Viterbo STORIA

Rarissima pianta della città di Viterbo realizzata dal pittore viterbese Tarquinio Ligustri.

L'orientazione, con il Nord a sinistra, è fornita dalla rosa dei venti in alto.

In alto a destra, la lunga dedica al cardinale Odoardo Farnese.

Nel cartiglio in basso a destra, un globo con le lettere F.A.V.L, iniziali dei quattro castelli, Fanum, Arbanae, Volturnae, Lucumonum, da cui la città avrebbe avuto origine.

Nell'angolo della mappa in basso a sinistra, evidenziata dal compasso,"Scala Cento Romanesche".

In basso, legenda di 101 voci sottoscritta "Tarquinio Ligustri Viterb. Fece 1596" L'opera è di estrema rarità. Ad oggi sono noti solo otto esemplari della carta, di cui 4 conservati presso la National Library di Malta.

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I recenti studi sulla pittura del primo Seicento a Roma si sono occupati con sempre maggiore interesse del pittore Tarquinio Ligustri (1563-1621?), con importanti contributi sulla sua vicenda biografica e carriera artistica. Grazie alla scoperta di nuovo materiale documentario, alla sua produzione già nota si possono ora aggiungere due altre importanti opere eseguite a Roma tra primo e secondo decennio del Seicento, rispettivamente nei palazzi Massimo alle Colonne e Altemps. Documenti inediti tratti dall’archivio privato della famiglia Massimi di Roma, hanno permesso l’attribuzione a Tarquinio Ligustri degli affreschi che decorano la Loggia sul cortile interno di Palazzo Massimo alle Colonne. Il pittore originario di Viterbo venne pagato per questa impresa dal committente Massimo Massimi nel settembre del 1602, dopo aver eseguito all’interno dello stesso Palazzo Massimo alle Colonne un soffitto dipinto con un’architettura in prospettiva.

Nella Loggia del palazzo, ancora oggi perfettamente conservata, Ligustri eseguì due grandi pannelli con delle scene aventi Giove come protagonista, all’interno di una ricca ambientazione naturalistica. Il primo affresco riproduce Giove che fulmina i Giganti (o La caduta dei Giganti), mentre la seconda scena presenta un’iconografia meno consueta, in cui compare Giove che con una catena d’oro tiene stretti gli Dei dell’Olimpo. Forse, questa particolare composizione potrebbe rappresentare in chiave simbolica il forte legame basato sul rispetto che unisce gli Dei a Giove e, quindi, gli uomini a Dio. Il resto della decorazione della loggia, formata da piccole scene a monocromo raffiguranti gli Amori di Giove, grottesche e mascheroni è opera di collaboratori, tra i quali, molto probabilmente, Prospero Orsi, detto “Prosperino delle Grottesche”.

La conferma dell’effettiva collaborazione tra Ligustri e Propsero Orsi deriva dallo studio della seconda opera contenuta nel presente saggio: la decorazione pittorica della Biblioteca di Palazzo Altemps a Roma. I due artisti, come provato da una serie di documenti inediti raccolti tra le carte dell’archivio privato di casa Altemps, lavorano insieme tra il 1611 e il 1613 per portare a termine questa importante impresa commissionata dal Giovan Angelo Altemps, nipote del cardinale austriaco Marco Sittico. Purtroppo, del ciclo dipinto non rimane che qualche piccola traccia, tale da non permettere l’identificazione delle varie iconografie. Tuttavia, è probabile che l’intera decorazione fosse composta da paesaggi e strutture architettoniche dipinte, i generi in cui i due artisti erano specializzati.
La ricerca ha permesso, inoltre, la scoperta della prima e, finora, unica, testimonianza concreta dell’attività di Ligustri come progettista nel campo del disegno architettonico. Alcuni inediti documenti provano che il pittore fornì a Giovan Angelo Altemps nel 1612 il progetto di un tabernacolo dorato, oggi ancora conservato nella cappella interna di palazzo Altemps a Roma.

 

https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b84928124/f1.item.zoom

 

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