Montefiascone STORIA
tratto da GLI ORDINI CAVALLERESCHI NEL TERRITORIO DI MONTEFIASCONE di Giancarlo Breccola, in “La Loggetta” nn. 89-90” 

 

L'Antico Borgo La Commenda, già Commenda dei SS. Giovanni e Vittore in Selva dei cavalieri di Malta, è di proprietà della Società agricola Il Marrugio a.r.l. dell'ing. Luigi De Simone, è in loc. Commenda sulla Strada per Marta, prestigiosa location per eventi privati, professionali e culturali a 15 minuti da Viterbo. Tel. 0761.263767 - cell. 373.7510399

Commenda dei SS. Giovanni e Vittore in Selva dei cavalieri di Malta.

Le più remote notizie riguardanti le strutture medievali del complesso risalgono al 1174, anno in cui l’ordine gerosolimitano di San Giovanni, che già risultava insediato presso il castello di “San Vittore in Silva”, fece una permuta di beni presso Montefiascone. 26 

In una bolla di Innocenzo III (1208) si trova nominato il castro S. Victoris, con l’annessa chiesa di S. Lucia, assegnato al monastero di S. Martino al Cimino. 27 

Venuti in possesso del luogo, i monaci-cavalieri vi fondarono una domus hospitalis dedicata a S. Giovanni Battista e così, a pochi anni di distanza dal loro arrivo, la località aveva assunto la denominazione dei “SS. Giovanni e Vittore in Selva”.

Del 1235 è la deplorazione di Gregorio IX contro i fratres hospitalis SS. Johannis et Victoris, colpevoli di aver seppellito un eretico nel loro camposanto. 28

In un capitolo dello statuto di Viterbo del 1251, troviamo dichiarata la supremazia del comune di Viterbo sui beni dell’ospedale e l’obbligo del podestà a difenderli e conservarli in quanto beni di tutti, ma specialmente dei viterbesi. 29 

Nel 1284 Martino IV accolse un reclamo del prior et fratres Hospitalis Jerosolymitani S. Johannis de S. Victore. 30 

Nel 1300 le truppe romane, moltiplicate le offese, specie contro Canino e Montalto [...] si spinsero fino all’ospedale di S. Giovanni presso Montefiascone.

Due anni dopo, nel 1302, in un registro delle riscossioni delle decime, si trova un’indicazione sul preceptore SS. Iohannis et Victoris Balneoregensis diocesis, che ci fa conoscere come il complesso, pur essendo collocato nel territorio di Viterbo, dipendesse dalla diocesi di Bagnoregio. 31

Nel 1312, come abbiamo visto, i beni che i templari possedevano nei pressi del territorio di Montefiascone furono affidati al precettore dei SS. Giovanni e Vittore. 32

In un documento di dieci anni dopo troviamo ribadita l’appartenenza della stessa contrada al territorio di Viterbo; 33 ciononostante, nel 1369, per volontà di Urbano V, i castelli dei SS.

Giovanni e Vittore - insieme ad altri beni appartenenti alle diocesi di Bagnoregio, Viterbo e Tuscania - vennero trasferiti alla nuova diocesi di Montefiascone. L’atto di Urbano V costituì l’inizio di una estenuante e complicata controversia, tra Viterbo e Montefiascone, per il possesso di quel territorio; contrasto che s’accentuò quando Gregorio XI, nel 1377, estese la giurisdizione temporale del comune di Montefiascone sui luoghi che Urbano V aveva incluso nella diocesi.

Viterbo venne così privata dei castelli di Monte Aliano, Cornossa, Castel Fiorentino, Celleno, della contrada di S. Maria in Sanguinara e di quella dei SS. Giovanni e Vittore. L’importante privilegio - sollecitato con una istanza dalla comunità di Montefiascone che voleva ampliare il proprio territorio reputato troppo angusto: valde strictum, modicum et arctum - fu concesso dal Papa ai montefiasconesi a titolo di ricompensa per aver combattuto, al fianco del rettore del Patrimonio, contro i viterbesi ribellatisi all’autorità pontificia su istigazioni di Francesco di Vico. 34 

Tuttavia la validità del documento, che costituiva uno dei principali titoli con cui Montefiascone affermava i suoi diritti sulla Commenda, 35 era contestata dalla comunità di Viterbo «siccome per essere stato il detto Papa prevenuto dalla morte, una tal bolla non fu usitata, né notificata, così per conseguenza non poté avere in nessun modo il suo effetto». 36

La commenda dei SS. Giovanni e Vittore, che alla fine fu definitivamente assegnata alla comunità di Montefiascone, era una tra le più ambite dell’ordine gerosolimitano, e non tanto per la rendita, quanto per l’importanza veramente eccezionale alla quale era pervenuta. Alla sua guida, infatti, si erano succedute personalità appartenenti alle più nobili casate italiane - Aldobrandini, Rospigliosi, Farnese, Orsini, Sforza - nonché molti ecclesiastici insigniti della porpora cardinalizia e valorosi condottieri.

Quando, nel 1555, fu affidata ad Annibal Caro, godeva di un prestigio altissimo e costituiva un ottimo banco di prova per quanti aspiravano alle più alte dignità dell’Ordine. Incamerata dal governo repubblicano nel 1798, dal 1799 divenne proprietà dei principi Doria Pamphili Landi.

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26 Sentenza della Corte d’Appello, sez. “Usi Civici”, 21 maggio 1937, p. 3.

27 Bullarium Vaticanum, I, p. 90.

28 Regesto di Gregorio IX, doc. 2728.

29 Ciampi 1872, p. 533; “146. Quod bona sancti Iohannis (et) Victoris conserventur. Item teneatur potestas hospitalem Iohannis et Victoris eiusdemque nemora, res et bona, eiusque iura integre defendere et salvare atque observare : cum bona dicti hospitalis omnibus et maxime Viterbiensibus comunia habeantur. Hoc idem in ecclesia sancti Martini (de) Monte, eiusque iuribus observetur.”

30 Cartulaire de l’Ordre de St. Jean de Jérusalem, a cura di Delaville le Roulx, Parigi 1894, vol. III, doc. 3880.

31 “Consegna alla società dei Bardi del denaro riscosso nel primo anno della decima triennale degli anni 1301­04 nelle diocesi di Orvieto, Bagnoregio, Amelia, Castro, Sutri, Nepi, Civita Castellana, Orte e Tuscania (20 agosto 1302)”; BATTELLI 1946, p. 427.

32 SILVESTRELLI 1940, p. 749.

33 ASOM; “…quod tenimentum positum est in districtu civitatis Viterbii, in contrada quae dicitur contrada Sanctorum Joannis et Victoris iuxta tenimentum Castri Monctis Flasconis..”; Sentenza 1937, p. 2.

34 ”Dilectis filiis Communis Civitatis Montisflasconis [...] territoria et tenimenta ecclesie s. Marie de Rivo Sanguinario, ac mansionis, seu ecclesie ss. Iohannis et Victoris [...] tenimento, et destrictui Civitatis vestre predicte incorporamus, annectimus et unimus…” ; il detto Breve esiste nel sommario della causa Montefiascone-Viterbo per la vertenza della Commenda; Tip. Pallotta, Roma 1863, postilla n. 3, p. 9. Signorelli 1907, p.428; Theiner, documenti 595 e 613.

35 Secondo il Silvestrelli la tenuta dei SS. Giovanni e Vittore, iniziò ad essere chiamata Commenda proprio in quel periodo; SILVESTRELLI 1940, p. 749.

36 BUSSI 1742, p. 212.

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