Viterbo CRONACA STORICA da "PIZZERIA IL MONASTERO VITERBO"
Nicolò Maria Torelli 

 

Santino Madonna delle Quercia sec. XIX

Non essendo più le grazie conferite dalla gran Madre di Dio in questa sagra Imagine a prò de’ suoi divoti per la vita, e beni temporali per la vita, e beni temporali del corpo, di quello siano, come si accenò, li favori compartiti per il profitto spirituale dell’anima, in particolare per conservare la castità, ed il giglio della verginità;

è infinito il numero di quelli dell’uno, e l’altro sesso, che per la di lei divozione, e speciale ispirazione lasciando il Mondo, si consagrarono al divino servizio e di altri, che anche nel secolo hanno possuto perseverare nel Celibato, dandogli forza per resistere agl’insulti del Demonio, e della carne, e liberandoli da sinistri accidenti, che perciò incontravano.

Di questi riferirò nel presente Capitolo alcuni pochi esempi per non troppo allungarmi.

Viveva nella Terra di Vetralla l’anno 1536 una giovane per nome Lucia, non meno bella di virtù nell’anima, che di fattezze nel corpo; e benche osservasse ogni ritiratezza, e modestia, pure invaghito di lei un’inconsiderato Amante, non tralasciava occasione di manifestarli la sua passione e provocarla alla corrispondenza; quando quella al contrario poneva tutto lo studio per disviarlo da questi pensieri, e conservare intatta la su pudicizia.

Rimasta un giorno sola in casa stava in orazione, pregando la Madonna della Quercia, che la salvasse da ogni pericolo, e la liberasse dalla persecuzione di quell’incauto giovane.

Ma questo che non perdeva tempo, avvedutosi della congiuntura, penetrò in quella casa, e giunse improvvisamente alla Camera, dove la divota donzella orava.

Provò con lusinghe, promesse, e con tutte le maniere indurla al suo intento: ma trovatala affatto aliena da’ suoi desiderii, e forte, e costante nel santo proponimento, cangiò l’amore in odio, le parole d’affetto in rimproveri, ed ingiurie; e con un pugnale tre volte la percosse nelle spalle, ed una profondamente nel petto.

Esclamò allora Lucia, chiamando in ajuto la sua protettrice Maria Vergine della Quercia; l’infuriato amante che si partiva; ritornando per farla quietare la percosse fortemente in testa, facendola cadere in terra come morta.

Ma la Regina delle vergini preservandola in vita, la risanò anche dalle ferite, e dette in potere del Demonii quel temerario facendoli confessare a forza de tormenti la sua scelleratezza, e la costanza di Lucia; che venuta poi a ringraziare la sua Avvocata, vi lasciò la Statua.

Dopo qualche tempo, che aveva purgato il suo misfatto, e chiestone perdono, fu anche l’amante liberato dalli spiriti infernali da questa miracolosa Imagine.
(Frate Nicolò Maria Torelli: Miracoli della Madonna della Quercia di Viterbo, in Viterbo 1793, pag. 107-108-109)

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