Viterbo STORIA
Mauro Galeotti

Caro Mauro,
oggi è la festa di santa Rosa.
Auguri ai viterbesi, anche se la data è stata cambiata con la riforma del Calendario e molti viterbesi non lo sanno!
Dario Mencagli

Santa Rosa nella Chiesa di san Francesco a Cordoba (g.c. Alessandro Finzi)

Santa Rosa nacque a Viterbo, secondo alcuni studiosi, il 15 Maggio 1233 da Giovanni e Caterina, agricoltori, e morì, secondo la tradizione, il 6 Marzo 1251.

Sin dalla tenera età operò miracoli come: il risuscitamento della zia morta, la trasformazione del pane in rose e la brocca rotta, poi risanata. Nemica di Federico II, il quale voleva sottomettere Viterbo all’Impero, riuscì a farlo desistere dall’assedio della Città, grazie alla volontà di resistere trasmessa ai suoi concittadini.

Su ordine del podestà Mainetto Bovoli, fiorentino, luogotenente dell’imperatore Federico II, fu esiliata il 4 Dicembre 1250, per il continuo esercizio di apostolato, proibito ai laici da papa Gregorio IX sin dal 1234. 

Trovò rifugio a Soriano nel Cimino, dove il 5 Dicembre 1250 profetizzò la morte di Federico II († 13 Dicembre 1250). 

Nel Dicembre 1250 Rosa si trasferì a Vitorchiano e restituì la vista a Indelicata e convertì Coria, un’eretica bavarese, alla quale aveva predetto che avrebbe affrontato volontariamente il rogo, senza che ne fosse offesa e così fu.

Ritornata a Viterbo, sembra nel Gennaio 1251, chiese alle monache di san Damiano di essere accolta tra loro, ma netto fu il rifiuto della superiora, alla quale predisse, che se non l’avessero accolta da viva, lo avrebbero fatto da morta.

La scusa della negazione fu che non vi era più posto nel monastero, ma in realtà Rosa, nel conflitto tra cattolici ed eretici, era considerata da molti una ribelle verso l’imperatore ed i nemici della Chiesa, occorreva quindi usare la massima prudenza.

Rosa morì a poco più di diciassette anni e fu seppellita, nella terra senza cassa, sotto il pavimento, a sinistra della Chiesa di santa Maria in Poggio, essendo quella la parrocchia nella quale era compresa la sua abitazione.

Nel 1258 papa Alessandro IV, residente a Viterbo, dopo aver ricevuto in sogno più volte il desiderio che Rosa aveva di entrare nella Chiesa di santa Maria, presso il monastero delle monache di san Damiano, il 4 Settembre, avendola disseppellita e trovata incorrotta dopo sette anni dalla sepoltura, la condusse trionfalmente, con un corteo di quattro cardinali e numerosi fedeli, dalla Chiesa di santa Maria in Poggio a quella di santa Maria.

Questo evento straordinario e miracoloso fu l’origine del culto della Santa e del trasporto della Macchina di santa Rosa, avvenimento di folclore religioso spettacolare ed unico al mondo, che si svolge la sera del 3 Settembre di ogni anno, alle ore 21.

Fu venerata da gente povera, da nobili, da imperatori e da pontefici, i quali lasciavano al monastero elemosine e doni, tra questi numerose erano le offerte dei ceri, che venivano accesi attorno all’urna. 

Forse proprio uno di questi, nel 1357, cadendo, incendiò la cappella e l’urna, facendo correre il pericolo di carbonizzare la Santa. Miracolosamente riuscì a salvarsi, per non privare Viterbo né della sua protezione spirituale, né della presenza del suo santo corpo.

Canonizzazione di santa Rosa

Per quanto riguarda la canonizzazione di santa Rosa trovo che grazie alle suppliche del vescovo Scambio (de’ Scambi) Aliotti, eletto il 15 Giugno 1245, del Clero, del Consiglio e del popolo viterbese, papa Innocenzo IV, con Bolla Sic in Sanctis Suis mirabilis del 25 Novembre 1252, ordinò al priore Rolandino dei frati Domenicani di santa Maria in Gradi e all’arciprete di san Sisto, Samuele, di cercare testimonianze legittime e veritiere circa la vita ed i miracoli della vergine viterbese Rosa.

Papa Alessandro IV concesse al Clero e al popolo viterbese di festeggiare santa Rosa ogni 4 Settembre, giorno della famosa traslazione dalla Chiesa di santa Maria in Poggio.

Anche papa Eugenio IV (1431 - 1447) si interessò, nel 1443, alla canonizzazione di Rosa tanto che firmò il Breve per l’introduzione della causa, ma non riuscì ad arrivare ad alcuna conclusione anche dopo le istanze avanzate dal Comune nel 1446.

Il papa Niccolò V, con sua Bolla del 3 Aprile 1449, chiama Rosa santa e stabilisce l’indulgenza per la Festa della Purificazione, della Visitazione di santa Chiara e di santa Rosa.

Con Breve del 16 Giugno 1456 papa Callisto III, che aveva ricevuto, come visto, una grazia da santa Rosa, ordinò che venisse riaperta la causa ed espletato il processo relativo a Rosa. Furono incaricati i cardinali Bessarione, Domenico Pantagale, conosciuto col nome di Capranica, e Colonna, i quali deputarono in loro vece i vescovi di Siracusa, di Arezzo e di Sutri, che riversarono l’incarico su Giovanni Cecchino dei Caranzoni vescovo di Viterbo e il vescovo di Orte.

L’inchiesta iniziò il 6 Marzo 1457 e il processo si tenne dal 26 Marzo al 16 Giugno di quell’anno e si chiuse il 4 Luglio 1457, ben duecentosessantatre furono le persone interrogate testimoni dei più svariati miracoli.

La canonizzazione non seguì a tale processo poiché, forse, fu ritenuta superflua dal papa, o chissà per quale altro motivo. Ancora altre suppliche furono avanzate invano a papa Pio II nel 1460, che ne discusse nel concistoro del Dicembre di quell’anno. 

Nel 1476 il Comune fece in modo che se ne interessasse papa Sisto IV, poi nel 1509 fu sollecitato anche papa Giulio II, i successivi pontefici ritennero chiusa la causa.

Comunque nel Martirologio Romano del 1583, a cui collaborò Cesare Baronio, il 4 Settembre è menzionata Viterbii, Beatae Rosae virginis. Fu quindi un altro miracolo di santa Rosa quello di essere accolta tra i santi per approvazione divina, senza l’autorizzazione terrena, dopo i consueti processi.

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