in Aracoeli

Ad Anagni: - Cattedrale - Cripta di san Magno - Museo - sezione Lapidario

a Subiaco :

- Sacro Speco
- Santa Scolastica (chiostro)

Inoltre, a Tivoli, in:

  • Santa Maria Maggiore
  • San Pietro alla Carità.

e nel Duomo di Civita Castellana

a Tarquinia:

S. Maria in Castello

e nel Duomo di san Lorenzo a Viterbo

(da Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Cosmati)

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