Viterbo STORIA “Tutti in fila da Milano a Napoli”
di Vincenzo Ceniti

Anno 1976. Inaugurazione dell’ufficio turistico dell’Ept di Viterbo a Tevere ovest sull’autostrada del Sole. Da sinistra, il presidente dell’Ept, Italo Arieti, il presidente dell’Enit, Michele Pandolfo e il direttore della Società Autostrade Stefano Murazio.

 

L’Autostrada venne inaugurata cinquant’anni fa, il 4 Ottobre 1964. La “crisi” della consolare Cassia. Il fascino degli Autogrill. L’ufficio informazioni allestito dall’Ente del Turismo di Viterbo nell’area di Tevere Ovest.

“Tutti in fila da Milano a Napoli”. Così titolava un quotidiano nazionale nell’Ottobre 1964, all’indomani dell’apertura ufficiale dell’Autosole dopo il completamento dell’ultimo tratto Chiusi-Orvieto. Quel titolo suonò come un presagio che avrebbe trovato in seguito puntuali riscontri.  

Ce ne accorgiamo oggi quando un minimo intoppo lungo le corsie crea code chilometriche senza possibilità di scampo. La grande velocità comporta questi rischi e i sacrifici che ne conseguono.  

Quest’anno l’autostrada del Sole compie mezzo secolo (venne inaugurata il 4 ottobre 1964) e siamo qui anche noi a ricordare l’evento che ha cambiato l’Italia, gli italiani, il turismo e i modi di viaggiare.

Il primo effetto fu quello di avvicinare le grandi città da Milano a Napoli, attraverso Bologna, Firenze e Roma e quindi di favorire viaggi più rapidi a scapito però di minori presenze. Questo fenomeno legato all’aumentata velocità commerciale dei mezzi di comunicazione su strada, unito ad altre concause, avrebbe avuto in anni successivi esiti ben più stravolgenti.

Come contraccolpo, l’Autosole, in una prima fase, mise in crisi le tante  località che si trovavano lungo i percorsi delle vecchie arterie: pensiamo alla statale Cassia tra Firenze e Roma che d’un tratto vide svanire il traffico, i turisti e gli affari.


Particolare esterno dell’ufficio turistico di Tevere Ovest con il coperchio del  sarcofago etrusco.

 

Ho davanti agli occhi i volti disperati di alcuni albergatori e ristoratori di Acquapendente e Bolsena lungo la Cassia che tra gli anni Sessanta e Settanta si dovettero reinventare i programmi aziendali per sopravvivere e sperare in tempi migliori. Molti operatori  emigrarono altrove o cambiarono mestiere.

L’Autostrada ha fatto conoscere agli italiani il magico mondo degli autogrill, veri e propri “santuari” per la benzina, il caffè, lo snack, la toilette, le sigarette, i souvenir ed altro.

In una seconda fase, accantonata la frenesia dell’”arrivo-subito”, gli
automobilisti cominciarono ad accorgersi che al di là delle corsie d’asfalto, oltre la rete di recinzione, si nascondevano tra campagne e colline, paesi e località con delizie artistiche e gastronomiche.

Ecco allora che le uscite ai vari caselli intermedi si sono fatte più frequenti con vantaggi per i  territori limitrofi.

Negli anni Settanta-Ottanta  la Società di Gestione Autostradale ha anche favorito queste  “deviazioni” con tourist office sistemati, d’intesa con gli enti turistici, in numerose piazzole di sosta per utili consigli sulle località circostanti.

Ricordo l’ufficio turistico allestito nel 1976 dall’Ente del Turismo di Viterbo (di cui ero direttore) d’intesa - con la Regione Lazio - nell’area di servizio Tevere Ovest. Oltre al box informazioni, con tanto di prenotazioni alberghiere, era attivo uno shop di guide e libri turistici, di prodotti locali sia dell’artigianato che della gastronomia ed altro.

Per colpire l’attenzione degli automobilisti, riuscimmo a sistemare presso l’ingresso dell’ufficio  – con il consenso della competente Soprintendenza -  il coperchio di un sarcofago etrusco proveniente da Musarna.

Oggi l’Autosole ha subito profonde trasformazioni tecniche e tecnologiche che ne fanno una delle arterie più sicure d’Europa. Il guaio è che dal 1964 non si sono più realizzate in Italia, fatte rare eccezioni, altre infrastrutture del genere.

Brindiamo dunque ai 50 anni con la speranza che le “nozze d’oro” siano l’inizio di un nuovo ciclo di investimenti, soprattutto nel Mezzogiorno.


Vincenzo Ceniti

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