Viterbo STORIA
Elisa Angelone

B. PIETRO DELLA CROCE, ORDINE DEI SERVI DI MARIA

Titolo: B. Petrus de Cruce Ord. Ser. cuius corpus requiescit in Ecclesia S. Mariae Veritatis Viterbii. R.mus P. Bonfilius Mura Gen[era]lis Ord. Ser. B.M.V. ex devotione

Incisore: C(arlo) Sella Anno: 1865

Materiale: Rame Misure: mm. 98x75

Provenienza: Convento S. Maria della Verità

Beato Pietro della Croce

Fu un eremita tedesco di nobile origine.

Ospitato nel convento dei Servi di Maria a Viterbo, mentre era in pellegrinaggio verso Roma, fu colto da grave infermità e, prevedendo prossima la fine, chiese l’abito dell’Ordine. Morì il 6 luglio 1522 a trentasei anni.

Pietro guarì dalla peste che colpì Viterbo nel 1522 le suore dei Servi del monastero della Pace e molti altri cittadini.

Le spoglie del beato, ricomposte nel 1620 entro un’urna, nel 1736 furono trasferite in una nuova urna e collocate sull’altare di S. Barbara12.

Tra il 1850 e il 1860, si iniziano le pratiche per il processo diocesano per la canonizzazione, a tutt’oggi ancora non concluso.

Le spoglie furono nuovamente trasferite nel 1875 (a seguito dell’espulsione dei Servi e della chiusura della chiesa al culto) nella chiesa di S. Maria Nuova, dieci anni più tardi furono spostate in S. Maria della Pace e, nel 1911 (espulse anche le monache della Pace) al Seminario di Viterbo. (Bibl. Sanct., Vol. X (PAB-RAF)

La devozione

I viterbesi venerano il beato, invocato soprattutto come protettore della febbre terzana (febbre intermittente che compare ogni terzo giorno).

Per guarirne i fedeli ricevevano dai frati del convento un’ostia per tre giorni consecutivi, da prendersi a digiuno dopo la recita dell’Ave e del Pater.

Nella prima delle tre ostie erano impresse le parole: Christus natus; nella seconda: Christus passat; nella terza: Christus resurrexit (Bibl. Sanct., Vol. X (PAB-RAF).

Le stesse parole sono rappresentate nella lastra mentre escono dalla bocca del Beato.

La realizzazione della lastra risale agli anni intorno al processo di canonizzazione del beato Pietro [1865 ndd].

12 A di 10 gennaio 1736. "Il med.o. R.do P.re Vic. Priore disse alli PP. come più volte si era discorso di voler far fare un Urna per poi collocarvi il Corpo del B. Pietro della Croce per porlo alla Maggiore Venerazione, e parimente di questo ne mandò il partito, e restò vinto con tutti li voti favorevoli". (Decreti, 1693-1758, c. 83v.)

Tratto da: http://www.centroricerchealtolazio.it/files/Mostra-Lastre-ImpaginatoDEF.pdf

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Se vuoi saperne ancora:

Pietro della Croce

Appare presto nei cataloghi antichi dei santi e beati dell’Ordine4. Cf. anche Fonti documentarie narrative. III/1.

1. Dal Chronicon di Michele Poccianti edizione: P.M. SOULIER, Chronicon rerum Ordinis Servorum B.M.V. Excerpta, in Monumenta OSM, XII, Bruxelles-Roulers 1911, p. 81

Il pio uomo Pietro della Croce, nobilissimo tedesco, fece voto di andare a Roma e durante il viaggio viene colpito da una grave malattia nel convento dei Servi a Viterbo. Consapevole di essere vicino all’ultimo dei suoi giorni, implora i padri che lo rivestano dell’abito della Vergine. Dopo averlo ricevuto, famoso per miracoli, emigra a Cristo; sul suo sepolcro fino ad oggi si leggono queste parole:

DEDICATO PER I MIRACOLI

AL DEVOTO PIETRO DELLA CROCE

EREMITA DELL’ORDINE DEI SERVI.

VISSE ANNI 36. MORI’ NEL 1522, 6 LUGLIO

Per le preghiere di questo uomo devoto le suore [del monastero] della Pace furono liberate dalla peste e da un’epidemia, e moltissimi infermi sono stati restituiti alla salute, come attestano gli Annali del convento dei Servi di Viterbo5 ..

Da essi si desume che il suo arrivo e la sua gloriosa morte li predisse la beata Francesca Cirabetta6 , vergine purissima, sorella del Terz’Ordine, aggiungendo che non molti giorni dopo l’avrebbe seguito. E così accadde. Anch’ella è divenuta famosa per i miracoli

2. Arcangelo Giani, Annales OSM, II, 77-79

Mentre infieriva la peste che invadeva quasi tutta la Campania, avvenne che un uomo devoto, eremita tedesco, chiamato Pietro della Croce, di nobile famiglia , si recasse per un voto che aveva fatto a Roma.

Giunto nel suo pellegrinaggio a Viterbo, nell’impossibilità di procedere oltre, fu accolto con benevola ospitalità dai nostri Padri.

L’epidemia fu l’occasione perché la sua santità venisse ampiamente riconosciuta nella Città. Infatti, dopo che una monaca del nostro Ordine aveva predetto l’arrivo di questo santo uomo a Roma, Pietro con il solo segno della croce risanò nostre sorelle del monastero della Pace gravemente ammalate.

Poiché con il medesimo segno della croce furono guariti molti altri infermi, venne chiamato dal popolo viterbese Pietro della Croce. Frattanto questo uomo, attaccatissimo alla gloriosa Madre di Dio, chiese con insistenti preghiere ai Padri di essere ammesso a indossare l’abito della Vergine. Dopo averlo ricevuto, conobbe che era vicino il suo ultimo giorno.

Illustre per miracoli, migrò al cielo il giorno 6 luglio. Sul suo monumento marmoreo, nella chiesa del nostro convento, furono scolpite queste parole:

D(io) O(ttimo) M(assimo)
Al devoto Pietro della Croce Eremita
dell’Ordine dei Servi, dedicato per i miracoli
Visse anni XXXVI
Morì nel 1522

Volendo rappresentare l’immagine di questo beato uomo, lo si potrà raffigurarlo con l’abito eremitico e il bastone dei pellegrini, con la croce e la corona (corona calculorum), con l’aggiunta dell’abito dei Servi il cappello sul capo.

Nel nostro convento di Viterbo è conservata con estrema cura una lettera che, a detta dei Padri, fu mandata dal re di Spagna7 al padre Pietro qui menzionato, nel tempo in cui questi viveva su Mons Coeli, come è indicato dalla medesima lettera che, tradotta dalla lingua spagnola, piace qui inserire come attestato onorifico, in quanto mostra quale fosse presso il re il concetto della santità di Pietro:

IL RE

Devoto P. fra Pietro della Croce Eremita dell’Eremitorio di nostra Signora la Madre d’Iddio della Misericordia della Montagna del Monteceli.

Viddi la lettera, che mi avete scritto, e gli consigli, che mi date, e con quanto mi dite, tutto diretto al servizio di nostro Signore, come si opera da V.P. in ragione di buona vita, ed io l’ho gradito molto, e siate certo che di voi e della vostra persona, e di tutto quello tengo e terrò memoria intiera.
Di Barcellona etc.

IO, il Re

Per il devoto Padre F. Pietro della Croce Eremita dell’Eremitorio di N. Signora la Madre d’Iddio della Misericordia della Montagna del Monteceli.

4 cf. Monumenta OSM, XII, 1911, p. 119, 137, 141, 144, 145, 172.

5 Queste notizie sono riprese da Tommaso da Verona, Flos Florum. Vite de’ Santi, tradotte di latino in volgare [scritto dopo il 1592], in Monumenta OSM, XII, p. 26 Filippo Ferrari, priore generale (1604-1609).

6 Cfr anche Tommaso da Verona, Flos Florum,, in Monumenta OSM, XII, p. 39: «Di Viterbo, città nobile della Toscana, fu questa santissima uergine, della casa Cirabetta. Uolendo seruire al’Signor’ Dio, pigliò il uelo d’il terzo ordine di Serui; onde fu sempre molto più che casta.

Hebbe gratia di profetare et di fare molti miracoli; degiunaua ogni giorno, leuata la dominica; diede il lume a’ ciechi.

Morì a dì 15 Decembrio, l’anno di Nostro Signore 1522. Il cui glorioso corpo fu sepulto in Viterbo nella giesa di Serui; doue si uedono molti miracoli ogni giorno». È inserita molto presto nei cataloghi dei Santi e Beati dell’Ordine: cf. Monumenta OSM, XII, p. 130, 132, 137, 141, 142, 145, 146.

7 Carlo I di Spagna , poi imperatore Carlo V. La lettera del 1519 è conservata nell’Archivio generale dell’Ordine (Roma).

Tratto da http://servidimaria.net/sitoosm/it/storia/fons3/04.pdf

FONTI AGIOGRAFICHE a cura di Pier Giorgio M. Di Domenico

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