Viterbo CRONACA STORICA da "PIZZERIA IL MONASTERO VITERBO"
Nicolò Maria Torelli e lo stesso miracolo narrato da fra Tomaso Bandoni a fine articolo

 

Essendo nell'anno 1528 una gran penuria di viveri nelle Province vicino a Roma, a causa della moltitudine de Soldati, venuti per dare il sacco a quell'alma Città, ed altri per soccorrerla; un tal Bartolomeo da Canepina credendosi, che in Civitavecchia, dove stava una sua Zia, non fosse tanta carestia, se n'andò a quella volta: ma ivi ancora provandosi non men crudele la fame, dopo alcuni giorni fu forzato partirsene per la Patria.

Incontrossi al Fiume Mignone in un Soldato, che per essere non meno bisognoso di pane, tolse a Bartolomeo quel poco aveva proveduto per il viaggio: e perché questo aveva provato quanto sia grande male la fame, cominciò a far strepiti, piangere, e gridare; del che adirato il Soldato li corse alla vita, e prostratolo in terra, con un coltello tagliolli la gola, e lo gettò nel Fiume.

Tre giorni, e tre notti continue fu agitato quel Corpo dall'acqua, finchè trasportato nel canale d'un molino, e trattenendo perciò la corrente, il Molinaro uscì a vedere qual'impedimento, vi fosse, e vendutolo traversato alla ruota, con altre persone, che vi erano, cavollo fuori tutto gonfio, e scontrafatto.

La compassione di caso si strano, e dal timore della Giustizia mossi il Molinaro, e gl'altri invocorno ad alte voci la Madonna Santissima della Quercia, ed ecco con loro stupore viddero il Cadavere cominciarsi a muovere,e seguitando perciò con più fervore, e fede a pregare la gran Madre di Dio, perfettamente si ritrovò non meno risuscitato da morte, che risanato del taglio della gola, e sbattimenti del Fiume.

Onde tutti insieme vennero a ringraziare la Madonna; Ee fu poi il caso ancora dipinto nel Chiostro.

Frate Nicolò Maria Torelli: Miracoli della Madonna della Quercia di Viterbo, in Viterbo 1793, pag. 81-82) 

VITERBO - Via Fattungheri. 10

(Quartiere medievale di san Pellegrino)

Tel. 0761.32.43.46

Chiuso il Mercoledì

 

 

La Quercia STORIA
Gianfranco Ciprini

Bartolomeo - 1528. Durante l'invasione dello Stato Pontificio da parte dei Lanzichenecchi nel 1527-28, anche il territorio di Canepina fu devastato.
Fra Tomaso Bandoni nel 1628 a p. 81 scrive:

"Un certo Bartolomeo da Canepina, giovanetto, quale l'anno 1528 essendo grandissima penuria di pane per il sacco di Roma del 1527, s'era partito da Canepina con un suo fratello per trovare una zia in Civitavecchia, dalla quale sperava aiuto, et essendo stato alcuni giorni seco, alla fine la zia licentiò li nepoti con darli un poco di pane per il viaggio a Canepina.

Quando arrivò al Mignone fiume grosso se li fece incontro un huomo bisognoso, et affamato quale li tolse il pane et perché si lamentava et piangeva gridando, li corse alla vita, et con un coltello lo scannò, et tagliò la gola et gettandolo nel Mignone, quale ben tre giorni et tre notte stette nel fiume, hora dall'acque portato in una parte et trasportato nell'altra, fin che arrivò ad un molino, et la corrente dell'acqua lo portò verso il canale che fa girare la mola, quale si fermò; uscito il mulinaro per vedere l'impedimento della macina, che non voltava, trovò questo corpo di Bartolomeo, et cavato dall'acqua et condotto al fuoco fu da tutti chiamata la Madonna della Quercia in aiuto di questo Bartolomeo il quale ritornò in sentimento, et condotto a Cometo fu per spatio di breve tempo medicato et sanato".

Questo miracolo è stato affrescato in uno dei lati del tempietto della Madonna e in una delle lunette del chiostro della Cisterna; alla base della lunetta ancora oggi si può vedere lo stemma della città di Canepina.  

 

 

 

 

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