Viterbo STORIA
Alessandro Finzi

 

Il prof. Alessandro Finzi

Cari lettori che seguite le storie dei ritrovamenti relativi al culto di santa Rosa nel mondo Latinoamericano, ho il piacere questa volta di mostrare un'opera straordinaria che si trova nella chiesa di S. Francesco di Quito.

Si tratta di un grande retablo, l'impalcatura lignea in cui vengono inserite immagini dei santi e sono l'equivalente funzionale delle nicchie con gli altari che, dedicati a culti particolari, si dispongono lungo le pareti delle navate delle nostre chiese.

La magnifica opera mi è stata segnalata da padre Giovanni Onore, tramite l'intermediazione del collega Massimo Olmi che, per quanto riguarda l'iconografia, è da tempo un importante collaboratore esterno del nostro Centro Studi che porta il nome di Santa Rosa. Ma ve lo mostrerò nella sua integrale magnificenza la prossima volta.

Per ora mi limito a illustrare le immagini che adornano la struttura che ha due statue sovrapposte di santa Rosa al centro e quattro dipinti, due per lato, che ne illustrano la vita e la morte.

 

  Rosa distribuisce il pane

Il primo dipinto in basso a sinistra illustra Rosa giovane di volto ma alta di statura col capo scoperto e aureolato, in veste francescana e coi piedi nudi come classico dell'iconografia di area ispanica, mentre sta offrendo il pane al povero.

La figura sta sulla soglia e l'apertura della porta sembra una nicchia che l'accoglie. Rosa sta sui gradini ma sembra levitare nell'aria restando più in alto della figura dello sciancato che anch'esso si pone verticalmente in parallelo alla Santa mentre la composizione si articola su una linea obliqua che scende da sinistra a destra verso il bambino e il cane.

Sulla sinistra in alto un paesaggio agreste. Ma straordinariamente suggestive sono le rose che sono già presenti e fluttuano nell'aria irregolarmente sul corpo della santa e formano come una corona col pane tenuto nella destra.  

Rosa predica sulla roccia che si solleva

In basso a destra è illustrato il miracolo della roccia che si solleva mentre santa Rosa sta predicando. Questo miracolo è più frequentemente descritto nell'iconografia ispanica che in quella italiana.

Essendo Rosa piccola di statura, la roccia si solleva come un pulpito affinché i notabili e il popolo in abiti scuri e i bambini al centro con abiti colorati la possano vedere. Assolutamente innovativi sono lo spirito santo che scende in forma di colomba e il mondo sulla mano sinistra. I piedi nudi e il crocifisso levato in alto appartengono invece alla tradizione della raffigurazione della Santa.

In alto a sinistra troviamo la raffigurazione del miracolo della conversione dell'eretica. Rosa entra nel rogo e ne rimane indenne.

L'eretica sulla sinistra, scura in volto, si arrende alla dimostrazione di santità. Santa Rosa non sta tra le fiamme, ma fluttua in alto, incorporea dalla vita in giù, con il volto raggiante rivolto verso l'alto, qui con i lunghi capelli sciolti in maggior evidenza che in altri dipinti.

Sullo sfondo vi sono nubi oscure con riflessi bluastri, mentre in basso, sotto un cielo roseo e chiaro, dobbiamo immaginarci Vitorchiano. La rappresentazione di questo miracolo è molto diffusa nell'iconografia ispanica

 

Santa Rosa nel rogo e l'eretica convertita

Le suore accolgono Rosa dopo la morte

Nell'ultimo dipinto, in alto a destra, è raffigurato il corpo di Rosa accolto nel convento dopo la sua morte come da profezia. Ancora sul corpo della Santa fluttuano irregolarmente le rose come nella prima immagine (negli altri dipinti sembrano più ornamenti dell'abito).

Le monache, con atteggiamento afflitto e devoto ne riconoscono la santità. Ancora lo Spirito Santo scende in forma di colomba portando nel becco una rosa. Il grande tendaggio è come una cortina ritirata che incornicia l'ultima scena.

Appena visibile, in volo verso il Cristo crocifisso, appare un uccellino colorato che forse è l'anima della Santa che ritorna a Dio.

Nel prossimo articolo illustrerò le due statue di santa Rosa e mostrerò l'intero retablo nella sua sbalorditiva magnificenza.