Viterbo STORIA DEL LIBRO, DELLE LEGATURE (Terza parte)
Mauro Galeotti
Largamente usata è la carta colorata per le risguardie e le carte di guardia

La mano esperta di Lucia Maria Arena, titolare dell'Antica Legatoria Viali di Viterbo

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In merito alle pelli, per la copertura dei piatti, il marocchino è sempre molto utilizzato, ma comincia a diffondersi anche il gusto di marmorizzare, ossia chiazzare con colore scuro, il vitello e la bazzana.

Quest'ultima è la pelle di montone liscia, semplicemente conciata e lasciata nel colore naturale, oppure tinta.

Il titolo trova molto spesso posto sul dorso della legatura, dove sono impresse le lettere che lo compongono una per volta, più tardi si userà il compositoio, un contenitore di lettere, col quale si ottiene un buon allineamento delle lettere stesse impresse contemporaneamente. Non va dimenticato che in questo periodo Giovanni Grolier portò in Francia dall’Italia numerosi legatori italiani con i quali aveva fondato una scuola. Da questi derivarono, nel XVIII secolo, i maestri: Tory, Eve, Rouette, Du Seuil e Derome.

Il Settecento presenta novità relativamente alla legatura strutturale e non decorativa. Infatti, la tecnica di fissaggio dei nervi ai piatti è più tenace. I tagli, oltre alla doratura, si presentano marmorizzati anche a più colori, oppure sono dipinti con motivi floreali, stemmi, tinti di rosso, azzurro, giallo. In Francia è introdotto il ferro a dentelle, che appare già negli ultimi anni del regno di Luigi XIV, non è niente altro che l'imitazione dei merletti.

Largamente usata è la carta colorata per le risguardie e le carte di guardia. Infatti, verso la metà del secolo si cominciano ad utilizzate carte decorate con stampa in xilografia anche a più colori sovrapposti e spesso associata ad interventi di coloritura a pennello. Sono anche usate carte goffrate, marmorizzate caillouté o a pettine, spugnate golicrome e sbruffate. Nori mancano esempi di risguardie foderate in seta per libri di pregio.

Lucia Maria Arena

Si rafforza l'uso del dorso liscio con la conseguente cucitura alla greca, ma alla fine del secolo ritornano in uso i dorsi con le nervature. La cucitura alla greca è eseguita praticando piccoli solchi sul dorso. I1 titolo del libro molto spesso è impresso, con l'aiuto del compositoio entrato ormai nell'uso comune, su una targhetta di pelle di colore diverso da quello dei piatti, già predisposta per tale utilizzo.

L'Ottocento è caratterizzato dalla separazione del dorso liscio della legatura dal dorso del corpo del volume, mentre il capitello perde la sua funzione, infatti, non è più cucito e annodato, ma è incollato sulla legatura per pura bellezza estetica. Verso la metà del secolo, a facilitare il lavoro del taglio dei volumi, è una macchina specifica, mentre torna di moda la legatura coi nervi a rilievo sul dorso, siano essi finti o veri, senza però disdegnare l'uso del dorso liscio.

Le coperture dei piatti sono sempre eseguite con pelle bazzana, marocchino e vitello, ma si affaccia per il gusto dell'epoca lo zigrino e le pelli zigrinate. A queste si affiancano le coperture in tessuto semplice o con ornamenti di metallo o legno. Alla fine del secolo sono usate pelli mosaicate o colorate con cere e il cuoio inciso o graffato. Le carte di guardia e le risguardie sono prodotte con nuove tecniche di produzione e di disegno.

Quando l'arte è... unica!

Negli anni Ottanta inizia l'uso delle sovraccoperte di carta separate dal libro. E' di questo periodo la legatura a cattedrale, una reazione romantica al classicismo con rivisitazione del Medioevo, infatti, si distingue dalle altre perché il piatto è occupato da una placca che raffigura la facciata di una chiesa o di un ornamento in stile gotico come un rosone, una bifora, una vetrata. Sul finire del secolo quasi tutte le operazioni strutturali della legatura sono investite dall'avanzare della meccanizzazione.

Ciò consentì sicuramente una maggiore precisione e una riduzione dei tempi di lavorazione in favore dei costi, ma per essa si è perduto il fascino della lavorazione a mano con le leggere imperfezioni e le personalizzazioni che ne caratterizzano l'operato. Con il secolo XIX appare lo stile impero diffuso in tutta Europa, il quale presenta ancora ricchezza nelle cornici e si caratterizza con ornamenti classicheggianti.

Ritornano le legature dell'epoca romantica che sviluppa specialmente in Francia. Tra i legatori sono da ricordare: Simier, i Bozerian, Vogel, Duplanil, ma prevale sugli altri Gruel. Verso la seconda metà del secolo la decorazione delle legature è rivolta per lo più ai dorsi. In Italia notevole importanza ebbe la Scuola dei legatori fondata a Torino da don Bosco, diretta da Pio Colombo. Altri legatori italiani sono a Firenze: Giannini, Cecchi e Tartagli; a Torino: Pacchiotti, Savoretto e Borgioli; a Roma: Andersen, Casciani, Glinger e Angeli.

All'inizio del nostro secolo c'è qualche tentativo, senza successo, per far risorgere l'arte della legatoria ormai sopraffatta sempre più dalla legatura meccanica e in serie, precisa e assai meno costosa.

Fine terza parte, domani la quarta