Viterbo STORIA D'UN TEMPO ANDATO, MA SEMPRE PRESENTE
Loretta Bacci dedicato a mio padre Bruno

Stazione di Porta Romana a Viterbo alla fine degli anni '60 del 1900, a sinistra è Torre san Biele.
Il papà di Loretta Bacci, Bruno, è al centro con la tuta, i baffi, davanti all’uomo con il fiasco di vino in testa.
Bruno è volato in cielo nel 2013 e resta immortale, assieme ai suoi compagni, in questa meravigliosa foto

Serenità era il nome della strada delle mie prime passeggiate con mamma e papà, nelle belle domeniche degli anni Cinquanta.

Coccolata tra le loro braccia, ero la principessina di un reame di fiaba, in cui non esistevano streghe, e il tempo scorreva pigro e felice.

Si indossava l’abito buono e si facevano foto per ricordare quei piccoli amorevoli eventi.

Bruno Bacci

 

Mia madre era perennemente con la macchinetta fotografica e una bella scorta di rullini, come me con il telefonino, pronta a fissare attimi; papà si lavava della polvere nera che lo ricopriva quasi tutta la settimana perché, essendo fochista delle Ferrovie, infornava carbone nella locomotiva a vapore della linea Orte-Viterbo e diventava finalmente visibile nei suoi bei lineamenti, elegante e in posa per le foto della festa.

Tanti ricordi mi suscita questa, in cui sono sorretta dai miei sul muretto di una villetta in costruzione, non dimentichiamo che era iniziato il periodo della rinascita dopo la guerra e la gente costruiva fuori dei centri storici.

E il ricordo principale va qui a mio padre. Sì, perché, piccolissima, mia madre mi portava alla stazione ad aspettare il suo passaggio o il suo arrivo: era nero da capo a piedi e io mi meravigliavo moltissimo del suo cambiamento d’aspetto, chissà se era proprio lui.

Mi avrebbe voluto dare un bacio, lo sapevo con certezza, però resisteva alla tentazione per non sporcarmi.

Papà era un fenomeno sulla locomotiva, più tardi lo avrei rassomigliato a un dio pagano nel suo elemento, ne era orgoglioso, l’amava come una persona della famiglia, ne parlava con gli occhi che brillavano. Mai un’imprecazione, mai un rammarico per un lavoro poco pulito e aperto a tutte le intemperie.

L’ho visto piangere quando, caduta in disuso la trazione a vapore, fu trasferito all’officina San Lorenzo a Roma: non era triste per le interminabili giornate tra viaggio-lavoro-viaggio, bensì per aver perso la sua cara locomotiva.  

Bruno Bacci con la moglie Adriana e la figlioletta Loretta

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