Viterbo STORIA
Alessandro Gatti

 

« Nello stesso anno (1118), alcuni nobili cavalieri, pieni di devozione per Dio, religiosi e timorati di Dio, rimettendosi nelle mani del signore patriarca per servire Cristo, professarono di voler vivere perpetuamente secondo le consuetudini delle regole dei canonici, osservando la castità e l'obbedienza e rifiutando ogni proprietà. Tra loro i primi e i principali furono questi due uomini venerabili, Ugo de Paganis e  Goffredo di Santo Omer… »

(Guglielmo Arcivescovo di Tiro, Historia rerum in partibus transmarinis gestarum).

Siamo nell’Anno 1120 D.C. e dopo mesi di navigazione attraverso il mar Mediterraneo i pellegrini franchi avevano quasi raggiunto l’ultima tappa del loro lungo viaggio: Gerusalemme. Il percorso verso la Città Santa era finalmente libero dai briganti e dagli infedeli che ne insidiavano la sicurezza. C’erano voluti oltre 20 anni per epurare dagli Arabi Gerusalemme e la Terra Santa.

Quest’ultima venne conquistata nel Luglio del 1099 e, subito dopo, Goffredo di Buglione e gli altri signori latini iniziarono ad organizzare i nuovi Stati. Si trattava nello specifico del Regno di Gerusalemme, il Principato di Antiochia, le contee di Tripoli e di Edessa.

Per molto tempo vi furono notevoli problemi di gestione interna; principalmente l’organizzazione logistica della difesa militare dei confini e la tutela della sicurezza. I briganti arabi, per l’appunto, seguitavano ad assalire le carovane di mercanti e i pellegrini che erano soliti percorrere quelle terre.

Mancavano uomini e risorse e, nonostante il viaggio compiuto in Europa da Ugo dei Pagani, vassallo della contea di Champagne e valoroso combattente della Prima Crociata, non si riusciva ancora a reclutare tutte le forze necessarie per far fronte alle minacce. Incalzanti pericoli incombevano prepotentemente sul vasto territorio di cui la Chiesa si era impossessata.

Il primo riconoscimento ufficiale dell’Ordine dei Cavalieri del Tempio si ebbe solo nel 1128 ad opera di Papa Onorio II e in occasione del concilio di Troyes. Furono poi necessari ulteriori riconoscimenti e numerose crociate per sistemare l’organizzazione dell’Ordine e stabilizzare la situazione in Terra Santa.

Più i domini e l’influenza della Chiesa si estendevano in Medio Oriente e più l’organizzazione si faceva complessa e maggiori erano le esigenze di risorse umane e materiali. Più ci si espandeva fuori dall’Europa e più erano necessari presidi in Europa. L’esigenza era quella di fare in modo che la macchina burocraticafunzionasse e che la Chiesa riuscisse a tenere sotto controllo la situazione globale dei suoi domini.

In questo immenso lavoro di organizzazione, burocrazia e logistica, i Templari giocavano un ruolo cruciale ed acquisirono via via sempre più potere e ricchezza. La loro grande innovazione risiedeva nella capacità organizzativa, da un lato, tanto che possono essere annoverati come i primi veri burocrati della Storia, quanto nella loro peculiare disciplina militare che permise loro di fronteggiare con efficacia un nuovo approccio bellico attuato dagli arabi: la guerriglia.

Per la prima volta, infatti, gli eserciti franchi avevano conosciuto la guerra asimmetrica e solo l’impostazione fondata sulla disciplina spirituale, la fermezza e l’equilibrio tipica dell’Ordine monastico cavalleresco, fornivano quella particolare snellezza operativa, in termini di flessibilità tattica, in grado di fare da contrappeso ad una simile minaccia.

Volgiamo rapidamente la nostra attenzione alla città di Viterbo e precisamente all’anno 1257, anno in cui Papa Alessandro IV sposterà la sede papale da Roma a Viterbo.  Quale momento migliore in fondo? Già all’inizio del XIII secolo, infatti, la città era perfettamente inserita nell’orbita papale e godeva di un fiorente  splendore.

Il merito era stato anche di Papa Innocenzo III che aveva tentato di costruire un vero e proprio Stato Territoriale. Viterbo, già dal primo decennio del 1200, era stata sede vescovile e luogo del Parlamento della chiesa, ma l’influenza papale stentava ad affermarsi.

La causa di queste difficoltà e ritardi erano da imputarsi alla predominanza nel viterbese di potenti famiglie ghibelline fedeli all’imperatore e protette da Federico II quali, ad esempio, la famiglia dei Tignosi.

Nel 1250, vuoi un po’ per l’intercessione divina di Santa Rosa, vuoi per l’abilità politica e militare del Cardinal Raniero Capocci, storico nemico dell’impero, Federico II venne respinto ed iniziò per Viterbo l’alba di una nuova influenza politica a guida  papale tanto che, nel 1257, Alessandro IV si poté trasferire a Viterbo che divenne, da allora, la Città dei Papi

Anche nel territorio della Tuscia Viterbese, ed oltre, fino a Civitavecchia, passando per Bagnoregio e Marta, vennero creati numerosi presidi templari.

Questi servivano all’Ordine del Tempio di Gerusalemme, oltre che come snodo logistico ed operativo, per tutelare una delle più importanti vie di comunicazione verso Roma: la via Francigena. Questa era battuta da pellegrini da ogni dove e da mercanti in cerca di buoni affari. Viterbo prima di essere città dei Papi era stata tappa fondamentale per chi voleva raggiungere Roma.

Era inoltre un luogo termale, di pellegrinaggio e sede di numerosi ospizi ed ospedali. Il più importante dei suoi snodi logistici era forse quello di Santa Maria in Carbonara, nei pressi dell’attuale Chiesa di San Lorenzo nel quartiere Piano-Scarano a Viterbo , e che era allora noto come “contrada la valle”.

Nella seconda metà del 1200, ormai, I Templari avevano il pieno presidio, e quindi anche il pieno controllo, delle zone viterbesi e gestivano un immenso patrimonio fondiario, con funzione di rappresentanza presso la Curia pontificia. Il possesso di codesto patrimonio veniva gestito attraverso centri fortificati e borghi rurali direttamente dipendenti dalla domus viterbese.

Una volta chiarito il ruolo che cui assolvevano  i presidi templari, presso i vari territori italiani, e nella fattispecie nella zona di Viterbo, cerchiamo di far luce anche su come erano strutturate le Commende e sulle funzionalità organizzative e tattico-ricognitive che svolgevano. Santa Maria in Carbonara, prima fra tutte, era strutturata proprio come una Commenda.

Quando la provincia di Provenza e di una parte della Spagna fu divisa nelle province di Aragona e di Catalogna, quest'ultima fu posta sotto la diretta autorità del “Maestro del Tempio di Gerusalemme”. Pare che si siano volute separare, dal punto di vista amministrativo, le province “combattenti” (Terra Santa e Spagna) da quelle che costituivano, invece,  il "vivaio" dell'Ordine.

Il tutto per fornire una maggior efficienza e flessibilità operativa oltre che per meglio gestire il controllo. L'organizzazione templare di base si scompose pertanto nella “commenda” o “magione”. Quest'ultima, però, non era un centro unico: era una vera e propria circoscrizione con una casa - madre, un capoluogo e delle frazioni.

Si trattava pertanto proprio della struttura base dell'organizzazione templare, chiamata “commenda”, “domus”, “magione” o “precettoria”. Il Templare responsabile della conduzione e di quanti dimoravano nella casa era il “precettore”. Vi erano precettorie maggiori e minori: quelle minori erano in genere situate in zone rurali e avevano alle loro dipendenze “grange” o fattorie.

Le precettorie maggiori erano quelle poste in città e che avevano alle loro dipendenze altre case. L'insieme di più precettorie formava la “balia”, più balie costituivano una “provincia”.  A  capo  delle “domus”, grandi o piccole che fossero, e delle “balie” spettava il titolo di “precettore” (preceptor), a quelli preposti alla guida delle provincie competeva il titolo di “Maestro provinciale” (magister provincialis).

Sopra a tutti c'era il “Maestro generale” dell'Ordine (magister generalis) conosciuto come “Gran Maestro” perché così tramandato, impropriamente, da molti storici. La suddivisione dell'Ordine del Tempio in Province non fu sempre uguale: mutò nel corso degli anni e con l'accrescimento dei possedimenti.

Mano a mano che questi aumentavano iniziavano ad essere raggruppati in entità territoriali, dette poi province ( dopo il 1160). A capo di ognuna di queste provincie vi era un precettore con ampia autonomia decisionale, controllato da un procuratore generale, poi da un visitatore cismarino che potremmo definire, grossomodo, un Maestro  d'Occidente.

Questi però, a  differenza del “magister generalis” che risiedeva in Oriente nella casa madre di Gerusalemme, era itinerante e con compiti essenzialmente di controllo. La gerarchia templare, era costituita essenzialmente  in ranghi e godeva di una struttura che potremmo definire cellulare.

Ideale per godere di una buona snellezza operativa e rapidità decisionale, tanto a livello amministrativo quanto militare. Nel loro insieme, i ranghi, e in special modo i cinque ranghi più alti, corrispondevano alla gerarchia feudale dell'Europa medievale. La distinzione tra cavalieri e sergenti è quella di maggiore rilevanza, anche nei casi in cui i sergenti, per mancanza di cavalieri in una piccola casa, o per loro qualità personali, occupavano posti apparentemente uguali a quelli dei loro "fratelli cavalieri".

Man mano che l'Ordine si espandeva in tutta Europa si moltiplicavano le anomalie nei titoli e nei ranghi, tanto che non sembra esserci stata una norma d'applicazione universalmente valida per titoli come quello di Commendatore. Con l'istituzione della flotta si svilupparono altri ruoli e, di conseguenza, altri ranghi.

Al centro di questa immensa struttura, i Cavalieri Templari, erano solo una minoranza che rappresentava un' élite militare: La cavalleria. L'intero Ordine, a partire dalla gerarchia, la finanza, l'agricoltura, fino al reclutamento, era finalizzato ad un unico scopo: il mantenimento di questo corpo ben equipaggiato e ben preparato di cavalieri pronti ad ogni momento ed entrare in azione.  

Nella commenda, quindi, trovava loco la struttura base dell’organizzazione dell’Ordine e da qui’ si articolava nella struttura che abbiamo appena descritto.

La Commenda poteva avere un fossato difensivo tutt’attorno, che nel nostro caso le conferisce il nome di “Carbonara”, proprio perché veniva ricoperto di carbone ed incendiato all’occorrenza. Era costituita da mura di cinta come fosse una piccola cittadina e comprendeva, una cappella, gli alloggi del comandante, le stalle, e tutti i comuni attorno, come fossero piccole abitazioni dei Fratelli dell’Ordine ed un giardino.

Queste commende divennero numerose e, se pur necessarie per dare alloggi ai monaci guerrieri perché proteggessero i territori e fornissero supporti logistici collegati alla sede centrale d’Oriente, divennero col tempo dei veri e propri possedimenti feudali, e coloro che li presiedevano si arricchirono al punto da destare invidie e timori all’interno dell’ordine clericale che vedeva minacciato il suo potere.

Da semplici monaci guerrieri poveri e dediti alla preghiera, al sacrificio e alla Guerra Santa, i Templari divennero dei ricchi feudatari e dei potenti banchieri. Per far fronte alle sue spese e alle guerre, il re di Francia Filippo IV detto "Il Bello", si era fortemente indebitato con l’Ordine.

Non volendo far fronte ai suoi impegni, il re decise di appellarsi ad una legge che stabiliva che i debiti contratti con gli eretici non dovevano essere rimessi. Fu così che i Templari vennero accusati di eresia e perseguitati, in Oriente e in tutta Europa. Al di Fuori della Francia i processi ai Templari e la confisca dei loro beni iniziarono nel Novembre del 1307, un mese più tardi che a Parigi.

In Italia vale la pena ricordare il processo svoltosi proprio a Viterbo il 20 Dicembre del 1309. Gli inquisitori furono Savelli Pandolfo, notaio apostolico e Iacobo, vescovo di Sutri.

Questi si riunirono nel palazzo vescovile di Viterbo dove stilarono un elenco delle chiese templari dove si dovevano rastrellare i monaci presenti. Questi vennero detenuti nella prigione papale di Viterbo detta “la Malta” e saranno processati nel 1310.

Tra i più noti ricordiamo i Fratelli in Cristo Pietro di ValentinoGerardo da Piacenza ed Enrico da Bagnoregio, di cui però, si perdono le tracce prima degli interrogatori.

Da Viterbo le catture, le confische e i processi si spostano a Roma, Chieti e L’Aquila, fino giù in Sicilia… L’ordine cavalleresco era stato tradito e di quella nobile arte ne rimase solo il ricordo, scolpito nelle sinistre trame di una ignobile quanto meschina Congiura.

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