Viterbo STORIA
Elisa Angelone del CEDIDO

Titolo: Septem Beati Fundatores Ordini Servorum Beatae Mariae Virginis
Incisore: Augustinus Masucci [Agostino Massucci, Roma 1690-1758] (inc. e del.: incisore e disegnatore?)
Scultore: Hieronimus Franza [Geronimo Frezza, 1659-1741post1 ] (Sculp. Romae Sup …)
Luogo: Roma Anno: 1728?
Materiale: Rame
Misure: mm. 353x220
Provenienza: Convento S. Maria della Verità, Viterbo L’Ordine dei Servi di Maria Vergine

L’Ordine dei Servi di Maria Vergine

Una tradizione consolidata fa risalire all'anno 1233 l'origine dell'Ordine dei Servi di Maria2 quando un gruppo di sette laici abbandonarono famiglia, attività e professione per ritirarsi a Firenze a vita comune, in penitenza, povertà e preghiera. L'11 febbraio 1304 papa Benedetto XI, domenicano, con la bolla Dum levamus approva la Regola e le Costituzioni del Servi3 .

L’ordine si sviluppa e si espande fino alla prima metà del Settecento quando si succedono disposizioni e decreti a sostegno degli studi4 e conosce grande sviluppo il culto dei santi e beati dell'Ordine grazie anche alla canonizzazione, il 27 dicembre 1726, di san Pellegrino Laziosi e, nel 1737, di santa Giuliana Falconieri (fondatrice delle suore Serve di Maria).

Dall'ultimo trentennio del Settecento fino all'indomani della presa di Roma (1870), l'Ordine conosce una serie di soppressioni di conventi che portano alla decimazione della sua presenza in Europa.

La Cappella dei Sette Fondatori

A Viterbo, nella chiesa di S. Maria della Verità già dell’Ordine dei Servi di Maria, ai Sette beati fondatori è dedicata una cappella per la quale, proprio negli anni delle canonizzazioni dei due santi importanti per l’Ordine (s. Pellegrino Laziosi e s. Giuliana Falconieri) si iniziano lavori di ristrutturazione.

“Nel mese di febbraio 1738 fu fatta la balaustra di pietra alla Cappella dei Sette Beati Fondatori a spese di un religioso del Convento”.
(Decreti 1796, c. 53)

Alle ristrutturazioni si uniscono lasciti testamentari e obblighi di messe ad essi collegati: “A di 11 febbraio 1771. L’Ill(ustrissi)ma Casa Pagliacci paga annualmente scudi tre per Istrumento di cessione fattagli dai PP. della Cappella de’ Sette Beati Fondatori, con l’obbligo di Messe sette compresoci in dette sette Messe una cantata il giorno sud(dett)o come per istrumento rogato dal quondam Giovan Francesco Stefani canc(ellie)re Vescovile sotto il di 8 maggio 1771 …”
(Campioncello 1785, c. 1)

Il quadro dei Beati Fondatori

La Cappella è decorata da un quadro per il quale si dice: “A di d(ict)o *20 gennaio 1728+. Il Soprad(ett)o M(ol)to Rev(eren)do priore in detto giorno propose ai PP. se si contentavano si facesse fare il Quadro de i nostri sette Beati Fondatori dal Sig. Ant. Angelo Falaschi per il prezzo di scudi trentaquattro, havendo noi bisogno di detto Quadro, ne mandò il partito per secreta suffragia e restò vinto con tutti li voti favorevoli, essendo cinque li votanti ed in fede f.”
(Decreti 1796, c. 62v.)

“A di 16 Febbraio 1729. Il R(everendo) P(adre) Priore convocati capitol(armen)te i PP. propose loro se stimavano espediente di levare l’immagine della Beatis(si)ma Vergine detta dell’Acqua dal suo Altare, e collocarla nell’istessa Cappella di rimpetto a S. Sebastiano, per porre nel detto Altare il Quadro de i nostri 7 B.B. Fondatori, ne mandò il partito per secreta suffragia, quale passò con tutti li voti favorevoli essendo 4 li votanti …” 
(Decreti 1796, c. 65v.)

La festa dei sette santi fondatori

Dalla metà dell’Ottocento si trovano notizie sui festeggiamenti dedicati ai Sette beati fondatori:

“Febbraio 1849. Ai chierici e cantori per Triduo e festa de’ BB. Fondatori. Scudi 1.00” (Uscita 1829-53, c. 200) “Uscita Febbraio 1850. Sono baiocchi quarantasei che si sono pagati per Caffè e zucchero servito per il rinfresco ai sacerdoti nella festa de’ Sette B. Fondatori” (Uscita 1829-53, c.n.n) “Uscita di Marzo 1853. Sono baiocchi cinquantaquattro pagati per caffè e zucchero servito per il rinfresco alli RR. Sacerdoti per la festa dei Beati Fondatori e Addolorata” (Uscita 1829-53, c. n.n.)

Il disegnatore. Agostino Massucci (Masucci), [Roma 1690 – Roma 1758]. Avviato alla pittura in età molto precoce presso lo studio marattesco di Andrea Procaccini e poi presso la scuola di Carlo Maratti5 .

Alla morte di Giuseppe Bartolomeo Chiari (allievo prediletto del Maratta, scomparso nel 1727) Massucci si afferma definitivamente come erede della tradizione marattesca. Tale posizione è evidente nella pala raffigurante la Madonna con i Sette santi fondatori dei Servi di Maria databile al 1728 per la chiesa di S. Marcello al Corso (Clark, p. 100, n. 4) [dalla quale probabilmente deriva il nostro esemplare].

Negli anni successivi si afferma in ambito romano dal quale gli deriva la notorietà e l’apertura delle corti più importanti d’Europa e dal pontefice Clemente XII Corsini. Tra i tanti importanti incarichi che ricopre sono quelli di reggente dei Virtuosi al Pantheon (1735), principe dell’Accademia di S. Luca (1736), maestro della scuola di nudo al Campidoglio (1754). Muore a Roma nel 17586 .

Lo scultore. Geronimo Frezza: 1659-1741(?), incisore, introdotto all’arte dell’incisione da Arnold van Westerhout.7

A Viterbo partecipa alla realizzazione del volume di Feliciano Bussi, Historia della città di Viterbo, Roma, 1742 nel quale sono stampate diverse sue incisioni.

http://www.lombardiabeniculturali.it/stampe/schede/

2 A dare importanza a quella data all'interno dell'Ordine contribuì il fatto che uno dei santi fondatori, Filippo Benizi, era nato a Firenze proprio nel 1233.

3 Nella vita dell’Ordine sono importanti: il beato Gioacchino da Siena (1306), il beato Bonaventura da Pistoia (1306), il beato Iacopo da Città della Pieve, martire nel 1310; Alessio Falconieri (uno dei fondatori, morto nel 1310); il beato Andrea da Sansepolcro, il beato Ubaldo da Sansepolcro, il beato Francesco Patrizi (1328), il beato Tommaso da Orvieto (1343), santa Giuliana Falconieri (+1341), san Pellegrino Laziosi (+1345), noto come protettore degli ammalati di cancro.

4 Nel 1769 esce il Methodus studii philosophici et theologici di fra Francesco Raimondo Adami. Questo programma di studi consente di parlare di una vera e propria Ratio studiorum nell'Ordine. 

5 Tra il 1706 e il 1708 Masucci è ammesso all’Accademia di S. Luca (in questi anni Maratti è principe dell’Accademia) dove riceve diversi riconoscimenti.

6 Niccolò Pio, Vite de’ pittori scultori et architetti, 1724 ca.; Valerio da Gai, voce: Massucci Agostino, in Dizionario biografico degli italiani, volume 72 (2008)

7 Bryan Michael, Dictionary of Painters and Engravers, Biographical and Critical (Volume I A-K) a cura di Robert Edmund Graves

Tratto da: MOSTRA
Patroni e devozioni a Viterbo nelle lastre e nelle incisioni del Cedido
1-4 settembre 2015

 

 

 

 

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