Attilio Sorrini nei primi anni Sessanta

Vincenzo Ceniti, console Touring

Tuscia in pillole: I Sorrini

La storia della famiglia Sorrini viene da lontano, da quando Attilio Sorrini senior nel 1870 aprì il primo gabinetto fotografico in via del Lauro a Viterbo, traversa di via Cardinal La Fontaine.

Alla sua morte i figli Gino (1889) e Romolo (1886) ne proseguirono il lavoro facendo dell’arte fotografica mestiere e passione. Nel 1915 trasferirono l’attività in corso Vittorio Emanuele (l’attuale corso Italia) dove ancora è in esercizio e nel 1931 affiancarono alla fotografia l’ottica, risultando il primo ottico di Viterbo e provincia.

Alla fine degli anni Quaranta ho frequentato la “Bottega” (così si diceva allora) dei fratelli Gino e Romolo Sorrini poiché mio padre mi portava con lui nei lunghi pomeriggi invernali ad assistere, seduti nel suo interno, ad interminabili e noiose discussioni con altri amici parlando del più e del meno.

Una volta dissi al sor Gino “Perché non rinnovate questo vecchiume di arredamento?”.

Secondo la moda del tempo era tutto di legno come lo erano allora quelli di altre botteghe come le farmacie Rossi in piazza delle Erbe e Manetti in via Cavour. Ingenua osservazione poiché quelle stigliature erano eccezionali e se fossero state conservate, oggi sarebbero una vera attrazione.

Il sor Gino, fissando mio padre. allora direttore dell’Ente del Turismo, mi rispose “Ci devono pensare lui e il suo Ufficio”, anticipando quella sottile polemica che si sarebbe perpetuata poi nel tempo tra pubbliche istituzioni e commercianti.

Di quegli anni i Fratelli Sorrini ci hanno lasciato un archivio fotografico esclusivo che il figlio di Gino, Attilio (1937-2017), ha con grande amore e cura conservato e catalogato pubblicando nel 2008 un libro monumentale dal titolo  “Bianco e nero viterbese”.

Un ritratto prezioso di Viterbo dal 1910 agli anni Sessanta del secolo scorso. A sfogliarlo ci accorgiamo di una città forse migliore nel suo assetto monumentale, nella vivacità delle botteghe, nel colore dei mercati, nella sobrietà degli abiti, ma povera e arretrata.

L’amore per Viterbo è comunque vibrante in quelle foto d’autore: strade, vicoli, palazzi e uomini che non ci sono più.

L‘Ottica Fratelli Sorrini invece è ancora lì, rinnovata nell’arredamento, nella sua sede storica di corso Italia, nel cuore della città. La “Bottega” dove Attilio Sorrini jr ha trascorso una vita è stata inserita nel 2011 nel registro delle Imprese storiche d’Italia per la lunga attività ultra secolare.

Umile, grande lavoratore, taciturno, pungente, ma soprattutto attaccato alle tradizioni della sua città, Attilio trascorreva lì dentro, quasi rintanato, gran parte della giornata. Era difficile incontrarlo per strada.

Semmai da più giovane lo si vedeva più spesso in bicicletta con la maglia gialloblù del GS Viterbo che sosteneva e incoraggiava. Ha coltivato con amore e passione il lavoro del padre e del nonno – e non è cosa da poco - contribuendo a consolidare il rispetto per Viterbo e la sua storia da parte di tutti noi.

Negli ultimi anni lo vedevo rattristato per un centro storico sempre più spopolato, per l’incuria in taluni monumenti e per molte decisioni che non venivano incontro alle esigenze del commercianti.

Il 3 Settembre, ad esempio, la chiusura delle vie lungo il percorso della Macchina di Santa Rosa anticipata alle ore 19,00 creava difficoltà di mobilità ai tanti forestieri che raggiungevano Viterbo.

Bonariamente polemico anche nei confronti di una proliferazione di negozi di ottica non sempre all’altezza per qualità e professionalità o di quella dei supermercati che mortificavano i negozi del centro storico.

Oggi l’attività, secondo l’antica tradizione, è passata alle due figlie di Attilio, Sabrina e Susanna che continuano nel lavoro del padre, del nonno e del bisnonno con la stessa convinzione e dedizione.