Tuscania STORIA
Mauro Loreti

Il 13 maggio 1770 nella Comunità di Toscanella i partecipanti del Consiglio Segreto parlarono del “riattamento” delle porte urbane.

Il segretario Luigi Danielli chiese di decidere sulla proposta e la perizia per "la rinnovazione delle porte di questa città e di far formare un disegno della Porta di Poggio da uomo perito, per buono, pulito e di buon gusto”. La perizia viene presentata dai “Capi Mastri” Coccia ed Alisi.

Si passò, subito dopo, al Consiglio Generale ed il consultore, Giuseppe Ricci, disse che il “riattamento” e la costruzione della nuova Porta di Poggio sembrava cosa molto necessaria altrimenti sarebbe andata in rovina, perché nemmeno si poteva chiudere ed era “incapace” di poterci far entrare i carri carichi di fieno.

Quindici consiglieri furono favorevoli e due contrari. Il 26 dicembre 1770 era pronto il disegno della nuova Porta, preparato dall’architetto Giuseppe Maria Antolini ed era ”di molta soddisfazione”.

I consiglieri chiesero all’architetto di trovare i maestri scalpellino e muratore e che fosse costruita con materiali “buoni e perfetti”, decisero anche di non mettere ad estinzione di candela il lavoro per non affidarlo ad “artefici” poco esperti.

Il 22 marzo 1772 si votò di nuovo nel Consiglio ed i quindici presenti furono favorevoli. Il 10 aprile 1772 fu firmato il contratto della porta “da fare con pulizia, architettura e stabilità”.

Uno degli “Artefici” fu mastro Michele Tortolini, scalpellino di Viterbo, figlio del fu Giuliancarlo da Carmignano diocesi di Pistoia, “abitante però continuo domiciliato in Viterbo”, e l’opera sua col materiale venne a costare 140 scudi.

S’impegnò a fare i trasporti dalla cava, i lavori di scalpellino e l’assistenza della posa in opera di tutte le pietre di nenfro, a fare “la targa delineata nel serraglio dell’Arco della Porta nel cui campo è scolpita l’impresa della Comunità di Toscanella”.

Il contratto redatto dal segretario fu firmato da Michele Tortolini e dal gonfaloniere Giacomo Tozzi alla presenza dei testimoni don Secondiano Lucchetti e don Pietro Guerrini. Lo stesso giorno fu firmato il contratto con il capo mastro Domenico Coccia, figlio di Giuseppe da Viterbo, muratore e stuccatore, al prezzo di scudi 95. Era previsto anche di murare in opera due colonnette avanti detta porta.

Era compresa anche la demolizione delle mura ed “il cavo dei fondamenti”. Venne redatto in casa di Giacomo Tozzi, situata nella contrada di Poggio. Il 10 aprile 1774, visto che erano necessari nuovi lavori sia di scalpellino che di muratore, “per rendere perfezionato il lavoro della porta”, alla terza candela vinse la gara Domenico Coccia per scudi 88.

Il 22 settembre 1774 fu firmato il contratto con Pietro Bianchi, figlio del fu Girolamo da Visso diocesi di Spoleto, mastro falegname per “la rinnovazione delle tavole per la nuova porta, con nuovi e perfetti legnami di castagno”, al prezzo di scudi 88. Testimoni furono Francesco Quarantotto, figlio di Nicola da Visso diocesi di Spoleto, e Sante Canna, fu Francesco di Montepulciano.

Il 10 settembre 1775 ci fu un’altra accensione di candela per altri lavori “con i frammenti dei legni secondo la perizia di Luca Ugolini falegname”.

Vinse l’appalto Pietro Bianchi per scudi 59.

Lo stesso giorno, secondo la perizia del fabbro Raimondo Belli, lo stesso si aggiudicò per 30 scudi i lavori di sua competenza.

Nella parte esterna della porta questa è l’iscrizione che ancora oggi leggiamo: ”D.O.M. [Deo Optimo Maximo] AD MAIOREM COMODITATEM CIVITATIS TUSCANIA DENUO [per la seconda volta] PORTA HAEC ERECTA FUIT REGNANTE CLEMENTE XIV P.O.M. [Pontifice Optimo Maximo] A. DOMINI MDCCLXXIV”.

C’è ancora anche lo stemma della nostra Comunità e doveva esserci anche “l’arme grande del Santissimo Pontefice”, forse tolta dai soldati francesi giunti a Toscanella col generale Kellermann a sostegno della Repubblica romana nel 1798. Lo stemma aveva il triregno e le chiavi decussate, simboli del potere pontificio, e due braccia, l’una vestita di saio francescano e l’altra nuda, entrambe stigmatizzate, che sorreggevano insieme una croce latina.

Il papa era un francescano ed il messaggio richiamava la fede cristiana sostenuta dalle braccia di san Francesco e del Cristo nel suo martirio. Nella parte interna doveva esserci la Gloria “IHS” tutto come da disegno dell’architetto.

Nel nostro archivio storico è il progetto con le firme dell’architetto, del gonfaloniere, del magistrato Alessandro Vasconi, dello scalpellino e del muratore. Il segretario inizia i verbali “In Dei nomine Amen” ed ”implorato prius divino auxilio” e termina “Itas est”.

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