Messina STORIA
dott. Giuseppe Di Prima

Storia della medicina naturale - parte seconda
Storia della medicina naturale - parte prima

Dedicandosi con entusiasmo alla pratica dell’alchimia (letteralmente “mescolamento”) da loro introdotta, gli Arabi ampliarono inoltre di molto la conoscenza di procedure come la distillazione e il riscaldamento a bagnomaria.

Lo sviluppo della cultura araba attirò i maggiori studiosi di allora, mentre per la decadenza nel quale era precipitata l’Europa l’erboristeria divenne progressivamente sempre più appannaggio della Chiesa, sopravvivendo grazie alla protezione dei monasteri. - La splendida decisione di Carlo Magno di istituire scuole all’interno dei monasteri per coltivare la passione erboristica ed impartire l’insegnamento della fitoterapia nel popolo e soprattutto nella componente femminile diede un impulso al progresso.

Ma, poco dopo, divenne un incentivo per la più aberrante persecuzione della storia. A partire dalla fine del Trecento, forse per il prestigio e l’autorevolezza che si preferiva rimanessero confinati agli alti livelli, la “Santa Inquisizione” instaurò una persecuzione con migliaia di processi e condanne a morte: bastava il semplice utilizzo di piante a scopo salutare per essere tacciati di stregoneria ed eresia. Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente (476 d.C.) e le continue invasioni barbariche, monasteri e abbazie rimangono gli unici custodi del sapere classico e della conoscenza.

Saranno infatti i monaci a mantenere viva la fiamma della sapienza medica e della cultura classica, trascrivendo i codici antichi e approfondendo e studiando le nozioni mediche.

Gli insediamenti benedettini, con il principio inedito per l'epoca di unire alla preghiera il lavoro manuale, costituivano nel Medioevo una delle maggiori forme di sviluppo economico, sociale e spirituale, ad esempio Santa Scolastica, (monastero benedettino più antico del mondo fondato a Subiaco da san Benedetto da Norcia), Abbazia di Montecassino, Orsan in Francia ecc... Così le conoscenze agricole e botaniche  degli antichi Greci, Romani ed Arabi possono essere salvaguardate e tramandate grazie al monachesimo.

Nel mondo cristiano medioevale l'orto e il giardino rivestono un ruolo fondamentale: sono associati al Paradiso inteso come luogo di delizie e tendono a imitare i modelli dettati dalle Sacre Scritture. E' l'Hortus conclusus, un luogo che racchiude delizie naturali: alberi da frutto, fiori profumati, fontane e ruscelli, tutto all'insegna dell'ordine e dell'armonia. Accanto a questo paradiso nascosto da alti muri, nasce l'Orto dei Semplici  dove i "semplici" sono quelle erbe da cui trarre i principi attivi curativi offerti dalla natura. Cominciò a diffondersi quindi l’usanza di tenere all’interno di ogni monastero un hortus simplicium o“orto balsamico”, nel quale coltivare erbe a scopo medicinale.

L'orto è un luogo di clausura recintato, protetto e privilegiato in cui coltivare e studiare nel silenzio e nella quiete totale quelle piante adatte a ricavarne medicamenti realizzati da una sola pianta o composti da specie diverse, un vero hortus medicus o viridarium come viene definito nell'Alto Medioevo. Dalle foglie, cortecce, radici e fiori i monaci traggono i primi farmaci sotto forma di cataplasmi, tisane, unguenti.

Il loro silenzioso e costante lavoro è tenuto in grande considerazione, gli studi delle erbe si incrementano e dall' Hortus simplicium, nel '500, nascono i primi veri Orti Botanici. Per secoli i monaci svolgono un minuzioso e appassionato lavoro di coltivazione, studio e catalogazione di piante medicinali, ricerca farmaceutica e preparazione di medicamenti di grande efficacia da dispensare con carità ai malati bisognosi.

Nasce pertanto anche il monaco-farmacista, (speziale) che si occupa della composizione delle pozioni medicamentose, e di somministrare i medicamenti ai malati.

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