1875 circa - prestigiosa e rara stampa della Società Litoleografica San Giuseppe di Modena attiva dal 1867 al 1924 circa (Archivio Mauro Galeotti)

 

Viterbo
Mauro Galeotti

Parlando con il Presidente dei Comitato festeggiamenti del ss. Salvatore, prof. Alfonso Carnevalini, eravamo entrambi dispiaciuti per il mancato festeggiamento della secolare manifestazione a causa del Coronavisrus.

Abbiamo concordato insieme di portare a conoscenza dei lettori del giornale la storia del ss. Salvatore, del tutto particolare e unica.

Storia di una genuinità e verità popolari che è stata trasmessa da padre in figlio con quella carica di spirito religioso colmo della fedeltà verso il Salvatore.

Ma una sorpresa c'è per i lettori, concordata col presidente Carnevalini, infatti per la prima volta, alla fine dell'articolo, proponiamo i santini dedicati al ss. Salvatore dal 1875 circa al 2015 che provengono dalla mia raccolta.

Ecco di seguito la storia del ss. Salvatore, tratta dal mio libro L'illustrissima Città di Viterbo.

Sull’altare dell’abside seguente è conservato il trittico di scuola romana del XIII secolo, dipinto su cuoio steso su tavola. Vi sono raffigurati il ss. Salvatore benedicente in trono affiancato a destra dalla Madonna e a sinistra da Giovanni Evangelista.

E’ stato restaurato da Gualtiero De Bacci Venuti nei grandi restauri degli anni ‘10 del ‘900. Sulla parte posteriore sono dipinti, a sinistra, san Paolo, poi san Michele arcangelo e a destra san Pietro.

Sulla cuspide sono l’Agnus Dei e due angeli in volo e sul rovescio del Salvatore è un cherubino. Secondo Francesco Orioli (1855) l’opera è da far risalire ad epoca assai anteriore al 1283; a suo dire, fu nascosta durante l’assedio alla città da parte di Federico II (1243). Della stessa opinione è Attilio Carosi, che scrive, «probabilmente la sacra immagine era stata nascosta per sottrarla alle ruberie della soldataglia di Federico II durante l’assedio del 1243». Infine, per Pietro Egidi risale al XII o XIII secolo e non è anteriore al Mille, come invece ritiene Andrea Scriattoli.

Il suo rinvenimento è così riferito in un antico manoscritto riportato sul codice n° 130 delle Riforme in data 14 Agosto 1716 alle carte 192 t. e 193.

«Nell’anno delo Signore nostro Iesu Cristo 1283 alli... di Marzo Ioseffo de lo Croco, Joanne de la Cipolla aranno co li boi de Scipione del Annio ne lo campo di Julio de la Chirichera, li boi se restettero e no volerno ire nanti e battuti e pongolati se engenochorno un pò in la cerrata e trovaro che l’arato avia entoppato ne una preta granne.

Scavorno co la zappa e conubbero che era una cassa de preta co lo coperto puro de preta stuccato e dentro c’era una emaiene de lo Salvatore che l’annettero a pigliare sei preti di San Maria e l’altri preti tutti l’encontrorno, fuori della città co li Comuni che la metterno ne la ditta chiesa vicino la sua residentia.

Io prete Ercole Camerlingo ho recopiata questa memoria che stava nelli ricordi, che no si potia più leggere».

Il ss. Salvatore si presenta bendicente, nella mano sinistra tiene il libro degli Evangeli aperto, dove si leggono le parole di san Giovanni, «Ego sum via, veritas et vita. Ego sum resurrectio et vita».

Nel 1614 l’immagine del ss. Salvatore fu rimossa dall’altare, umido, oscuro e poco decoroso, per essere collocata sull’altare maggiore. Nel 1622 si trova posta a destra dell’altare maggiore, custodita, per maggiore protezione, in due cappe di legno e circondata da cancellata.

Scrive nel 1930 il canonico Pietro Artemi:

«A memoria del fatto e quasi a rinnovellarne ogni anno la pubblica letizia venne istituita pel di 14 Agosto una solenne processione; nella quale singolar parte prendevano gli aratori, che, dietro il loro vessillo, seguivano a cavallo e scortavano la processione; e tra essi in costume di quel tempo figurava un discendente di Joseffo del Croco. 

Questa solenne processione fu fatta fino all’anno 1870. Ora un drappello di Agricoltori, reca con religioso ossequio le sue offerte, all’altare del SS.mo Salvatore la mattina solenne del giorno 15».

Giorgio Falcioni scrive che la Macchina del ss. Salvatore, nel 1712, fu realizzata per quaranta scudi  dall’ebanista Giovan Vincenzo Calmes e che nel 1713 fu indorata per una spesa di cinquanta scudi.

Da un documento, ritrovato da Silvio Cappelli, si apprende che nel 1787 fu dato incarico di indorare la «macchina per portare in processione la miracolosa immagine del Santissimo Salvatore [...] la quale devesi costruire da Giacomo Tamburini, e Luigi Pricci intagliatori Viterbesi, giusta il disegno dell’architetto Domenico [Antonio] Lucchi [1753 - 1791] da detto Pricci ben veduto, e considerato, a favore della nobilissima Arte agraria di questa suddetta città […] si conviene parimenti, che il zoccolo della suddetta Macchina debba essere dipinto di giallo antico, i due leoncini, la testa di bove, e i due festoncini di bassorilievo debbano esser dorati ad oro zecchino perché così per patto e non altrimenti. 

Che le nuvole dove posano gli angeli, che reggono il quadro del Santissimo Salvatore debbano essere in argentate, gli angeli poi, e tutto il rimanente della macchina debbano esser dorati ad uso, e stile d’arte, ad oro di zecchino, perché così per patto, e non altrimenti».

La processione in seguito fu spostata al 14 Settembre ed oggi viene effettuata il terzo sabato di Ottobre.

L’immagine del ss. Salvatore veniva annualmente trasportata in processione su una Macchina, come visto, bella e ricca di ornamenti. Oggi, più prudentemente, una copia dell’immagine viene trasportata lungo le vie della Parrocchia di santa Maria Nova, su un carro trainato dai buoi.

Agli inizi del secolo XX e almeno fino al 1914, il Comune di Viterbo pagava un canone di dodici scudi per la Cappella di san Salvatore; scrive Domenico Sansoni (1914), «ed ha il banco sormontato dallo stemma, reliquie uniche e meschine, ma significantissime, per la testimonianza delle relazioni secolari che colla Chiesa di Santa Maria Nuova ebbe costantemente nei tempi passati il Comune di Viterbo».

Sulla parete seguente è, nella Cappella del ss. Salvatore, un tabernacolo in peperino, con alla sommità tre cuspidi e un arco con fregi a foglie di acanto. Il tabernacolo custodiva, prima dei restauri, il trittico del ss. Salvatore, oggi invece conserva la Pietà di Carlo Canestrari, eseguita nel 1958. In basso è la tomba dello scultore, infatti leggo l’iscrizione ai piedi dell’opera suddetta:

Qui / tra le sue opere / riposa / Carlo Canestrari / scultore / 1922 • 1988.

Una Cappella al ss. Salvatore, secondo Antonio Muñoz, fu eretta nel 1327 e nel 1469 era di giuspatronato dell’Arte degli Ortolani.

Possiedo una stampa da lastra di rame col ss. Salvatore benedicente con la scritta:

Effigies miraculosa SS. Salvatoris quae colitur Viterbii in Eccl(esi)a / Pr(iora)li S. Mariae Novae prodigiosê reperta, et effossa in agro Viterbi / Anno D. 1283.

Ecco i santini del ss. Salvatore in galleria, per vederli clicca su uno di essi, per ingrandirli clicca sulle frecce in obliquo.