Viterbo STORIA LO SAPEVI?

 

Piazza del Plebiscito nel 1937, sull'angolo della Prefettura si vede il fascio littorio (Archivio Mauro Galeotti)

Colonna con il Leone di Viterbo

Sull’angolo destro dell’imbocco di Via san Lorenzo è una colonna, simile all’altra di fronte, sull'angolo del Palazzo del Podestà, che sostiene il leone, primitivo emblema della città.

Il leone è privo della palma e gli manca anche la mandibola, infatti, la leggenda vuole che fosse stata asportata per scherno, dagli abitanti di Ferento, che videro distruggere la loro città dai Viterbesi nel 1170 e nel 1172.

 

Se però fosse stato così sono convinto che i Viterbesi di allora avrebbero immediatamente provveduto a riparare l’onta, ma, forse, più propriamente la mandibola non c’è più per il deterioramento del peperino.

La colonna ed il leone furono spostati nel sito attuale nel 1779 da Filippo Prada, architetto, per consentire maggior luce all’anticamera del piano nobile del Palazzo apostolico, oggi Prefettura.

Il 30 Ottobre 1927 fu inaugurato il fascio littorio in peperino, murato sull’angolo del palazzo posto sopra al leone in questione, poi con la caduta del Fascismo quel simbolo fu atterrato.

La colonna che sostiene il leone in peperino, non è una colonna qualsiasi, ma è antichissima.

Infatti, proviene dalle Terme del Bacucco, quelle che si vedono ancora sulla destra di chi imbocca dalla strada Cassia Nord, la strada che conduce a Marta.

In merito alle Terme del Bacucco esistono vari disegni, tra cui anche eseguiti da Michelangelo Buonarroti, ma non male è il disegno realizzato dal viterbese Stefano Camilli, giurista e funzionario pontificio, conservato nella Biblioteca degli Ardenti.

Questi, nel 1835, fece eseguire alcuni scavi presso le terme e nel rilievo si nota la volta crollata con l’assenza delle colonne di granito che, secondo il Camilli, furono utilizzate:

due per sostenere i leoni in Piazza del Plebiscito;

due per il portale del Duomo di Viterbo;

una in Piazza san Sisto sull’angolo del Palazzo Molajoni, quello dove è il Bar san Sisto, palazzo che fu distrutto dai bombardamenti del 1944, la colonna fu poi trasportata e abbandonata in Via Ascenzi nel giardinetto dell’Assunta,

e due per Porta santa Lucia, oggi Porta Fiorentina.

Mauro Galeotti