Viterbo CRONACA STORICA da "PIZZERIA IL MONASTERO VITERBO"
Nicolò Maria Torelli 

 

I miracoli della Madonna della Quercia (Antonio Palma 1690)

L’anno 1640 abitava nell’Ospizio, o Osteria grande eretta vicino a questa Chiesa [di santa Maria della Quercia] per commodo de Pellegrini, e forestieri, che vengono a visitare la Santissima Vergine, Bartolomeo di Sabbatino da Pistoja, e caduto infermo con febre continua, questa non cedendo alli medicamenti, l’aveva talmente consumato per un mese, che pareva non avesse altro che pelle, ed ossa.

Aggravandosi sempre più il male, fu abbandonato dal Medico, e pensa già la parola, e rivoltati gl’occhi, era pianto come morto; quando li comparve questa gran Regina del Cielo, alla quale con tutta la famiglia s’era sempre racomandato; ed avendo in mano due nastri, uno bianco, e l’altro nero, gli disse, questo nostro bianco significa la vita, e questo nero morte; eleggiti pure quello che vuoi.

Rispose allora l’Infermo, non dubito Madre Santissima che per me serìa meglio la morte, ma per la mia povera casa è anche certo esser necessaria la vita; però sia fatta la vostra volontà.

Stà dunque di buon animo, soggiunse la Vergine, di questa infermità non morirai.

Sparita la visione si ritrovò Bartolomeo con tutti sentimenti, e con tanto spirito, e forza, che uscito di letto, corse con tutta la famiglia, ed altri astanti alla sudetta Chiesa a lodare, e ringraziare la Madonna di sì segnato Miracolo.

Un altro miracolo a Biagio di Girolamo da Vignanello

"Gli abitanti di Vignanello - scrive Gianfranco Ciprini - ebbero una devozione particolare con La Madonna della Quercia e i ricordi del santuario lo testimoniano; come pure attestano la devozione dei principi di Vignanello per l'Immagine di Maria e i rapporti che gli abitanti ebbero con il convento dei padri Domenicani della Quercia, sia come novizi che come lavoranti per esso, padri che spesso erano a predicare nei paesi della Tuscia, portando fra di loro la devozione del S.Rosario come ricorda anche il p. Torelli in un suo manoscritto".

L’anno 1642 Biagio di Girolamo da Vignanello nell’età d’anni venticinque infermatosi con febre maligna, fra pochi giorni si vidde ridotto all’estremo, e persa la parola, stette per quattro giorni privo d’ogni moto vitale, in modo che nè pur sentiva le candele accese, che le si accostavano alla bocca per accertarsi del suo transito.

Erano inconsolabili i di lui genitori per vedersi rapire dalla morte nel più bel fiore dell’età sua un figlio, che era il fondamento delle loro speranze, e più cresceva il loro dolore per non essersi confessato.

Onde in sì grand’angustia implororno l’aiuto della Madonna della Quercia, acciò fra il numero innumerabile delle grazie, che di continuo dispensa, volesse annoverare anche quella della sanità del loro figliolo.

Corrispose a tali desiderii la pietà della gran Madre di Dio, perché l’infermo subito respirò, e aperti gl’occhi disse: Sia ringraziato Iddio, e la Madonna della Quercia, e chiesto il Confessore si conflessò.

Stavano sospesi i parenti, e i vicini concorsi, temendo che li fosse solo stato concesso il tempo di potersi confessare: ma restorno pienamente contenti, benedicendo la Beatissima Vergine, quando s’avviddero, che finita la Confessione, era fuori di pericolo.

(Frate Nicolò Maria Torelli: Miracoli della Madonna della Quercia di Viterbo, in Viterbo 1793, pag. 143-144)

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