Lucia Maria Arena e Kolb Hans Rainer titolari dell'Antica Legatoria Viali di Viterbo

Viterbo STORIA DEL LIBRO, DELLE LEGATURE (Seconda parte)
Mauro Galeotti
La doratura dei libri è introdotta a Venezia dai legatori orientali

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La doratura dei libri è introdotta a Venezia dai legatori orientali e si otteneva stendendo con un pennello oro liquido che andava a riempire i solchi delle impressioni in precedenza eseguite. Poi si passa al sistema dell'impressione a caldo su foglia d'oro. Sembra che il primo ad adottare l'uso di coperte di carta con decorazioni xilografiche destinate a servire da coperta provvisoria del libro, fino alla vera e propria legatura, sia stato Jorg Schapff di Augsburg, attivo dal 1478 al 1517.

In Italia furono messe in uso alla fine del XV secolo. Molta cura ed importanza fu data alla legatura, nel 1494, dal tipografo Aldo Pio Manuzio il vecchio il quale, nei locali della sua stamperia, ricavò un luogo destinato esclusivamente alla legatura dei libri da lui editi. Sobrie ed eleganti, le sue legature furono destinate a distinguersi a tal punto che presero il nome di legature aldine.

Utilizzò squisiti motivi rinascimentali tra cui il tipico aldo, una fogliolina d'edera a forma di cuore con un piccolo picciuolo, collocata agli angoli dei piatti e sui comparti dei dorsi. Il bibliofilo francese Giovanni Grolier (1479-1565), tesoriere verso il 1509 a Milano e tesoriere di Francia, introdusse nuove decorazioni caratterizzate da linee curve e da cartelle accartocciate e intrecciate. Fu lui a portare in Francia la tipica legatura italiana del Rinascimento. Il Cinquecento apporta cambiamenti di un certo rilievo nella legatura, infatti, è introdotto l'uso del marocchino come materiale di copertura.

Le rilegature dell'Antica Legatoria Viali di Viterbo

Non è altro che pelle di capra o di becco conciata con la noce di galla e col sommacco. Era lavorata in grana assai grossa e molto rilevata. E’ anche abbandonato, per lo più, il legno per formare i piatti ed al suo posto è utilizzato il cartone. Mentre le carte di guardia e i risguardi di pergamena o di carta restano di color bianco. Non sono disdegnati a quest'uso fogli di incunaboli, di codici manoscritti o altri documenti, che con quest'utilizzo improprio hanno trovato spesso la loro salvezza.

Roma e Venezia, in questo secolo, dominano nel campo della legatoria artistica. In quest'ultima città è ancora vivo l'uso della legatura detta aldina, sobria nelle decorazioni geometriche impresse sulla pelle bruna. Sempre in questo secolo si introduce l'uso delle alette. Sono nient'altro che un rinforzo della legatura ottenuto con l'applicazione di strisce di carta o pergamena che aderiscono al dorso fra nervo e nervo.

Durante lo svolgersi del secolo si va perdendo l'utilizzo delle borchie, dei cantonali e dei fermagli metallici, i quali sono sempre più sostituiti da bindelle di stoffa o di pelle. Il titolo si trova impresso sul dorso o, soprattutto, sul piatto anteriore con abbreviazioni per il ristretto spazio. Le legature raccolte e commissionate da Tomaso Maioli (Thomas Mahieu), forse di origine italiana, che fu segretario di Caterina de' Medici, morto dopo il 1585, raggiungono un elevato livello di eleganza e di ricercatezza estetica. Ecco, infatti, motivi decorativi a spirale, floreali, combinazioni di cartelle a fili leggeri accartocciate e intrecciate e addirittura con tasselli di pelle sottile a più colori.

Di rilievo sono le legature appartenute al medico e bibliofilo genovese Demetrio Canevari, nato nel 1559 e morto a Roma nel 1625. Tali legature, dette appunto Canevari, si distinguono per un cammeo raffigurante il dio Apollo che sulla biga cerca di raggiungere il Pegaso.

Il secolo XVII non porta novità particolari nella legatura dei libri. I piatti sono solo di cartone, ormai entrato in largo uso, il taglio è più spesso reso in oro o altri colori, e l'unghiatura e il labbro sono decorati.

Notevole cambiamento si ha, invece, per i risguardi e le carte di guardia, infatti, è abbandonato man mano l'uso della carta bianca o della pergamena per utilizzare, in loro vece, carta colorata detta marmorizzata per la somiglianza col marmo. Verso il 1620 è in uso la legatura à l'éventail che si diffonde in Francia, in Italia, in Germania e in Svezia.

Di rilievo, in questo periodo, sono le legature a la gasconne e a la pointillée a filigrana bulinata in oro con decorazioni sull'unghia dei piatti, in uso per tutto il Seicento. Quella denominata à la fanfare in Francia, sotto Carlo IX, e Enrico III, è attribuita a Nicolas Eve e propone con successo motivi geometrici e floreali a pieni piatti, tanto che a mala pena c'è posto per il blasone nobiliare collocato al centro degli stessi. 

Fine seconda parte, domani la terza

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di Mauro Galeotti

 

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