Viterbo STORIA
Mauro Galeotti

Il Palazzo delle Poste nel 1936

Il Palazzo delle Poste e Telecomunicazioni, in evidente stile fascista, è opera dell’architetto Cesare Bazzani, fu iniziato nel 1933, ultimato nel 1936 e inaugurato il 21 Aprile di quell’anno alla presenza del sottosegretario alle comunicazioni Mario Jannelli.

E’ sorto distruggendo il giardino Calabresi e alcune case antiche tra le quali due con altrettanti profferli ricostruiti e posti su Via Calabresi.

Da una vecchia foto che ho pubblicato, si intravede sulla facciata della casa al penultimo profferlo, sempre di Via Calabresi, uno stemma riproducente un’aquila ad ali spiegate con sotto una scritta su tre file, forse in carattere gotico.

In quell'occasione fu chiusa Via dei Magazzini che collegava Via Roma, già detta Via della Calzoleria e Via dell'indipendenza, con Via Valle Piatta.

Via dei Magazzini era chiamata Via del Bordelletto. E’ detta dai primi dell’Ottocento dei Magazzini, per la presenza dei magazzini comunali ove si conservava il sale tanto che fu chiamata anche, nel 1831, Via della Salara.

Con i lavori della metà degli anni ‘30, in quel luogo fu distrutto il cosiddetto Bordelletto. Questo nome deriva da bordello, difatti in questa zona erano le case delle prostitute.

La facciata del palazzo è lunga 60 metri, quella su Via Calabresi è lunga 25 metri ed occupa una superficie di circa 1100 metri.

Il palazzo aveva sull’ingresso di Via Ascenzi 9, lo stemma dei Savoia, un tempo affiancato dai fasci littori.

Il Palazzo delle Poste nel 1936

La torre del Palazzo delle Poste, alta 39 metri, ha l’orologio decorato con una cornice in terracotta riproducente i segni zodiacali, opera del 1935 di Publio Morbiducci (Roma 1889 - Roma 1963), e con la parola Durare, tipico motto fascista. I segni zodiacali sono la geniale costruzione delle dodici formelle, delineate con tratti assolutamente originali, che esaltano le figure statiche, rendendo ogni immagine così viva da restare memore nella mente.

Immagini ristrette a forza nel perimetro della terracotta, che non è quasi mai sufficiente a contenerle per intero, tale è la spinta che l'artista gli dà nel farle muovere al loro interno. Le figure umane ricordano molto i modelli greci, fieri, possenti, sicuri dell'essere, spesso con le gambe che mi ricordano le volumetrie realizzate da Botero.

Le figure zoomorfe stanno lì, quasi a dire, “sì appaio mesta, rimessa, tranquilla, ma prova un po' a provocarmi, reagirò come ti meriti, non ti far ingannare dall'occhio semi addormentato che mi caratterizza”.

Il palazzo aveva sull’ingresso di Via Ascenzi 9, dov’è la torre, lo stemma dei Savoia, affiancato dai fasci littorio, scalpellati dopo la caduta del fascismo.

Il fascio littorio è stato scalpellato in ogni luogo della città, ma stranamente gli “scalpellatori” non si sono accorti ed hanno lasciato i fasci sulle inferriate delle finestre del piano terra del Palazzo della Camera di Commercio, scoperti da Maurizio Pinna. E’ stato scalpellato solo lo stemma sull’ingresso.

Sul prospetto del Palazzo delle Poste, lungo Via Ascenzi, vi erano due statue in bronzo collocate in altrettante nicchie dedicate alla Posta e al Telegrafo. Oggi ne è rimasta una, Il Telegrafo, La Posta fu asportata nel febbraio del 1942 per essere fusa e utilizzata nell’industria bellica, come avvenne per le statue di Balestrieri in Piazza Verdi.

Furono opera secondo alcuni studiosi del concittadino Silvio Canevari nato il 27 Gennaio 1893 e morto a Roma 31 Luglio 1931, per altri di Francesco Nagni, nato a Viterbo il 7 Febbraio 1897 e morto l’11 Luglio 1977.

Le statue non sono di Canevari che muore nel 1931 prima della realizzazione del Palazzo delle Poste iniziato nel 1933. Si sa di certo che la statua Il Telegrafo è del rumeno Emanuele Manase, così lo comunicano le Poste italiane.

Il salone del Palazzo riservato al pubblico ha il pavimento in marmo policromo ed il soffitto cassettonato a stucco romano. Modifiche furono fatte nel corso degli anni, ad esempio il palazzo fu innalzato nel 1956 di un piano e furono trasformate le monofore dell’ultimo piano in ampie finestre rettangolari.

 

 

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