Viterbo CRONACA Il corpo incorrotto
è venerato da secoli persino da ventidue Pontefici
di Laura Ciulli


Santa Rosa di Viterbo

Ormai da giorni si inizia a respirare un soffio di quella particolare atmosfera legata al settembre viterbese in onore di santa Rosa. 

Inizia il 25 agosto la novena in onore della piccola grande Rosa e sembra quasi di vederla con il suo Crocifisso in mano, per le vie di Viterbo, mentre invita a pregare, a vivere concretamente il Vangelo, ad anelare la pace...

Il suo corpo incorrotto è venerato da secoli persino da ventidue Pontefici, gli ultimi dei quali Papa Giovanni Paolo II e l'emerito Papa Benedetto XVI.

In quell'urna la diocettenne vergine viterbese è lì ad accogliere le suppliche, le richieste di aiuto dei suoi devoti, per portarle a Dio, quale messaggera fedele e sicura.

Vestita nella tonaca grigio chiaro, con un velo sul capo ed una corda sui fianchi, che  nella metà del XIV secolo era di color cremisi, come scrive Giovanni Selli (1828):
«In quel tempo [1357] fu rinnovata l’arca ossia cassa di legno [andata in fiamme], e fu rivestita con abito conforme al primo».

Anche nella metà del XV la Santa indossava un abito di velluto cremisi ricamato a fiorami in oro circonfuso da perle e gemme. Ne possedeva anche un altro di velluto fiorato, costarono entrambi ottanta ducati.

In quel tempo era usanza cambiare spesso il vestito della Santa, lasciando aperta l’urna che la conteneva in modo da permettere ai fedeli di poter toccare quel corpo e poterlo baciare.
Il 18 Settembre 1615, per volere del vescovo di Viterbo Tiberio Muti, quel vestito tanto pomposo, fu sostituito con altro più semplice e non poteva essere scelto altro che l’abito francescano, infatti il corpo della Santa fu vestito con una tonaca di lana di color grigio scuro e con cordone alla vita, come in effetti era in uso tra le terziarie di san Francesco. In quell’occasione le fu posto anche il velo bianco.

Ancora Giovanni Selli:
«Ivi spogliato [il corpo di santa Rosa] dalli suddetti abiti fu rivestito con candidi panni di lino e con tonica d’armesino color bigio, con cordone, soggolo ed ogni altra cosa che sogliono portare le monache dell’ordine di S. Chiara».

Il 13 Ottobre 1658, per ordine del vescovo di Viterbo, il cardinale Francesco Maria Brancaccio, fu mutato il vestito a santa Rosa e fu messo sul capo della Santa il velo nero. Il corpo rimase esposto per vari giorni. Per disposizione del vescovo Stefano Brancaccio, in seguito, il 22 Aprile 1675 fu vestita di nuovo.

Nel 1697 il vestito fu cambiato in occasione della realizzazione della nuova urna (1699), poi, nel 1750, fu di nuovo sostituito. Il 2 Novembre 1760, alla presenza di monsignor Egidio Mengarelli, santa Rosa fu rivestita «da capo a piedi».

Il colore della tunica era il nero, come quello delle Clarisse, e leggo ancora da Giovanni Selli:
«Il cordone che le pende al fianco è tutto formato di perle insieme intrecciate. Ha una ghirlanda in testa ed una ai piedi: la prima è d’oro interziata con diamanti, l’altra è lavorata con varj e vaghi fiori. Così ritrovasi al giorno d’oggi [1828] l’incorrotta salma della gloriosissima nostra Santa».

Polemiche sorsero nel 1777 sull’abito che copriva il corpo della Santa «in sostituzione dei paludamenti profani di velluto e broccato».

Padre Flaminio Annibali da Latera, nel suo Manuale de’ Frati Minori (1776), sostiene che fosse mutato con una tonaca nera:
«Nel Pontificato di Clemente XIV il Corpo di Santa Rosa fu spogliato dell’Abito suo cenerino, che aveva portato per 500 e più anni, e per suggestione de’ PP. Conventuali fu vestito d’un’altro di color nero».

Invece il Panacca afferma «risultare, da attestato delle monache, essere ciò avvenuto di loro iniziativa, conformando l’abito della verginella al loro».

Prima della ricognizione del 1921 la Santa vestiva un abito monacale color nero, con al collo un velo bianco e in testa la corona delle vergini. Fu poi vestita con un abito color cenerino e al posto della corona fu posta una aureola in metallo.

Nell’Ottobre 1946, fu mutato l’abito in seta con altro del medesimo colore. L’ultima vestizione è del 13 Febbraio 1990, con l’abito usato vennero confezionate le reliquie per i fedeli, autenticate con sigillo del monastero, come avveniva negli anni passati. In quell’occasione monsignor Fiorino Tagliaferri, nominato vescovo di Viterbo il 14  Marzo 1987 ed in carica fino al 1997, ha presieduto la cerimonia della ricognizione del corpo di santa Rosa, nonché la pulitura della cassa e dei vetri.

Dopo 763 anni è lì nel suo vestito grigio, ancora incanta, attrae, chiama ed accompagna la sua Città  nel cammino del terzo millennio.

Laura Ciulli

Notizie tratte dal libro "L'illustrissima Città di Viterbo", 2002, di Mauro Galeotti