Viterbo STORIA
dr.ssa Simona Sterpa, archeologa

 

Azienda Agricola Il Marrugio per Norchia: Il finanziamento privato degli scavi archeologici: Il caso del trust di Scopo Sostratos
Azienda Agricola Il Marrugio per Norchia: Lo scavo della Tomba a casetta di Serracavallo, considerazioni preliminari
Azienda Agricola Il Marrugio per Norchia: Norchia, la sua storia, i suoi (e nostri) luoghi

Azienda Agricola Il Marrugio per Norchia: Verso la “fruizione” di un patrimonio unico e inestimabile

Il successo riscosso con lo scavo della Tomba a Casetta insieme al restauro e successiva esposizione del suo corredo funerario hanno portato, com’è logico, a proseguire i lavori d’investigazione archeologica nella località Guado di Sferracavallo.

Le tombe contigue a quella di Vel si presentano profondamente saccheggiate dai tombaroli nel corso degli anni con gravi danni sia alla struttura funeraria che al contenuto della camera sepolcrale. Per questo, sin dall’inizio, tutti i nostri sforzi furono rivolti non solo a continuare con le indagini archeologiche, ma anche a portare avanti un importante lavoro di recupero e conservazione delle tombe, soprattutto quelle interessate dai saccheggi clandestini.

Nell’estate del 2014 l’investigazione riprese nell’area antistante la Tomba a Casetta, sotto la mia direzione, e proprio durante gli ultimi giorni di scavo, fu ritrovato il dromos, ossia il corridoio di accesso alla camera sepolcrale, di una nuova tomba che era sfuggita agli scavi del 2013. Un ritrovamento molto interessante che mi spinse a realizzare un progetto di scavo triennale per poter studiare, recuperare e conservare una serie di tombe che ci auguriamo possano, a breve, essere aperte al pubblico.

Nell’anno successivo si diede priorità allo studio di questo nuovo sepolcro che restituì, anche in maniera del tutto inaspettata, il corredo intatto del defunto. Attualmente anche questo secondo corredo è stato restaurato da poco, grazie ai finanziamenti di Lorenzo Benini e del suo Trust di Scopo Sostratos, e ora sono sotto studio.

Durante la campagna del 2016, l’indagine si spostò verso destra, dove erano già stati individuati altri due ipogei, rispettivamente GDS 03 e 04, che hanno fornito interessanti novità per il proseguo degli studi archeologici. L’ipogeo GDS 03 si presenta con un profondo corridoio d’accesso ed un gran ambiente caratterizzato da una cospicua serie di sepolture, in totale se ne contano ben 55, ricavate scavando direttamente il banco tufaceo lungo le pareti o, in alcuni casi, utilizzando materiale di reimpiego delle sepolture più antiche.

Gli oggetti recuperati quasi tutti in stato frammentario portano a datare il sepolcro a partire dalla fine del IV – III secolo a.C. sino all’epoca romana-imperiale. Purtroppo essendo stata saccheggiata ripetutamente nel corso degli anni è impossibile poter comprendere se il suo uso fu interrotto e poi ripreso in epoca romana oppure se ci fu una certa continuità tra il periodo etrusco, quando fu costruita la tomba, e quello romano, ultima fase del suo utilizzo. la sorpresa più insperata, e per questo più bella e interessante, fu il ritrovamento di un nuovo corredo cerimoniale all’interno del dromos della tomba GDS 04, in prossimità della porta di chiusura della camera sepolcrale.

Si tratta di ben 22 oggetti votivi tra cui uno specchio in bronzo e due bellissime situle che presentano, tra il bordo ed il collo del recipiente, una decorazione con volto barbato di sileno, tipiche della fine del IV sec. a.C., e attualmente in fase di restauro. Lo scorso anno, tra giugno ed agosto del 2017, sono ripresi i lavori e un altro corredo funerario è stato ritrovato all’interno della tomba GDS 05, anch’essa interessata dall’azione distruttrice dei tombaroli che per fortuna non indagarono troppo l’interno della camera e così il materiale poté sfuggire al loro saccheggio.

Possiamo concludere con piena soddisfazione sia per il lavoro portato avanti, sia per i risultati ottenuti, che si tratta di una zona molto interessante che ha ancora molto da offrire e farci riscoprire. Anche se tra le nostre priorità vi è soprattutto quella di rendere l’area fruibile, rendere visitabili le tombe sin qui investigate cercando, anche attraverso questi articoli, di sensibilizzare maggiormente le persone sulla necessità che ha Norchia di essere finalmente valorizzata e accessibile a tutti, iniziando proprio dalla comunicazione.

Infatti, in un mondo come quello attuale dove i mezzi di informazione digitale sono oramai parte integrante, se non predominante, nella vita di ogni singolo individuo, anche la cultura deve mostrarsi al passo con i tempi e farne buon uso, soprattutto per far conoscere ed apprezzare, tanto a livello nazionale che estero, Norchia in tutta la sua unicità storico-paesaggistica, il suo recupero, la sua valorizzazione e fruizione. Ma di questo ne parlerà più approfonditamente la dott.ssa Francesca Pontani nel prossimo articolo.