Viterbo STORIA
Alessandro Gatti

Ci fu un tempo in cui l’attuale Montefiascone e Bolsena facevano parte di un territorio misterioso e benedetto dagli Dei, dal nome Velzna. La zona si estendeva fino ad Orvieto, Ferento e comprendeva anche Viterbo. In epoca romana il lago verrà chiamato Volsinio.

Intorno al lago sorse un luogo caro alla cultura etrusca, il Fanum Voltumnae, bosco sacro consacrato alla dea Urcla, personificazione dell’acqua stessa e poi latinizzata in Voltumna.

Al di là dei numerosi dibattiti degli studiosi in merito al significato e al vero nome della dea, quello che è certo è che la sua radice etimologica etrusca sia Ur, acqua, da cui Urcla.

Attorno al decimo secolo avanti Cristo, gli Etruschi giunsero nei pressi di Bolsena ed i sacerdoti, che si pensa fossero geomanti, cioè esperti nell’interpretazione dei disegni formati dalla terra e dalla sabbia, compresero la sacralità del luogo.

Quello specchio d’acqua divenne il fulcro magico di tutta l’Etruria ed essi resero omaggi alla Dea del Lago che li aveva condotti fino a lì.

Il Lago Sacro divenne un catalizzatore spirituale di unità per la nazione etrusca assurgendo non solo a simbolo sacro, ma si sostituì anche alle forme successive di unità politica.

Gli Etruschi infatti, si mostrano alla Storia e alla leggenda, come la prima grande civiltà formatasi sul suolo italiano, grazie alla  capacità di integrare l’esperienza dei loro antenati villanoviani con gli influssi dei popoli orientali con cui vennero a contatto,   sviluppando così una cultura originale e molto avanzata. Furono inoltre gli anticipatori, nel contesto dei popoli preromani, di forme più mature e organizzate della vita politica: fu successivamente  Roma a raccogliere questa grande eredità.

I veri creatori del modello politico di unità nazionale, e di concezione giuridica di cittadino, saranno i Greci ed appunto i Romani. I primi con la forma giuridica della polìs, mentre i secondi con l’apparato statale che vedrà, nel Senato e nella Repubblica, il suo catalizzatore istituzionale e giuridico.

Gli Etruschi hanno il merito di precorrere autonomamente tutto questo nella figura e nel ruolo dei Lucumoni e degli Dei.

Quanto le civiltà future realizzeranno dal punto di vista organizzativo ed amministrativo, ricorrendo alla politica, al diritto, all’istituzione, gli Etruschi lo avevano già attuato servendosi solo dei principi della loro religione.

Il simbolismo arcano ed illegame con la Terra e la Natura rappresentano per gli Etruschi un catalizzatore di legittimità e di ordine, una guida spirituale attorno alla quale conformare l’assetto organizzativo di un popolo.

Quello che diverrà, per le civiltà future, un apparato burocratico, per gli Etruschi era un principio immanente di ricerca dell’ordine e dell’equilibrio, possibile grazie al legame con la Madre Terra e al rispetto della figura dei Sacerdoti re; i Lucumoni.

Riportiamo una versione trascritta da Quirino Galli della leggenda del Lago Sacro di Bolsena, simbolo dell’unità spirituale del popolo etrusco:

“Si narra che nella valle del lago, prima che le sorgenti vulcaniche invadessero l’incavo della valle e formassero il lago, al centro ci fosse un paese, con un campanile molto alto, le campane d’oro, che tutti sentivano suonare, ma nessuno sapeva da dove provenisse il suono, e vi regnassero un re ed una regina che possedevano una carrozza d’oro.

Questo paese non era conosciuto perché, per accederci, occorreva passare la fitta boscaglia che ricopriva i monti e poi era impossibile individuarlo perché era situato al centro del lago, nel punto di massima profondità, protetto da due grandi picchi, attualmente l’isola Martana e l’isola Bisentina.

Nessuno osava spingersi oltre perché temeva ciò che poteva capitargli. Questo paese è rimasto sempre nascosto ed i suoi cittadini erano gli unici che conoscevano l’accesso, ma non svelavano l’unica via possibile per raggiungere il paese[…]”.

La leggenda, di cui abbiamo riportato solo la prima parte, prosegue narrando che ad un tratto la regina, recatasi a Montefiascone con il figlioletto, impigliò il vestito del bimbo su un ramo mentre stava facendo ritorno a casa, e questo lasciò svolgere un filo del vestito fino all’accesso del paese svelandone così l’ingresso segreto. Questa traccia venne seguita dagli usurpatori del paese che lo distrussero e ne occuparono il territorio.

In seguito alla profanazione il paese sprofondò sotto l’incalzare di un diluvio che, gonfiate le acque dei laghi e dei torrenti meravigliosi, sommerse tutto. L’unica cosa che rimane oggi ancora visibile è il picco delle due altissime montagne, che appaiono a noi come due isole: la Bisentina e la Martana.

La leggenda del diluvio è simbolicamente la rappresentazione  della fine della mitica età dell’Oro, quando si pensa che la civiltà fosse vicina alla grazia degli Dei prima di regredire nella barbarie e ricominciare dall’inizio il suo cammino verso la civilizzazione.

Ricerche geologiche hanno dimostrato che il lago di Bolsena ha più volte presentato il fenomeno dell’innalzamento ed abbassamento dell’acqua e che la conformazione del territorio di Montefiascone e Bolsena, nei tempi antichi, era differente rispetto ad ora.

Questa leggenda si colloca nel mito dell’aurea civiltà Etrusca e c’è chi ha fantasticamente ipotizzato un collegamento tra gli antichi popoli Italici e la civiltà mitica di Atlantide.

Certo è che, per rimanere ancorati alla storia,  il re e la regina della leggenda fanno riferimento alla tradizione etrusca che prevede il conferimento del potere ad una coppia regale, dove la donna rappresentava l’intercessione divina al comando.

Era infatti la donna a dare, nella tradizione etrusca, la benedizione al re nell’arte di guidare il popolo. Quanto all’abbondanza di metalli preziosi è accertato che in epoca etrusca vi fosse una elevata conoscenza dell’arte di estrarre e lavorare pietre e minerali preziosi, e che questi ve ne erano in elevate quantità.

Nel racconto mitico trascritto dal Professor Galli si parla di un “luogo di preghiera dei Lucumoni”, sotto Montefiascone. E’ qui che forse sorgeva un enorme templio, di cui parla anche George Dennis, pieno di ricchezze e di doni votivi.

Si tratta del leggendario Tempio di Voltumna, così ben occultato che nessuno riuscì a profanarlo, neppure i Romani.

Alcune tradizioni lasciano intendere che, servendosi della magia della Natura, i Lucumoni nascosero il Tempio sacro per proteggerlo dalle razzie romane. Forse il Tempo, e la Storia del genere umano, non erano pronti per continuare a vivere nella grandezza di un popolo mitico e leggendario, che godeva della grazia sacra degli Dei.

Il diluvio, segna la fine dell’età dell’Oro, il trionfo della barbarie sulla sacralità di una civiltà d’altri tempi. La tradizione etrusca tramonterà e farà spazio a Roma. Il genere umano regredirà per poi risorgere dalle ceneri.

Avrà bisogno di creare strutture organizzative fondate su leggi e apparati politici, per mantenerne il rispetto e garantire l’ordine. I Romani conquistarono e distrussero un popolo che fondava la sua legge sul rispetto e la sacralità delle cose. Nonostante tutto quella civiltà leggendaria, ma realmente esistita, è ancora là sotto, da qualche parte ed attende solo che l’umanità sia finalmente pronta per risorgere; perché possa essere rifondata una nuova età dell’Oro.

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