Bomarzo STORIA
Claudia Proietti Ragonesi

Bomarzo, borgo del Lazio alle falde del Monte Cimino, possiede un'opera unica al mondo, la Villa delle Meraviglie, chiamata anche Sacro Bosco, spesso definito Parco dei Mostri.

Venne progettato dal principe Vicino Orsini e dal grande architetto Pirro Ligorio nel 1552. Il parco, pur inserendosi a pieno titolo nell'erudita cultura architettonico-naturalista del secondo Cinquecento, costituisce un unicum.

I raffinati giardini all'italiana sono realizzati su criteri di razionalità geometrica e prospettica con ornamenti quali le ampie terrazze, le fontane con giochi d'acqua e le sculture manieriste. Al contrario, il colto principe di Bomarzo si dedicò alla realizzazione di un “eccentrico bosco” facendo scolpire nei massi di peperino, affioranti dal terreno, enigmatiche figure di mostri, draghi, soggetti mitologici e animali esotici, che alternò a una casetta pendente, un tempietto funerario, fontane, sedili e obelischi su cui fece incidere motti e iscrizioni.

Il Sacro Bosco, non rispettando le consuetudini cinquecentesche, si presenta come una soluzione irregolare, i diversi elementi sono tra loro svincolati da qualsiasi rapporto prospettico e non sono accomunati da coerenza di proporzioni. Un autentico labirinto di simboli che avvolge chi si addentra fisicamente o intellettualmente e che ha ispirato molti artisti del tempo, come Annibal Caro, Bitussi e il Cardinal Madruzzo.

In seguito alla morte di Vicino Orsini, nessuno si curò più di questo luogo che dopo secoli di abbandono è stato rivalutato da intellettuali e artisti come Claude Lorrain, Johann Wolfgang von Goethe, Salvador Dali, Mario Praz e Maurizio Calvesi.

Il luogo è rimasto un enigma per secoli, finché recentemente le ricerche condotte dallo storico dell'arte Antonio Rocca non hanno svelato i significati simbolici ed ermetici di questo giardino, raccolte nel suo libro Sacro Bosco. Il Giardino Ermetico di Bomarzo, Sette Città editore.

Il Parco – spiega con dovizia di particolari Rocca – racchiude in sé il Sacro Bosco ma il vero segreto sta nel Teatro. Quest’ultimo, considerato da molti come una bizzarria, rappresenta invece la traduzione in pietra del Teatro della Memoria o Teatro della Sapienza di Giulio Camillo detto Delminio (1480–1544), libro esoterico in cui era rivelato il mistero del mondo e del cosmo. Il lavoro gli fu commissionato dal re di Francia Francesco I, il quale voleva in sintesi un’opera in cui fosse riunita la cultura cristiana, ebraica e greca e che rivelasse il mistero del mondo e del cosmo. Purtroppo il prezioso libro, illustrato con duecento acquerelli di Tiziano, andò distrutto in un incendio nel XVII secolo.

Per capire appieno il Parco, dice ancora Antonio Rocca, bisogna dare alle figure e ai “mostri” il vero significato e fare una distinzione fra l’area sacra e profana e scoprire così che il Sacro Bosco ha per l’uomo un percorso di contemplazione, verità ed essenza divina, poiché la salvezza passa attraverso la strada della conoscenza.

La Chiesa è in pericolo ma non cade, questo è il messaggio che è dato con la “Casetta inclinata”. Il “Teatro” è un simbolo, vista l’inservibilità a fini scenici della struttura; l’Elefante bonario stringe nella proboscide Orazio, figlio di Orsini, morto nella battaglia di Lepanto; l’Orco manifesta il vizio della crapula e accoglie nella grande bocca una tavola da mensa e così per gli altri “mostri” sparsi nel parco, ognuno dei quali ha un suo messaggio simbolico.

Siamo nel periodo dei cosiddetti Spirituali. Nel primo ‘500 a Viterbo si riunivano artisti, teologi, filosofi e aristocratici come Vittoria Colonna, Michelangelo, Reginald Pole, Alessandro Farnese e Vicino Orsini che ponevano le basi per fare della Città il luogo del dialogo con i protestanti. La sconfitta dell’ecclesia viterbiensis, comportò una disfatta culturale che trascinò nell’oblio “L’idea del teatro” di Giulio Camillo, la sua versione di pietra e il Sacro Bosco di Bomarzo.

Chiave del parco segreto è quindi il Teatro e i cosiddetti "Mostri" sono simboli per tutelare verità ermetiche e per facilitarne la memorizzazione. Il Sacro Bosco è un percorso salvifico e di conoscenza destinato a concludersi al vertice di un triangolo mistico, nel punto in cui l'uomo ritrova la sua essenza divina e può godere del mondo in uno stato di pura contemplazione.