Messina STORIA
dott. Giuseppe Di Prima

Orto Botanico di Firenze

Storia della medicina naturale - parte terza
Storia della medicina naturale - parte seconda

Storia della medicina naturale - parte prima

Producono con minuzia cataloghi ragionati di tutte le erbe coltivate e dispensate, libri disegnati chiamati Hortuli tramite i quali il sapere si diffonde rapidamente.

L'opera dei monaci viene consolidata e diffusa dalla creazione della prima vera scuola medica autorizzata nata in Europa: la Scuola Medica di Salerno, (probabilmente anch'essa legata ad un convento) e dalla nascita di grandi Orti botanici come quelli di Firenze, Pisa, Padova e Bologna.

Nel silenzio delle loro mura, nei secoli, nei monasteri si coltivano, essiccano e conservano le erbe in locali chiamati "officina" (da qui il nome piante officinali) al buio di armadi si preparano con i“semplici" tinture, sciroppi e prodotti macerati nell'alcool, veri medicamenti.

L’erboristeria tornò a laicizzarsi grazie alla Scuola Salernitana, dove si incontrarono, si confrontarono e si fusero la tradizione greco-romana con la cultura araba.

L’inserimento della moderna fitoterapia dei maestri salernitani, faceva fino a qualche anno fa ancora mostra di sé nella Farmacopea Ufficiale Italiana con ricette da loro create, come l’Unguento di Altea, il Miele rosato e l’Olio di Rose.

Con l’invenzione della stampa, si verificò un altro grande balzo in avanti con la diffusione di molti libri riservati alle erbe e ai medicamenti.

A quell’epoca risale anche il primo vero trattato moderno di farmacologia, (oggi conservato presso l’Università di Madrid) quel “Compendium aromatorium”  che, firmato da Saladino d’Ascoli e dedicato al principe di Taranto, nacque con lo scopo di porre rimedio alle lacune che rendevano zoppo e pericoloso il lavoro di molti speziali del tempo, introducendo ad esempio i concetti di buona conservazione e di scadenza dei preparati.

Famosa ed importante fu la pubblicazione in numerose edizioni ed in diverse lingue dei “Commentari” del medico Pietro Andrea Mattioli (1500-1577) che, oltre alla scoperta di alcune nuove proprietà fitoterapiche, mise a punto quelle dell’Ippocastano.

’Intanto in Italia la scienza erboristica contagiò anche i signori di Firenze (i Medici) e di Ferrara (gli Este) e addirittura anche Leonardo da Vinci con la diffusione di numerosi “Erbari” fregiate di minuziose ottime e dettagliate immagini. Nel 1544 il prof. Ghini fondò l’Orto Botanico di Pisa mentre a Parigi nacque il famoso “Giardino del Re”, l’attuale Museo di Storia Naturale.

A metà del secolo si sviluppò da Paracelso l’alchimia che dal greco span – estrarre e agirei – raccogliere si definì spagirica. Anche la farmacologia venne interessata dalla rivoluzione copernicana e nacquero i primi laboratori della salute con la ricerca perfezionata dei principi attivi.

Nel Seicento la scoperta del nuovo continente americano stimolò l’ingresso in Europa di migliaia di nuove piante. Dalla tradizione atzeca, arrivò il cacao e un gran numero di erbe depurative.

Dalle Antille il legno di Guaiaco che diede un efficace validissimo rimedio contro le malattie veneree. 

Un nuovo importantissimo principio medico, il chinino, venne dal Perù e fu chiara l’incredibile attività antipiretica della corteccia di china.  

Tra Seicento e Settecento il proliferare di ciarlatani e imbroglioni portò a vacillare il prestigio e la credibilità degli speziali, che avevano da sostenere anche la “feroce” concorrenza dei conventi e dei monasteri.

La Chiesa in quest’epoca organizzò al suo interno una curiosa ripartizione dei campi di influenza tra i vari ordini.

I Carmelitani godevano così di una specie di esclusiva sulla fabbricazione a base di melissa (celebre e indimenticata è l’Acqua di Melissa che i Carmelitani Scalzi confezionavano in rue Vaugirard a Parigi e che non mancava nelle farmacie di nessuna casa, aristocratica o popolana che fosse).

I Gesuiti detenevano il monopolio del commercio della china e del chinino, i Benedettini commercializzavano dentifrici e collutori realizzati con erbe aromatiche, mentre le suore nei conventi si dedicavano alla formulazione di sciroppi, decotti, infusi e impiastri.

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