Viterbo STORIA ETRUSCA
Alessandro Gatti

Etruschi: popolo dalle origini mitiche e misteriose.

I probabili precursori del genere umano e i custodi dei segreti della scienza, delle arti e della divinazione.

La tradizione vede gli Etruschi ipoteticamente connessi con la leggendaria civiltà di Atlantide; in quanto custodi di un sapere unico, perduto nelle trame dei secoli e solo in parte ereditato da Greci e Romani.

Dal loro misterioso e mistico rapporto con la Madre Terra vedrebbe l’origine il sapere e le conoscenze delle civiltà del Mediterraneo.

Forse un tempo, non troppo lontano, o comunque non così tanto remoto quanto si è portati a pensare, ci fu un Popolo dal fascino unico e dal sapere sconfinato.

Il filoso greco Eraclito, per rendere l’idea del tempo e della Storia come processi in continuo divenire, evocava l’immagine di un fiume che scorre.

Mai è possibile arrestare il flusso di un fiume che scorre e mai sarà possibile riportare indietro il tempo. Esso è un percorso teso all’evoluzione che non può invertire la sua tendenza; come la corrente di un fiume non può andare in senso contrario.

A studiare le poche fonti che abbiamo sugli Etruschi e i Popoli Italici può sorgere qualche dubbio circa la tesi di Eraclito. Nell’osservare la grandezza degli Etruschi sembra quasi che il genere umano, arrivato ad un certo punto, sia retrocesso.

Sulle fondamenta culturali degli Etruschi Greci e Romani hanno innalzato la loro grandezza, derivando gran parte del loro sapere da coloro che li hanno preceduti nel cammino della storia.

Si parla degli Etruschi come di una sorta di civiltà di Atlantide; custode delle arti divine e magiche della medicina, della scienza, dell’arte e della poesia.

Coltivazioni di vite ed ulivo, tecniche agrarie, opere letterarie apprezzate in tutto il Mediterraneo, commerci vivaci, opere pittoriche e scultoree realizzate con materiali e tecniche uniche, che perfino le moderne tecniche di laboratorio stentano a riprodurre.

Pitture vascolari, specchi bronzei, tombe e loculi affrescati. Qualche reperto biografico dovrà pur essersi conservato, disperso in qualche archivio storico.

Quello che è certo è che questo popolo, germoglio delle civiltà a venire e seme del progresso, sembra non aver lasciato molte tracce della sua storia e delle sue origini.

Solo qualche utensile sepolto qua e là e qualche sporadica testimonianza rupestre. L’unico mito che è giunto fino a noi è quello del genio Tages, noto anche come il fanciullo Tagete.

All’alba dei tempi, quando le civiltà primordiali della Storia avevano appena dispiegato il manto del loro divenire, Tarkùn, l’eroe che la tradizione vuole come il fondatore di Tarquinia, tracciò un solco nella terra con l’aratro.

Da quel solco emerse un infante, Tagete, un bambino puro dalla sapienza d’anziano. Un Dio che nella sua doppiezza mostrò le due facce del mondo, le due anime del genere umano. Il bambino è l’origine, l’anziano è l’evoluzione. Un anziano conserva nella sua sapienza quella purezza e quella forza di vivere tipiche dell’infante.

Il mito si accosta molto alla visione orientale dell’equilibrio tra bene e male, di bilanciamento degli opposti e del percorso di formazione che un individuo, e un popolo, compiono nel loro processo di maturazione.

I sacerdoti Etruschi, i Lucumoni, che la tradizione vedrebbe come degli scienziati e dei maghi straordinari, accorsero e trascrissero le parole del genio della terra in quelli che costituiranno i Libri Tagetici o Archerontici. Di questi testi se ne ha notizia, ma sono andati persi o distrutti.

Quella sapiente voce senza età, quell’effluvio di saggezza, generato dalla terra, dettò le istruzioni per realizzare la missione del Popolo Etrusco: uscire dall’oscurità terrena elevandosi a bilanciare con armonia e ricercatezza lo sviluppo di arti grandiose, faro per i popoli a venire.

Tages, o Tagete, nacque dalla terra, come il genere umano, dalla Terra donò agli Etruschi il dono della conoscenza. Nei pressi di Tarquinia, dalle colline fino ai monti della Tolfa, apparve il Padre dell’umanità, e lì venne fondata Tarquinia e la lucomònia dalla stirpe di Tarkun.

In queste zone venne edificato il più importante tempio etrusco, chiamato oggi Ara della Regina.

Il mito tagetico insegna come la purezza e la conoscenza risiedano nelle profondità della terra e siano da questa dispensate agli uomini. Tagete è figlio della Madre Terra e di Genius, il genio. Egli è anche nipote del cielo stellato, Tinia.

Nell’atto di uscire dall’oscurità, il Dio Tagete porta alla luce la conoscenza e la sapienza, consegna alla Storia, a partire dal popolo etrusco, il compito di progredire nell’incessante giostra del divenire.

Nel corso del suo cammino l’umanità ha toccato picchi e declini, in certi momenti è sembrato retrocedere a livello primordiale, segnando delle inversioni di tendenza ed arrestando il progredire della sua evoluzione. Miti arcaici narrano che un giorno, quando finalmente l’umanità sarà pronta, gli Dei riemergeranno dalla Terra e gli eroi torneranno dal loro esilio per dare il via ad un nuovo ciclo storico, quello dell’età dell’Oro.

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

chi è on line

Abbiamo 942 visitatori online

 

 I libri

di Mauro Galeotti

 

Cartonato - pag. 246 - euro 25,00
in esaurimento, per l'acquisto
scrivere alla email spvit@tin.it

Cartonato - pag. 808, a colori
da euro 120,00 a euro 80,00
in esaurimento, per l'acquisto
scrivere alla email spvit@tin.it