Viterbo CRONACA STORICA da "PIZZERIA IL MONASTERO VITERBO"
Nicolò Maria Torelli e Mauro Galeotti

Leggi alcune notizie sulla famiglia Monaldeschi

 

                           Acquerello di Vincenzo Panicale - 1619
                           Tratto dal “Libro dei Miracoli” p.124- Bibl. Besso Roma

 Il Sig. Gio[vanni] Rinaldo Monaldeschi si ritrovava l'anno 1545 carcerato nella Rocca di Viterbo con ferri a' piedi, e guardato con molta gelosia, per essere accusato d'un grave delitto, che lo minacciava anche di morte ignominiosa.

Era egli assai divoto della Madonna della Quercia, e molto amorevole, e benefattore del suo Convento; e sapendo non essere à lei alcuna cosa impossibile, supplicolla del suo patrocinio per potere uscire da tante angustie.

Facendo l'istesso per lui li Religiosi del convento.

Ottenne la grazia, poiché in breve liberato, attestò non poter essere ciò accaduto senza speciale ordinazione di questa gran Madre di pietà, che però fece fare la sua Statua, che anch' oggi si vede nella prima colonna à mano manca entrando in Chiesa; finche visse venne ogni Sabbato à visitarla, con lasciarvi limosine.

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Lo stemma della famiglia Monaldeschi dipinto nel 1550, la Pizzeria "Il Monastero" di Galiano Troscia si trova proprio nel Palazzo Monaldeschi, sulle finestre sono ancora oggi gli stemmi della famiglia.

Tra i proprietari di Prato Giardino trovo nel 1451 la famiglia Monaldeschi,

Il 27 Aprile 1454, nei pressi del Lago di Vico, su mandato dei Monaldeschi e degli Anguillara, fu ucciso Princivalle Gatti. Il suo corpo fu portato in Piazza del Comune e poi trasferito a Gradi. 
Fu sepolto nella tomba gentilizia della sua casata, tra l’altare maggiore e quello laterale al coro. Il corteo funebre fu ordinato dal Comune a dieci personalità della città, tra questi vi era anche il cronista Niccolò della Tuccia. Per desiderio del figlio Giacomo, il cadavere di Giovanni, ucciso a Celleno, fu sepolto nella tomba della famiglia.

Chiesa di santa Maria della Verità

Sui gradini che portano al presbiterio erano alcuni frammenti epigrafici ed uno stemma con la banda dei Monaldeschi.

Villa Bonaparte in Piazzale Gramsci

La villa, già appartenuta ai Monaldeschi, come riferisce Giuseppe Signorelli, fu modificata secondo le esigenze del tempo e passò in proprietà alla famiglia Balestra. 

Colonna di ser Monaldo

In origine, la colonna si trovava sul piazzale ad ovest della Chiesa di santa Croce ubicata nella Valle di Faul, poi fu portata presso il Mattatoio in Via Faul ed in seguito collocata nella attuale dimora.
La colonna in peperino è sormontata da un rozzo capitello ottagonale ove è scritto, in caratteri gotici, † Memoriale d.ni Monaldi, senza riportare alcun anno, ma è da far risalire al secolo XV.
Secondo la tradizione ivi venivano legati i falliti ed i bari, esponendoli alla vergogna pubblica, legandoli ai ferri fissati ai due fori che in essa si notano.
Incertezza si ha sul Monaldo a cui è dedicata la colonna, alcuni affermano l’ipotesi di certo Monaldo dei Monaldeschi, il quale, con Palamone, Palino e Valentino Tignosi per odio di fazione, uccise Guglielmo Gatti capo a lui avverso, sepolto nella cappella di famiglia nella Basilica di san Francesco.
La cosa recò fastidio al rettore del Patrimonio Paolo di Santa Fede, partigiano dei Gatti, che fece catturare Monaldo Monaldeschi e Valentino Tignosini e la notte del 23 Dicembre 1456 li fece impiccare. Quindi pare che chi eresse quella colonna, abbia voluto dire, a minaccia di tutti i faziosi della città:
«Ricordatevi della triste fine di Messer Monaldo!».
Padre Pio Semeria, dopo aver trascritto, alla meno peggio, le parole scolpite sul capitello della colonna, scrive (1825 c.):
«questa iscrizione si vede sulla colonna ottagona, che sta a Faulle. Ma non si sa, da quale lettera essa debba incominciare. Secondo una tradizione questa colonna fu eretta in infamia di Monaldo Monaldeschi, uno dei quelli, che assassinarono Princivalle Gatti. 
Forse incomincia così Me/mo/ri.i/ ia/D.ni/Mo/nal/di e si potrebbe interpretare, in memoriam iustae infamiae Domini Monaldi».

Piazza del Comune

Vi furono esposti, il 24 Dicembre 1456, i corpi di Valentino Tignosini e Monaldo Monaldeschi, impiccati nell’orto di san Francesco.

Scrive Feliciano Bussi († 1741) che nel 1712 furono eseguiti alcuni «muri dell’antico palagio dei Signori Monaldeschi nella Piazza del Comune di Viterbo e che presentemente [1740 c.] serve per Teatro dei Nobili, nella parte che riguarda lo scenario fu trovata dipinta un’immagine della Gran Madre di Dio nella cui mano manca era effigiata un’arme con sotto una iscrizione in carattere gotico».

Torre dei priori

Lanciata nel cielo è la snella Torre dei Priori, detta anche dei Monaldeschi perché «Il palazzo della famiglia Monaldeschi stava nella piazza del Comune, ove stava la scuola», così ricorda padre Pio Semeria verso il 1825.

Via san Lorenzo

La Torre dei Monaldeschi, ad angolo con Via san Lorenzo, nominata nel 1233 di proprietà di Azzone o Azone, è detta Torre di messer Angelo Borgognoni o Borgognone, alla base della stessa, secondo quanto disposto dallo Statuto di Viterbo del 1251 (Sez. I rubr. 33), era tracciata la lunghezza del piede del messere stesso, che, decuplicata, dava la misura ufficiale del passo del Comune. Il passo era segnato anche su una colonna della Chiesa di santa Maria Nova perché venisse preso a campione.

Chiesa di santa Maria Nuova

Nel 1375 fu data una somma per fare il campanile, lo stesso anno, Monaldo Monaldeschi lasciò l’eredità alla chiesa, per la fabbrica del campanile, già iniziato. [...] La sera del 13 Settembre 1459 Alessio Tignosini, essendo stato giudicato traditore per aver iniziato la rivolta contro i Gatti, fu decapitato in Piazza del Plebiscito e fu sepolto nella chiesa.
Fu tumulato, scrive il Bussi, che riprende la notizia dal della Tuccia, nella «sepoltura de’ Monaldeschi, co’ quali egli passava strettissima parentela». [...] Domenico Sansoni, in uno studio del 1914, vi pone la sepoltura dei Monaldeschi e attribuisce a loro lo stemma che vi è dipinto; ricorda, inoltre, che i Monaldeschi «avevano le loro case nella Parrocchia, di fronte alla chiesa e vicino a San Vito», presso Via cardinal La Fontaine. [...] Sulla piazza esterna alla chiesa erano i Palazzi Almadiani, Musacchi, Monaldeschi e Pucitta.

Mauro Galeotti

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