Viterbo STORIA
Alessandro Gatti

In risposta all’articolo di Giuseppe Bracchi L\'antifascismo: \"Il nuovo oppio dei popoli\". Parola di Slavoj Zizek

Folla riunita a Roma, in Piazza Venezia, per un discorso di Benito Mussolini nel 1939

Caro Giuseppe Bracchi, Slavoj Zizek è un intellettuale e, in quanto tale, interpreta il passato per anticipare il futuro.

L’oppio dei popoli è spesso il fanatismo del conformismo e del perbenismo. Aspetti funzionali alla strumentalizzazione di quei gruppi elitari che controllano il mondo. Quanto dovranno andare ancora avanti gli Ebrei con l’Olocausto? Turpe episodio che infanga le nostre pagine di storia, senza alcun dubbio, e che va certamente ricordato e condannato, ma se nella Storia tutti ce l’hanno avuta con gli Ebrei, un motivo dovrà pur esserci. Per evitare simili barbarie, mi riferisco al Nazismo, il perché di certi episodi va analizzato e compreso con la lucida freddezza dello storico.

Quella lucida freddezza che traspare nell’analisi storico filosofica in “Disparità”, capolavoro di Zlavoj Zizeck. La disparità è la doppia faccia del mondo, quella per cui nulla è bianco o nero, quella per cui il grigio, se lo si riesce a scorgere oltre il velo del pregiudizio, permette di fare luce sulla realtà delle cose. Potremo semplificare il concetto di disparità con quello di Yin e Yang; nel bene c’è un po’ di male e nel male un po’ di bene. Nel loro connubio sta l’equilibrio delle cose. In “Disparità” Zizeck parla ad un certo punto di come l’olocausto sia stato per il popolo ebraico un elemento di identità profonda. Attorno all’olocausto gli Ebrei hanno trovato un punto di incontro ed unione, contribuendo a trovare un loro posto nel mondo.

Anche un simile turpe evento, per Zizeck è funzionale ad un equilibrio sociale, a cementare un popolo attorno ad un male comune e, quindi, ad unirlo e sincretizzarlo. Il Fascismo è stato quel momento storico in cui l’Italia abbisognava di un riscatto dopo la disfatta di Adua, in cui l’Italia necessitava di un leader che desse quello spirito combattivo in grado di ricordare ai nostri nonni cosa fosse la Patria. Zizeck è comunista, ma nei suoi saggi non parla da comunista, ma da analista.

Come detto dallo stesso Zizeck in un altro suo capolavoro indiscutibile, dal titolo “Il coraggio della disperazione”, “Il vero coraggio non sta nell’immaginare un’alternativa, ma nell’assumere le conseguenze del fatto che non è chiaramente discernibile alcuna alternativa”. Allora vien da chiedersi, anziché additare Mussolini e il fascismo, quali alternative aveva l’Italia degli anni Venti e Trenta?

Anche i meno esperti sapranno che il fascismo era un totalitarismo imperfetto, c’era la Chiesa, c’era il Re nel pieno delle sue facoltà politiche e Giolitti, capo dell’esecutivo, ne assecondò l’ascesa perché aveva paura dei comunisti e di quei socialisti che sputavano in faccia agli Italiani tornati dal fronte di guerra. Allora viene da chiedersi perché in quell’Italia in tanti andassero ad acclamare Mussolini sotto la sua finestra durante i suoi discorsi.

Viene da sorridere quando il popolo tedesco sembra far finta che il Nazismo non sia mai esistito e se ne vergogna, quasi non gli appartenesse simile barbarie. Non bisogna vergognarsi della Storia, perché come canta un altro comunista, “la Storia siamo noi”. Ed ecco quindi la disparità, quell’aspetto ineluttabile che ci porta a compiere il male per sapere dove risieda il bene. Siamo esseri umani e se milioni di tedeschi lessero il Mein Kampf di Hitler come fosse la Bibbia vuol dire che serviva quello alla Germania di allora, giusto o sbagliato che fosse. Se il Popolo tedesco si riconobbe nella distopia di Hitler, va accettato per poter essere evitato in un prossimo futuro.

Ecco allora che la disparità si legge nel conflitto eterno che crea e distrugge, che ama e che odia perché le guerre e le barbarie sono insite nella legge naturale e si perdono nell’infinito del cosmo. Ogni cosa ha una sua ragione e se è vero come vero che la Storia la scrivono i vincitori, è altrettanto vero che ai vinti va riconosciuto il merito di aver giocato la loro partita nel mondo; di aver avuto un ruolo nell’equilibrio. Se Giuda non avesse tradito il figlio di Dio questi non ci avrebbe mai salvato. Ricordiamocelo ogni tanto.

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