Viterbo STORIA
Alessandro Finzi Centro Studi Santa Rosa da Viterbo, onlus

 

Nel settembre scorso Mauro Galeotti ha illustrato una insolita immagine di santa Rosa che si trova nella chiesa di Santa Croce a Moliterno in Basilicata, chiesa di cui ha narrato anche la storia, come anche quella dell'autore, il padovano Giacomo Colombo che lavorò a Napoli e in diverse aree del meridione.

Articolo precedente: Santa Rosa di Viterbo in Basilicata a Moliterno (Potenza) raffigurata in una splendida statua lignea

Ne riportiamo nuovamente qui, isolata, l'elegante statua Rococò che, in realtà, si trova collocata in una nicchia in cui è disegnato un panneggio decorato a stelline sormontato da una volta a forma di conchiglia.

 

Fig. 1. Moliterno, Basilicata: Santa Rosa da Viterbo; chiesa di Santa Croce (foto Spina).

È facile notare la comparsa di un dettaglio assolutamente inatteso: quel busto umano su cui poggia il piede nudo sinistro della Santa che non corrisponde ad alcun episodio biografico conosciuto. Rosa, dai lunghi capelli biondi scoperti, lo sguardo perso nel vuoto, con l'indice puntato indica che si deve guardare come protagonista la Croce, levata in alto con la destra. La figura è sovrastata da un angioletto che sta reggendo l'aureola.

Adesso Mauro, infaticabile ricercatore, mi ha mandato ben quattro nuove immagini in cui, sembra incredibile, sempre si vede un corpo a terra, cosa che fa pensare ad un significato iconografico certamente noto in zona, ma qui per ora del tutto enigmatico. Tenteremo di risolvere questo enigma, ma se qualche lettore in viaggio turistico avesse l'occasione di vedere una simile raffigurazione è pregato di segnalarla e di chiedere in loco se qualcuno conosce il significato dell'imprevisto particolare.

Fig. 2. Ambito campano. Statua di Santa Rosa da Viterbo.

Nella figura 2 vediamo una statua di legno scolpito e dipinto che raffigura santa Rosa. Il busto è più statico ed eretto rispetto all'immagine precedente. Il viso è di nuovo rivolto verso l'alto con lo sguardo sperduto Si nota solo il movimento delle mani sollevate in atteggiamento di gioia e di meraviglia, ma questa volta l'indice della mano destra indica il cielo.

Il braccio alzato con l'indice teso appare come un gesto assai simile a quello di Rosa nell'atto di predicare, ma bisogna distinguere il semplice e sciolto atto della presente immagine dall'energia del gesto di ammonimento rivolto agli ascoltatori da Rosa predicatrice.

Si incomincia a delineare la possibile significazione che si indichi la Croce o il cielo come artefici di qualcosa di miracoloso che ci riporta a quel corpo dal misterioso significato sottoposto al piede nudo di Rosa. Ricordiamo che, per il riconoscimento della Santa, i piedi nudi sono una caratteristica specifica, non meno importante dell'abito francescano e del cordone coi tre nodi. La statua viene datata del sec. XIX. 

 

Fig. 2.1. Particolare della figura a terra. Evidentemente una donna.

Questa volta, nella persona a terra la testa è presente e, a guardarne bene (figura 2.1) l'immagine ingrandita e raddrizzata, su quel corpo che sembra appena abbozzato il volto appare ben dettagliato e presenta lunghi capelli biondi che sono l'unico particolare colorato. Si tratta indubbiamente di una donna.

Fig. 3. Ambito cilentano. Statua di Santa Rosa da Viterbo.

La figura 3 illustra una scultura lignea dipinta datata sec. XVIII che raffigura una Santa Rosa più rigida e abbastanza grossolana che guarda in avanti e mostra la Croce. I piedi sono nudi. Il cordone non è evidente nell'immagine, ma si desume dai piccoli rilievi laterali all'altezza della vita.

 

Fig. 3.1 Dettaglio che evidenzia una donna (a destra ruotato di 90°).

Ma la figura a terra, illustrata nella figura 3.1, ancora una volta è sicuramente una donna, come rivela il dettaglio ingrandito: i lineamenti sono fini e più curati di quelli della stessa Santa, i lunghi capelli neri si stendono fin quasi a tutta l'estensione del braccio ed è evidente il rilievo del seno sinistro.

Fig. 4 Ambito napoletano. Statua di Santa Rosa da Viterbo.

L'immagine del XVIII secolo illustrata nella figura 4 è più raffinata. Il panneggio è più mosso. Abbiamo ancora i piedi nudi e questa volta è il destro quello posato sulla figura a terra. Due angioletti si librano all'altezza del volto di Rosa che guarda fuori campo, ma di nuovo indica la croce.

Il sesso della figura a terra è, in questo caso, più ambiguo. Purtroppo il deforme braccio sinistro non permette di vedere se i capelli sono lunghi. Comunque le ciglia sottili e la bocca relativamente piccola e rossa, come nell'immagine precedente, fanno ancora pensare ad una figura femminile.

 

 

Fig. 5. Ambito lucano. Statua di santa Rosa da Viterbo.

L'ultima figura, e sono cinque i casi omogenei della nuova rappresentazione iconografica presentate tutte assieme (!!), appare notevole per il movimento del panneggio. Il velo, il soggolo, il volto e le mani sono state dipinte, ma il mantello e la veste no e non si sa se destinate e rimanere tali, poiché, in realtà, l'effetto è molto bello. Stupisce lo strano aspetto degli occhi. Il dettaglio del volto (fig. 5.1) mostra dei lineamenti delicati con le orbite contornate da un inspiegabile alone chiaro che disturba meno che nella visione da lontano.

 

Fig. 5.1. Dettaglio del volto.

Quello che lascia perplessi è la figura giacente che sembra raffigurare un bambino. Troppe cose, in questo caso, non tornano: intanto la figura a terra, contrariamente a tutto il resto, oltre che dipinta è anche verniciata, mentre le dimensioni sono sproporzionate e troppo grandi rispetto alla figura di santa Rosa; il tipo di intaglio, infine, è completamente diverso e solo apparentemente Rosa vi appoggia sopra il piede.

La figura della Santa emerge dallo sfondo ligneo (se si guarda con attenzione si vedono le assi) e probabilmente vi è stato fissata in modo da rendere possibile farla restare al di sopra del corpo giacente senza appoggiarvisi, come chiaramente si vede dal dettaglio della figura. 5.2; sembra anzi che sia stato asportato quanto in origine era a contatto con la pianta del piede. Diventa dunque logico asserire che si tratta di una composizione ricostruita con materiali di origine diversa.

Alla figura di Rosa, ancora fresca di intaglio e solo parzialmente dipinta, è stata aggiunta la figura infantile per ricostruire una scena simile a quella delle raffigurazioni precedentemente illustrate. Così pure sono stati aggiunti i rosari che in alcun modo appartengono all'iconografia rosiana, anche se vi sono altri casi in cui rosari sono stai aggiunti quando la posizione di una mano lo consentiva.

Siccome il piede sinistro è inclinato, possiamo supporre che posasse su qualcosa non pianeggiante che probabilmente era un corpo (non un libro come si vedrà in seguito). Tale corpo può essere stato asportato per difetti della scultura o anche perché, non comprendendone il significato, si riteneva non ragionevole che Rosa posasse il piede sul corpo di un'altra donna, sostituendolo pertanto con il bambino che, come nei fatti e accaduto, può essere più facilmente immaginato come rappresentazione di un essere demoniaco.

 

Fig. 5.2. Il dettaglio permette di osservare che il piede sinistro non poggia sulla figura sottostante.

 L'interesse delle cinque sculture è che, tutte, mostrano una figura umana schiacciata sotto al piede. Non risulta alcun altro esempio iconografico analogo per cui la novità è molto interessante. Nella tradizione, lo sconfitto sotto al piede (della Madonna, ma non solo) è, di solito, il serpente che simboleggia il demonio tentatore. Qui invece si tratta di figure umane ed è problematico capire cosa possano rappresentare anche perché, nell'omogeneità della scena generale, sono tutti diversi i dettagli relativi alla figura giacente.

L'argomento è molto interessante.

Già Marianna Spina, la gentile interlocutrice che ha fornito a Mauro Galeotti la prima immagine, si poneva il quesito proponendo, appunto, il demonio, e quindi il metaforico schiacciamento del Peccato da parte della giovane viterbese, oppure, considerandolo più probabile, la Morte, visto che alla ricognizione del suo corpo è risultata incorrotta.

Si nota che in due immagini la persona sottomessa appare chiaramente essere una donna, e sembra esserlo anche in una terza. In due sculture santa Rosa indica la Croce e in una indica il Cielo come se da lì venisse il suo trionfo, come vincitrice della persona sottomessa.

Nelle biografia di Rosa l'unica donna dal cui confronto esce vincitrice è l'eretica. Come prima ipotesi si può supporre che le figure giacenti rappresentino, non tanto l'eretica stessa, quanto, per metafora, la sconfitta dell'eresia catara di fronte alla Croce e alla potenza celeste indicate dalla Santa come fonte della sapienza dottrinale a lei ispirata prima ancora che della prova del rogo.

In conclusione le immagini esaminate mostrano una interessante variante iconografica non ancora registrata di santa Rosa ai cui piedi appare una figura femminile.

Il riferimento sembra essere al confronto di Vitorchiano fra l'eretica e santa Rosa che trionfa nel dibattito teologico, uscendo infine indenne dalle fiamme del rogo.

Ma l'aspetto seducente della donna sconfitta più che alla persona fa pensare che il riferimento sia, per metafora, alla sconfitta del potere seduttivo dell'eresia catara che si stava con vigore diffondendo e contro la quale santa Rosa aveva predicato con energia per cui, come altre volte abbiamo narrato, si era guadagnata la menzione di "eroina della fede".

Questa tesi è confermata dal fatto che, grazie alle indicazioni di Mauro Galeotti, abbiamo potuto trovare anche una raffigurazione (fig. 6) in cui santa Rosa schiaccia sotto il piede dei grossi volumi che non possono essere altro che gli scritti eretici.

 

Fig 6. Ambito campano. Santa Rosa da Viterbo

L'aspetto della Santa è qui più energico; il velo e l'abito non sono tradizionali, ma la mano regge il consueto crocifisso e il piede è nudo. Questa raffigurazione settecentesca ha sicuramente un ambito più vasto perché ne ritroviamo esempio in un coevo dipinto su tela di ambito ferrarese. Il quadro purtroppo è molto guasto per cui ne riportiamo nella figura 7 solo il particolare che ci interessa.

 

Fig 7. Ambito ferrarese. Santa Rosa da Viterbo (particolare).

Accanto ai piedi nudi di santa Rosa si vedono fascicoli e un libro guasto gettati al suolo. Ma se si osserva con cura si vedrà che i piedi sono nudi e il sinistro è più alto perché appoggiato su un altro libro di cui a malapena si intravede il contorno.

Per fortuna è conservato al museo del Prado a Madrid una importante tela di Alonso del Arco (fig. 8) che nella seconda metà del seicento dipinse santa Rosa, sotto una pioggia di rose lanciate da un angioletto, nell'atto di calpestare dei libri, mentre sullo sfondo appare la scena del rogo con l'eretica sgomenta e il popolo meravigliato per cui non possono rimanere dubbi sull'equivalenza delle due rappresentazioni.

 

Fig 8. Alonso del Arco, Santa Rosa da Viterbo

Possiamo dunque concludere che la vicenda della conversione dell'eretica non si riduce alla diffusa versione iconografica di santa Rosa illesa in mezzo alle fiamme del rogo, ma ne ha due varianti meno scenografiche è più legate al significato della conclusione della vicenda, con santa Rosa che trionfa sull'eresia catara raffigurata sia come donna lusingatrice sia come libri divulgatori dell'eresia stessa che si contrapponeva a gran parte del contesto dottrinale del cattolicesimo.

I libri calpestati appartengono evidentemente ad una iconografia ampiamente riconosciuta. I corpi femminili calpestati, pur avendo lo stesso significato, appartengono invece ad un modello iconografico dell'Italia meridionale illustrati qui per la prima volta.

 

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